La decisione annunciata in un colloquio con Hillary Clinton e resa ufficiale con lettera formale alla Casa Bianca, motivata con le “ingerenze negli affari interni”
Usa-Russia atto secondo. Qualche settimana fa abbiamo riferito sulla volontà della Russia di dotarsi anch’essa di uno scudo missilistico, come stanno facendo gli Usa sia nel Pacifico (per tenere a bada la Cina), sia in Polonia e nella Repubblica Ceca (con i radar e le armi puntate contro l’Iran, ritenuto uno degli Stati-canaglia insieme alla Corea del Nord). Avevamo detto che per i russi le rassicurazioni americane contano fino ad un certo punto, perché i radar come sono puntati verso sud così possono essere puntati verso nord e che in caso di contrasti – sempre possibili tra le grandi potenze con interessi diversi e spesso opposti – non è difficile far cambiare direzione allo scudo, che tra l’altro da difensivo (come si dice per tranquillizzare il prossimo) può benissimo essere riconvertito in offensivo. Dunque, anche la Russia aveva annunciato l’obiettivo di uno scudo missilistico da attuare in acque territoriali e internazionali con punti di base in sei cacciatorpediniere a testata nucleare, entro il 2017.
Ora, appunto, è arrivato l’atto secondo di quella che ha tutta l’aria di essere la ripresa di una sfida, come succedeva ai tempi dell’Urss e della guerra fredda. Putin, dapprima in forma ufficiosa in un colloquio con Hillary Clinton, poi, recentemente con una lettera formale alla Casa Bianca, ha annunciato l’espulsione dalla Russia di “UsAid”, l’ente governativo americano che da oltre 20 anni opera in Russia (e in molti altri Paesi del mondo) occupandosi di aiuti ad organizzazioni non governative che operano nei più disparati campi, dai diritti umani agli aiuti umanitari, dalla lotta alla corruzione al monitoraggio della correttezza delle elezioni. In Russia UsAid ci è andato all’indomani della caduta dell’impero sovietico, ora è arrivato il momento di sloggiare, e subito, per l’organizzazione e per i 13 diplomatici che ne organizzavano le attività.
Potrebbe essere una decisione di normale amministrazione governativa e invece, se si vanno a leggere le righe sottintese, si capisce l’irritazione di Putin per l’invadenza sempre più ingombrante degli Usa che dichiarano di mettere un piede in un Paese per offrire aiuti e in realtà vi si installano facendo politica e parteggiando per l’una o per l’altra parte. Ecco la motivazione ufficiale contenuta nella lettera di Putin a Obama: “La Russia è una nazione che elargisce aiuti, non li riceve, potremmo operare assieme a UsAid in Paesi terzi”. Tradotto in italiano, Putin dice che i russi non hanno più bisogno degli aiuti americani, che la Russia è un Paese ricco, dunque che non si giustifica più la presenza di un’organizzazione come UsAid. Ma la verità è un’altra ed è espressa senza giri di parole: UsAid è accusata di “ingerenze negli affari interni russi”, non offre aiuti umanitari, fa politica, è schierata a favore delle opposizioni. Ma c’è di più, scrive Putin: alcuni diplomatici americani di UsAid aiutano nel Caucaso gruppi di jihadisti e per di più UsAid spesso è una solo copertura per le attività della Cia.
Le accuse sono pesanti: accanto ad attività lecite e apprezzabili, come i finanziamenti a gruppi per la salvaguardia dell’ambiente e per la lotta alle malattie, Putin denuncia le attività ritenute illegali (attività di spionaggio) e quelle che riguardano gli affari interni (finanziamenti per attività politiche). La Casa Bianca ha accolto il contenuto della lettera come il risultato di una “decisione sovrana” della Russia, anche se, per salvare la faccia, fonti ufficiose hanno fatto trapelare la volontà di usare i finanziamenti per i medesimi scopi con “modalità diverse”, cioè finanziando un “fondo russo” sottoponendone le attività e i finanziamenti al controllo delle leggi locali. Sotto, però, i sorrisi, non si nega il colpo ricevuto. Qualcuno, in America, ha detto:”Ci è stato messo un dito in un occhio”, alludendo al fatto che la Russia, a vent’anni circa dal crollo dell’impero, sta risalendo la china e non è più disposta a farsi colonizzare dagli Usa che all’estero, con la scusa ufficiale degli aiuti, fanno innanzitutto i loro interessi.