È il marito di Beatrice Sulmoni, la donna svizzera ritrovata cadavere nel lago di Como, nelle acque antistanti Laglio, ad essere imputato per l’omicidio.
La svolta nelle indagini sul giallo del lago di Como è arrivata quando la Procuratrice generale aggiunta della procura di Lugano ha disposto il fermo dell’uomo, che ha confessato di aver assassinato la consorte, forse per ragioni di gelosia. Ad incastrarlo anche diversi sms ai familiari, nei quali invitava a non cercarla più, inviati con lo stesso telefonino della moglie, una trentaseenne che viveva a Castel San Pietro, nella zona di Mendrisio, non lontano dal confine con l’Italia. Messaggi inviati dopo la denuncia di scomparsa della casalinga, che lui stesso aveva fatto alla Polizia cantonale facendosi accompagnare dalla madre.
Nell’ammettere l’efferato delitto, il marito avrebbe detto di averla presa a botte e di averla colpita con un pesante oggetto prima di tagliarle la gola fino quasi a decapitarla.
Beatrice e Marco erano genitori di un bimbo ancora in tenera età e la donna era una casalinga che lavorava anche come cameriera ed era piuttosto conosciuta in paese anche per il suo impegno nel campo del volontariato.
La donna era stata riconosciuta dal fratello che si era recato dalla Polizia dopo aver visto le foto diffuse sabato dai carabinieri di Como. L’uomo è stato accompagnato all’ospedale Sant’Anna di Como per il riconoscimento; davanti al cadavere la conferma definitiva.
L’inchiesta a questo punto passa di competenza ticinese
Una prima ricognizione cadaverica compiuta venerdì scorso dallo stesso medico legale poco dopo il recupero del corpo dal lago di Como, nel tratto tra il Municipio e la Villa di George Clooney, indicava che la donna sarebbe stata colpita violentemente alla testa con un pesante oggetto, tanto da procurarle una profonda frattura cranica.
Poi, la vittima sarebbe stata sgozzata con tale violenza da provocare quasi la decapitazione e, prima ancora, picchiata selvaggiamente e accoltellata ad una coscia.
Per ora l’ipotesi è che l’omicidio sia effettivamente avvenuto in Ticino e che il corpo possa essere stato gettato nel fiume Breggia, che attraversa il confine, e trascinato dalle correnti fino al lago di Como, oppure caricato su un veicolo e portato in Italia attraverso uno dei valichi aperti di notte ma privi di controlli doganali.
“L’ipotesi più attendibile è che la donna sia stata uccisa in casa e che il cadavere sia stato gettato nel lago. Rimane da capire però in quale punto, ma probabilmente a nord di Laglio”, ha spiegato a tal proposito il sergente maggiore Marco Frei, addetto stampa della polizia cantonale di Lugano.
Gli investigatori sono scettici nel ritenere che il cadavere sia stato buttato dal cosiddetto “ponte dei suicidi”, che si trova vicino a Obino nel fiume Breggia, o che sia stato gettato nella foce dello stesso corso d’acqua.
“È un’ipotesi poco credibile – spiega il sergente maggiore – è già capitato che il corpo di una persona annegata nel Breggia sia arrivato fino al lago di Como ma a sud di Cernobbio, dove si trova la foce”. Come ha rilevato l’addetto stampa della polizia cantonale “è poco probabile che le correnti abbiano trascinato il corpo della vittima fino a Laglio”.
Della vicenda si sta occupando anche la redazione di ‘Chi l’ha Visto?’.