Minivocabolario di Paolo Tebaldi
Lo stupro è previsto dall’art. 609 del codice penale italiano che recita: «Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da cinque a dieci anni. Alla stessa pena soggiace chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali: 1)abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto; 2) traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona».
Lo stupro è’ quindi considerato un grave crimine nella gran parte dei Paesi e presenta specifiche difficoltà per quanto riguarda la sua repressione penale.
Non c’è accordo sulla distinzione tra stupro e altre forme di violenza dirette agli organi sessuali di una o di entrambe le persone coinvolte. Alcuni ordinamenti considerano esplicitamente stupro tutti i tipi di attività sessuale forzata, altri solo quegli atti che coinvolgono l’unione genitale fra il pene e la vagina. Altri ancora restringono il campo a quelle situazioni in cui è l’uomo a forzare una donna. Altre violenze che si rivolgono agli organi sessuali in vario modo possono essere raggruppate sotto il nome di reati a sfondo sessuale. In alcune legislazioni lo stupro può essere commesso utilizzando oggetti, o anche specifiche parti del corpo, contro gli organi sessuali del proprio obiettivo.
Secondo un’indagine ISTATcondotta nel 2004, le donne tra i 14 i 59 anni che dichiarano di aver subito nel corso della loro vita almeno una violenza tentata o consumata sono, al 2002, 520 mila. La maggior parte delle violenze sessuali avviene ad opera dei conoscenti: il 23,5% da parte di amici, il 15,3% da parte di colleghi o datori di lavoro. Le violenze sessuali subite da parte di coniugi, ex coniugi o conviventi rappresentano il 5,3% del totale; quelle da parte di estranei sono il 18,3 %, quelle da parte di conoscenti occasionali il 14,2%. Soltanto il 7,4% delle donne che dichiara di aver subito un violenza tentata o consumata nel corso della vita afferma di aver denunciato il fatto. Tra le ragioni dell’omessa denuncia sono elencate principalmente la paura di essere giudicate male, il timore di non essere credute, il senso di vergogna o di colpa e la scarsa fiducia nelle istituzioni.
Nel 1981 venne modificato il codice Rocco riguardo alle cause d’onore. In particolare venne abrogatgo l’art. 544 del codice penale italiano che ammetteva il «matrimonio riparatore»: l’accusato di delitti di violenza carnale, anche su minorenne, avrebbe estinto il reato nel caso di matrimonio con la persona offesa. Fino al 1996 rimase in vigore la sezione del Codice Rocco per il quale la violenza sessuale ledeva la moralità pubblica. Con la legge n.66 del 15 febbraio 1996 si afferma il principio per cui lo stupro è un crimine contro la persona, che viene coartata nella sua libertà sessuale, e non contro la morale pubblica.
Bisogna risalire ai documenti di oltre quattro mila anni fa per avere notizie dello stupro. Nel Codice di Hammurabi, re di Babilonia (2285-2242 a.C.), il rigo 129 diceva che se la vittima dell’aggressione era una donna sposata, vittima e aggressore dovevano essere puniti allo stesso modo come adulteri, tramite annegamento.
Nella Bibbia (Deuteronomio, 22, 23-29) si legge: «Se una fanciulla vergine è fidanzata, e un uomo trovandola nella città, si sarà giaciuto con lei, siano condotti ambedue fuori della porta della città e siano lapidati».
Dopo una violenza sessale una donna può vivere reazioni di diverso genere, non c’è una risposta univoca: alcune donne reagiscono immediatamente, altre dopo molto tempo; alcune donne rimangono traumatizzate, altre recuperano. Nelle prime fasi dopo l’aggressione, molte donne riferiscono stati di shock, confusione, ansia, insensibilità, intorpidamento. Altre reazioni ad un’aggessione sessuale possono essere una depressione grave, rabbia, senso di vergogna, uso dell’alcool e di droghe, problemi sociali e relazionali, difficoltà nei rapporti sessuali che spingono addirittura ad evitare ogni tipo di contatto.
La violenza sessuale è un crimine che può essere compiuto da singoli o da gruppi (il cosiddetto stupro di gruppo). E’ quello che subì nel 1973 Franca Rame, la famosa attrice di teatro, compagna di Dario Fo, ad opera di esponenti di estrema destra (liberamente tratto da Wikipedia).
Era il 9 marzo 1973, quando a Milano Franca Rame venne rapita da cinque uomini, fatta salire a forza su un camioncino, stuprata per ore. Le spaccarono gli occhiali, la tagliarono con una lametta, la bruciarono con le sigarette. Un piano nato negli ambienti di estrema destra, per colpire «la compagna di Dario Fo» che collaborava con Soccorso Rosso nelle carceri, che si era esposta sul caso Pinelli. Per quello «stupro politico» non c’è mai stata nessuna condanna, a 25 anani dal fatto solo la prescrizione, una beffa.
Franca Rame, scomparsa alcuni giorni fa a Milano a 84 anni, non hai masi smesso di difendere le donne violentate, di denunciare lo schifo di chi ti ruba qualcosa che non si può vedere: la dignità. Nel 1975 ricorre ad un’«analisi teatrale»: non sul lettino dello psichiatra, ma su un palco, per raccontare in un monololgo (Lo Stupro) quelle ore terribili. E’ l’unico modo per esorcizzare quello che le è successo, finirà nello spettacolo «Tutta casa, letto e chiesa», e le parole sono dure, precise, chirurgiche. Chi le ascolta non può non vergognarsi. In sala, alcune ragazze svennero. Ecco un passo di quel drammatico dlocumento:
«Tengo con la mano destra la giacca chiusa sui seni scoperti. E’ quasi scuro. Dove sono? Al parco. Mi sento male…nel senso che mi sento svenire…non solo per il dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo…per l’umiliazione… per le mille sputate che ho ricevuto nel cervello… per lo sperma che mi sento uscire. Appoggio la testa ad un albero… mi fanno male anche i capelli… me li tiravano per tenere ferma la testa. Mi passo la mano sulla faccia… è sporca di sangue. Alzo il collo della giacca. Cammino…cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla questura. Appoggiata al muro del palazzo di fronte, lo sto a guardare per un bel pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora…Sento le loro domande. Vedo le loro facce… i loro mezzi sorrisi… Penso e ripenso… Poi mi decido… torno a casa… torno a casa… Li denuncerò domani».
Negli anni, dal suo orrore, Franca è passata all’orrore di tutte le donne, raccontanto le violenze patite, i soprusi che spesso subiscono persino al momento della denuncia («Lei ha goduto? Ha raggiunto l’orgasmo? Se sì, quante volte?» scriveva nella presentazione del suo monologo, riportando le parole di avvocati, poliziotti, medici e delle loro perizie). Una testimonianza vigorosa, risoluta per non farle sentire sole (VanityFair).
Franca Rame, dedichiamo a lei questo numero della Rubrica „Minivocabolario“, a Franca Rame, una delle più grandi interpreti del teatro italiano, giustamente definita, per la sua lunga battaglia femminista fuori e dentro il palcoscenico, «donna bella e forte».