Minivocabolario di Paolo Tebaldi
(dal greco piazza). Era, per i greci, il luogo dove conveniva il popolo sia per gli affari comuni, quali i mercati, sia per le assemblee politiche. Già kin Omero la parola è usata n senso di adunanza, riunione e per lui l’Agorà è uno die primi elementi del consorzio civile, tanto che per dimostrare il grado di barbarie dei Ciclopi, dice che essi non avevano agorà. La parlo col tempo venne a significare , dall’idea del mercato, le derrate stesse e la possibilità di procacciarsele. Si dissero perciò agoranomi i magistrati che mantenevano l’ordine sui mercati, esigevano le tasse, ispezionavano i pesi e le misure, componevano i dissidi e assegnavano i prezzi alle derrate, tranne il grano, p eil quale vi erano i sitofilaci. Eschilo ricorda gli die protettori del mercato e l’Ermete Agoraio (Enciclopedia Universale UTET).
Oggi la parola Agorà sta a significare la sede pubblica del confronto, del dibattito, della battaglia e del commecio delle idee.
L’agorà come sinonimo di piazza ci porta immediatamente alla mente l’immagine delle manifestazioni di protesta, dei sitin, dei girotondi, dei movimenti spontanei. La contrapposizione piazza-Parlamento è stata adottata dai grillini come volontà di stare fuori dalle istituzioni, di rivoltarle per rifonderle. Ma è una posizione sterile perché soltanto nella competizione dalettica e pacifica fra le istanze elette democraticamente e i cittadini si creano le condizioni per l’equilibrato svluppo della convivenza civile.
Dopo un ventennio di berlusconismo, di velleità populiste e massimaliste, di governi balneari o di breve durata, di attacchi scriteriati alla Magistratura e alla sua autonomia, di leggi „ad personam“, di intollerabili e mai sanati conflitti d’interesse, di collusioni tra politica e criminalità organizzata, di burocrazie lente e farraginose, di troppi senatori e deputati inquisiti, in odore di mafia, coivolti con il malaffare e la corruzione, è tempo di aria nuova, di rigenerazioone del sistema, di equilibrio e di consonanza tra i poteri dello Stato. E’ tempo di realizzare lo spirito e la lettera della Costituzione della Repubblica italiana, che ci richiama ai valori fondamentali del lavoro, della giustizia sociale, delle pari opportunità, dell’istruzione e della solidarietà.
La piazza, come luogo aperto dove ogni individuo sviluppa liberamente la propria personalità nello scambio di esperienze e di convinzioni con gli altri, deve tornare ad essere il cuore di un Paese evoluto, l’anima della buona politica, il parlamento die provvedimenti non a favore di gruppi privilegiati, di potentati economici e finanziari, ma indirizzati al bene comune, alle esigenze e ai connotati di una moderna società capace di dare ad ogni suo membro secondo le sue capacità e i suoi bisogni.