Gentile Direttore, spettabile Redazione,
leggo con rinnovato stupore il susseguirsi di alcuni interventi pubblicati sul vostro sito a proposito delle certificazioni di competenza in lingua italiana. È necessario, da parte nostra, intervenire e rinquadrare nella giusta prospettiva quanto è stato detto, da più parti, nelle ultime due settimane. Innanzitutto, è doveroso esprimere la nostra massima considerazione verso il personale docente e dirigente che aderì al progetto di certificazione delle competenze linguistiche fin dall’inizio: nell’arco di oltre un decennio i riscontri positivi ci hanno definitivamente convinto dell’effettiva validità delle nostre ragionate e scientifiche intuizioni.
Vorremmo far rilevare, inoltre, che la Società Dante Alighieri è un Ente morale dello Stato italiano e che, in oltre centovent’anni di esistenza, non ha mai perseguito scopi di lucro, contribuendo in tantissimi casi a riportare nel giusto alveo situazioni critiche emerse in vari progetti o iniziative suggerite o attuate anche da alcuni Istituti italiani di cultura nel mondo, sulla scorta di precise indicazioni emanate dal Ministero degli Affari esteri stesso. Con la Certificazione PLIDA la Società Dante Alighieri, d’accordo con gli uffici scolastici locali, ha sempre inteso offrire un servizio da affiancare alla normale valutazione scolastica della conoscenza della lingua italiana. Alla consueta valutazione del profitto, che deve necessariamente tener conto delle esigenze e delle programmazioni didattiche locali, con la certificazione PLIDA (come del resto con le altre certificazioni italiane ufficiali) è possibile aggiungere una misurazione fatta in base ai gradi di competenza linguistica proposti nel Quadro comune europeo di riferimento per le lingue.
I descrittori del Quadro comune europeo, come è noto, sono il risultato di un’analisi empirica validata sull’uso di una lingua straniera, che è stata condotta anche con l’obiettivo di fornire un criterio utile a valutare in maniera più trasparente e comparabile le competenze linguistiche. Queste linee guida, a cui proprio in Svizzera è stato dato il primo impulso, rientrano in quell’insieme di riflessioni e di indicazioni europee volte a promuovere il plurilinguismo e offrono a milioni di persone un sistema che possa permettere di spiegare e di far riconoscere nel proprio curriculum vitae le competenze non formali e informali. Di là dai percorsi individuali dei tanti ragazzi di origine italiana che vivono e frequentano le scuole in Svizzera, l’esame di certificazione PLIDA intende fotografare la loro competenza in un dato momento del loro apprendimento secondo criteri largamente conosciuti e interpretabili. Il certificato rilasciato ai ragazzi potrà permettergli di comunicare che cosa sanno fare con la lingua italiana in modo chiaro e immediato, anche qualora avessero la necessità di dimostrarlo al di fuori del sistema scolastico o della Svizzera; abbiamo per esempio verificato nell’ultimo decennio che per molti studenti il fatto di poter presentare un certificato PLIDA si è dimostrato molto utile per la ricerca di lavoro. Poter corredare il proprio dossier di una certificazione di competenza in lingua italiana, inoltre, è certamente un argomento di peso in caso di postulazione nell’Amministrazione federale svizzera per qualsiasi mansione.
Ritengo inoltre che un esame che prenda in considerazione il grado di competenza linguistico-comunicativa raggiunto da un ragazzo possa valorizzarne proprio il bilinguismo. Su questo aspetto è necessario ricordare, peraltro, che la situazione di chi nasce in un contesto bilingue o trilingue è tutt’altro che uniforme: molti dei candidati agli esami PLIDA si trovano a usare l’italiano soprattutto in contesti privati e familiari, e hanno difficoltà invece a sviluppare abilità relative agli altri domini. In questo senso, la proposta della certificazione permette loro di scoprire e sviluppare una parte fondamentale della loro competenza che altrimenti rischierebbe di essere trascurata. Inoltre, ci sembra utile che ragazzi e insegnanti possano confrontarsi con un altro criterio di valutazione, che può essere senz’altro affiancato alle consuete analisi longitudinali per rilevare sia l’efficacia sia gli aspetti migliorabili di una programmazione o di un approccio didattico, tanto più in un Paese come la Svizzera che presenta notevoli diversità di ordinamento scolastico da cantone a cantone.
In merito a questioni più pratiche, è necessario infine ribadire quanto descritto nel nostro Regolamento: la certificazione PLIDA Juniores si basa sugli stessi contenuti (e ha quindi lo stesso valore) di quella “generalista”, dal momento che entrambe, naturalmente, si rifanno ai livelli di competenza del Quadro comune europeo. Agli studenti normalmente scolarizzati nelle varie lingue delle scuole cantonali e iscritti nei corsi di lingua e cultura italiane complementari organizzati dal MAE, la “Dante” propone quindi, uno strumento di misurazione e di certificazione aggiornato che gode di ampi riconoscimenti da parte soprattutto delle istituzioni italiane, e che permette ai candidati di capitalizzare la conoscenza dell’italiano certificandola secondo gli standard del testing linguistico internazionale.
Negli ultimi anni tanti insegnanti delle scuole svizzere e tanti volontari dei Comitati della Società Dante Alighieri si sono fatti attivi promotori di questa proposta, che registra un successo crescente in tutto il mondo. Basti pensare che il PLIDA Juniores, nato in Svizzera pià di dieci anni fa, ha raggiunto nel 2012 ben 21 Paesi in tutto il pianeta. Agli insegnanti e ai volontari va il mio ringraziamento, nella speranza che il loro lavoro riceva il giusto riconoscimento e che possa continuare a contribuire all’impegno di tutti noi nella promozione della nostra lingua e della nostra cultura fra gli amici svizzeri.
Cordiali saluti,
Alessandro Masi
(Segretario Generale della
Società Dante Alighieri)
visto la genericità del suo intervento, fatico a credere che lei abbia letto tutti gli articoli pubblicati su questo giornale. Senza dimenticare che la Dante di Zurigo si è già espressa sul tema in modo più esaustivo e con metà delle sue battute.
1. Tema di queste settimane non è stata la Dante, ma i Corsi di Lingua e Cultura, istituiti per scolarizzare anche in lingua italiana i bambini e i ragazzi residenti all’estero.
2. CELI, PLIDA e CILS, non sono adatti per ragazzi di madrelingua italiana. [Come il FCE della Cambridge non è concepito per un madrelingua inglese].
3. I docenti dei Corsi non dubitano dei meriti della Dante; la Presidente della Dante di Svitto fa parte del corpo docenti e può confermarglielo.
4. Il Ministero paga docenti italiani per insegnare a ragazzi di madrelingua italiana.
5. Non è paradossale che insegnanti pagati e riconosciuti dallo Stato, debbano comprovare il loro voto (dal valore legale) con una certificazione per stranieri?
6. Un datore di lavoro che non distingue una certificazione per stranieri, dal valore legale di una pagella, non giustifica opinioni, sentito dire o “il figlio di mia cugina l’ha presentato e il datore di lavoro è rimasto impressionato”. Sarebbe rimasto impressionato molto di più da un madrelingua.
7. In ogni curriculum serio va specificata la madrelingua del candidato. Presentando una certificazione per stranieri, il candidato dichiara una conoscenza dell’italiano come non madrelingua. Se non è madrelingua, nulla di grave. Se lo è, spreca un vantaggio.
8. Leggo su Plida.it una nuova e illuminante nota informativa: “Il certificato PLIDA è destinato a persone la cui lingua madre non è l’italiano. Al PLIDA hanno inoltre accesso tutti i cittadini italiani o stranieri di lingua madre italiana che abbiano bisogno di un certificato di competenza in lingua italiana per motivi di studio, di lavoro o di altro tipo”.
9. Più PLIDA per tutti, mi par di capire. Ma quale italiano di lingua madre italiana ha bisogno di una certificazione destinata a persone la cui lingua madre non è l’italiano?
10. Prossima intuizione scientifica, una tassa sulla lingua?
Cordiali saluti
Antonio Ravi Monica
2 commenti
Sono perplesso sulla standardizzazione generale che riguarda le capacità linguistiche. Da quando è stato elaborato il famoso Quadro europeo, tutto si misura su questi parametri. Le intenzioni iniziali erano sicuramente lodevoli, il problema è che dal mio modesto punto di vista, piuttosto critico verso certe mode, la realtà dell’apprendimento delle lingue è molto più complessa di una sigla o di un voto dato in un esame. Il lavoro si può ottenere senza certificazioni linguistiche.
In Svizzera il colloquio di lavoro è molto importante, e se uno è madrelingua le certificazioni non servono.
Altri maschietti che si azzuffano come sempre. Tornate alla realtà, il potere è donna e senza di noi non capite niente della realtà che sta attorno a tutti noi.