Alla fine la proposta del governo – tra i grandi partiti combattuta solo dall’Unione democratica di centro – è stata approvata in 12 cantoni su 23. In totale, la proposta ha ottenuto il 54,4% dei voti.
Pascal Couchepin, in una delle sue ultime apparizioni come ministro dell’interno, si è dimostrato particolarmente soddisfatto del sì accordato al finanziamento dell’AI. «Siamo riusciti a convincere il popolo», ha dichiarato. Ora si tratta di dare il via alla 6a revisione dell’AI. Per Couchepin è necessario fare una politica orientata alle persone.
La giusta via, quella che garantirà un futuro alle assicurazioni sociali, sta nel mezzo: «Non vogliamo una politica dal cuore di ghiaccio».
La consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf ha dal canto suo salutato il sì all’abolizione dell’iniziativa generale generica, introdotta con buone intenzioni, ma senza riflettere prima se fosse o no applicabile. «Siamo contenti di aver chiuso questo capitolo», ha detto Widmer-Schlumpf, «e di non dover più cercare il modo di tradurre in pratica questo articolo costituzionale».
La situazione finanziaria dell’AI è peggiorata in modo drammatico negli ultimi anni: se nel 1996 presentava un deficit di “soli” 427 milioni di franchi, nel 2000 il disavanzo ha raggiunto 1,5 miliardi di franchi. Per risanare le finanze dell’AI, il governo e il parlamento federali hanno proposto di aumentare per sette anni il tasso dell’Imposta sul valore aggiunto (IVA). Con il sì popolare, il tasso IVA passerà dal 7,6% all’8%. Rialzo più contenuto per i tassi minimi (applicati attualmente a libri, medicamenti e derrate alimentari) e per il tasso preferenziale accordato all’industria alberghiera. Il risultato scaturito dalle urne soddisfa le associazioni dei portatori di handicap e tutti i partiti di governo, ad esclusione dell’UDC, l’unica che si era dichiarata contraria.
Per il presidente dell’UDC Toni Brunner, la sconfitta non è amara: il risultato rimasto in bilico fino alla fine indica che la battaglia del partito contro il malfunzionamento dell’AI è sostenuta da molti cittadini. «L’UDC – ha detto Brunner – presenterà già nei prossimi giorni un progetto per risanare l’AI».
Anche il Partito popolare democratico – pur soddisfatto del sì scaturito dalle urne – chiede di non perdere di vista la sesta revisione dell’AI, revisione che dovrebbe permettere un risanamento sostenibile e duraturo.
Dal canto suo, il presidente dei socialisti Christian Levrat, ha parlato di una vittoria della ragione. La pillola amara dell’aumento dell’IVA è l’unica via d’uscita al dilemma finanziario dell’AI. Stesso tenore per le dichiarazioni degli altri partiti e delle associazioni padronali. Nessuno schieramento politico di un certo peso si è opposto alla soppressione dell’iniziativa popolare generica e i cittadini svizzeri non hanno esitato a decretarne la morte.
In parlamento, solo il consigliere nazionale Ruedi Lustenberger (Partito popolare democratico) si era espresso contro lo stralcio dalla Costituzione federale dell’iniziativa generica.
Per Lustenberger, la campagna è stata dominata dall’altro tema in votazione e la maggioranza degli elettori ha rinunciato a formarsi una vera e propria opinione in merito all’iniziativa generica, limitandosi a seguire le raccomandazioni del governo e dei partiti. Per il consigliere agli Stati socialista Didier Berberat, la soppressione dell’iniziativa popolare generica era ineluttabile vista l’impossibilità di applicarla: non è piacevole sopprimere un diritto popolare, ma nel caso concreto non vi era alternativa. La capogruppo dei liberali radicali, Gabi Huber, ha fatto notare che non serve a nulla mantenere nella Costituzione federale un «diritto popolare che non può essere utilizzato».
Nemmeno l’UDC, ardente partigiana dei diritti popolari, sembra dispiaciuta per lo stralcio dell’iniziativa generica.
«Poiché nel 2003 (con il 70,3% di sì) si è aggiunto un diritto che non si può esercitare, tanto vale abolirlo», ha dichiarato il deputato UDC Jean-François Rime.
swissinfo
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