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2 May 2024
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EMIGRAZIONE

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Espatrio, esodo, trasmigrazione, esilio, abbandono, per motivi economici o politici, dei luoghi di nascita per trasferirsi in un paese straniero. Succede che se vengono a mancare le condizioni necessarie a soddisfare pienamente i desideri dell’uomo, questo è spinto a cercarle un luogo diverso da quello di origine dove trovare migliore fortuna. L’abbandono della terra natia è sempre sentito come una lacerazione nella vita personale.
Abdelmalek Sayad, nel suo studio sull’emigrazione (1999), la definisce come «un fatto sociale totale che interroga insieme le condizioni di partenza, i percorsi di vita dei migranti, le responsabilità e le scelte della società di arrivo. Solo la valutazione dell’insieme di questi elementi è in grado di restituire un’esperienza migratoria, il cui tratto unificante – nella prospettiva dei protagonisti – è ravvisabile in quella condizione che il sociologo algerino definisce come una „doppia assenza“, quella del paese dove l’emigrato è nato, e in cui lascia un posto vuoto, e quella del paese in cui l’immigrato si trova a vivere (spesso, escluso). Quest’ottica restituisce la realtà del migrare come esperienza di un’esistenza „fuori luogo“ , in cui il soggetto vive una vera e propria „caduta sociale“: è infatti costretto a ricominciare da zero, per conquistare, rinegoziandolo, il suo spazio sociale all’interno della sociatà in arrivo».
Riprendiamo da Wikipedia alcuni tratti specifici dell’emigrazione in Italia.
Nella penisola italiana prima del 1860 il termine è usato per lo più per esprimere l’espatrio di chi fosse politicamente compromesso, prima con il regime napoleonico, poi con i vari moti rivoluzionari. Questi erano per lo più militari, intellettuali e artigiani. Dopo il 1830 molti di loro affluirono nella Legione Straniera che la Francia aveva istituito in Algeria; si calcola che quasi la metà dei legionari proveniva dalla penisola italiana. In seguito all’Unità d’Italia e ad una fase in cui a partire furono gli intellettuali e industriali favorevoli ai Borboni di Napoli, il termine emigrazione fu legato a quello economico. All’inizio del Novecento Il fenomeno ebbe grandissima rilevanza nell’Italia meridionale, in particolare la Sicilia, soprattutto verso gli stati Uniti e l’Argentina. Dopo la seconda guerra mondiale l’emigrazione meridionale (ma anche quella veneta e friulana) si sposto’ verso la Germania, il Belgio, la Svizzera. Nella Confederazione Elvetica, che è uno dei Paesi dove più difficilmente si ottiene la nazionalità, si calcola che vivano circa duecentomila italiani che potrebbero diventare cittadini elvetici. Se è vero che le nostre comunità sono abbastanze integrate e ben accolte, l’ottenimento della piena cittadinanza è un obiettivo lontano da raggiungere.

Paolo Tebaldi

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