Il suo cervello elettronico è stato testato in campo medico al Memorial Sloan-Kettering di New York, per trovare il miglior trattamento per i pazienti affetti da cancro al polmone, al seno o alla prostata
E’ nato – e sta per essere venduto sul mercato ospedaliero americano- il “dottor Watson”, un super computer, potente e veloce, che ha finito il suo periodo sperimentale ed è pronto per essere messo al lavoro. Le sue dimensioni attuali sono quelle di un frigorifero. Per ora viene usato in alcuni centri specializzati nella lotta contro il cancro: nello Sloan-Kettering, nel Columbia Medical Center di New York e nella Cleveland Clinic. Il general manager della Ibm, Dan Pelino, dice: “Abbiamo cominciato a metà 2011 e ci siamo imposti un basso profilo. Inutile illudere, abbiamo deciso di stare zitti finché non eravamo sicuri.
Ma i risultati sono spettacolari e ora possiamo uscire allo scoperto: questa è roba che cambia il panorama della medicina. Non deve credere ai nostri comunicati stampa: chieda ai medici”. Ecco quello che dice Mark Kris, capo del dipartimento di Ocologia toracica dello Sloan-Kettering Cancer Center, l’ospedale di New York più famoso per le cure dei tumori, che è anche la spiegazioni più semplice e chiara di cosa sia il “dottor Watson”: “Noi inseriamo nel supercomputer, che ha assimilato milioni di pagine di manuali medici e ha nella sua memoria decine di migliaia di casi clinici risolti, i dati del malato: ciò che sappiamo di lui, della sua patologia, i risultati dei test clinici. La macchina – che ha potenzialità straordinarie grazie alla sua capacità di comprendere il cosiddetto “linguaggio naturale”, le parole con le quali ci esprimiamo abitualmente – risponde con la diagnosi e diverse proposte di terapie, ancora approssimative. Indica anche le percentuali di successo che ha calcolato sulla base della sua esperienza.
Man mano che andiamo avanti, che si manifestano nuovi sintomi e arrivano altri test e i primi dati sull’effetto delle cure, Watson aggiorna tutto in tempo reale e diventa più preciso. Le probabilità che la terapia suggerita sia quella giusta superano il 90%. Il paziente mi chiama e mi dice che al mattino ha espettorato saliva mista a sangue. Inserisco il dato e il sistema mi offre un adeguamento della cura”.
Ecco quello che dice Chris Coburn, direttore esecutivo della Cleveland Clinic: “A oggi non ho visto nulla di simile. Per i nostri medici Watson è un assistente che aiuta a non sbagliare. Inquadri il caso, ma nessuno può essere sempre aggiornato su tutto. Ci sono mutazioni genetiche rare rispetto alle quali qualcuno nel mondo ha scoperto che quel certo farmaco non è efficace. Il medico può non saperlo, ma nel database di Watson l’informazione c’è. E poi Watson raccoglie e aggiorna la storia clinica, prepara le richieste di autorizzazione dei trattamenti da inviare alle assicurazioni. Tempo risparmiato che il medico può destinare al paziente. E’ essenziale in una struttura d’eccellenza come la nostra che riceve malati da tutto il mondo”. Negli Stati Uniti – ma in proporzione è lo stesso in ogni altra parte del mondo – ci sono un milione e seicentomila nuovi casi di tumore all’anno: esiste un problema di costi, esiste un problema di rapidità di terapia, esiste un problema di competenze e di organizzazione dell’intervento. Watson è la risposta più seria e completa che ci sia oggi sul mercato. La potenza di elaborazione complessiva di Watson è pari a quella di seimila personal computer.
In questi mesi il suo cervello elettronico è stato testato in campo medico al Memorial Sloan-Kettering di New York, per trovare il miglior trattamento per i pazienti affetti da cancro al polmone, al seno o alla prostata attraverso lo sviluppo di una app pilota. Nel corso del 2012 ha imparato milioni di pagine di letteratura medica e casi clinici.