35 milioni di uomini hanno inghiottito, in tre lustri, oltre un miliardo e mezzo di Viagra, la pillola blu che restituisce vigore a membri maschili smidollati e che rende ogni anno alla casa produttrice Pfizer la bellezza di 73 milioni di euro. Era il lontano 27 marzo 1998 quando entrò in commercio ll farmaco per la cura dell’impotenza maschile. Fu sorprendente scoprire che, soprattutto in paesi famosi per le gesta eccezionali di latin lover e dongiovanni dotati di fascino irrresistibile, vivevano milioni di uomini incapaci di portare felicemente a compimento il rapporto con mogli, fidanzare, amanti. Una realtà confermata da una indagine sociologica dell’epoca secondo la quale il 50% delle donne occidentali non conosceva l’orgasmo. La pasticca, assunta sessanta minuti prima del rapporto, può mantenere l’erezione sino ad otto ore: un bel reord per chi, da centometrista del coito, vuole trasformarsi in un maratoneta della lussuria. Non tutti però sanno che il viagra dà risultati positivi soprattutto tra le persone meno avanti negli anni, con forme d’impotenza non eccessivamente gravi, di carattere psicologico, o dovute alla cattiva circolazione del sangue. Chi ha superato da qualche lustro l’età della quiescenza, i malati di diabete, coloro che soffrono di disturbi vascolari dispongono di minori possibilità di successo. Le controindicazioni riguardano i cardiopatici e gli individui afflitti da retinite pigmentosa, una rara malattia ereditaria degli occhi. Non bisogna poi dimenticare gli effetti collaterali e la mancanza di virtù afrodisiache. Sul primo aspetto, non è certo piacevole, dopo aver inghiottito la capsula, essere investiti da vampate di calore, provare vertigini, mal di testa, avere nausee o diarree. Vi sono ancora persone convinte che il farmaco possegga proprietà stimolanti. Nulla di più falso. Ciò dipende esclusivamente dal desiderio della coppia. La pillola si limita a risolvere i casi di disfunzione erettile con il principio attivo sildenafil, una sostanza che aiuta l’afflusso del sangue nel tessuto cavernoso del pene provocando il suo turgore. Oggi il consumo di questa miracolosa capsula registra due fenomeni inquietanti: l’uso del Viagra da parte di giovani che, appunto, credono erroneamente di scoprire nel suo impiego un incentivo erotico, mentre, ripetiamo, é notoria la sua funzione terapeutica di inturgidamento del pene previo aumento della massa sanguigna e anziani che prendono grandi quantità delle compresse blu con grave rischio per la salute.
L’eccitazione fisica non può avvenire per via farmacologica ma attraverso l’attivazione di tutti i sensi, la messa in campo delle emozioni psichiche, della fantasie, dei sentimenti, dei desideri. Perciò, più che ricorrere alla fatidica pasticca blu per risollevare le sorti di un fallo refrattario e molliccio, sarebbe piuttosto il caso di affidarsi all’intensa gioia dei giochi e dei preliminari erotici, al piacere del dialogo, allo scambio di tenerezze e affettuosità.
Il Viagra comunque non ha esaurito la sua carica propulsiva. E’ una rivoluzione culturale che ha restituito ottimismo, entusiasmo, fiducia nei propri mezzi ad una moltitudine sterminata di uomini. Ma, attenzione, purché l’organo riproduttivo non sia posto al centro del mondo, unico punto di riferimento per ogni conquista, promozione sociale. Non basta averlo «duro», come ormai non ce l’anno più neppure i leghisti; occorre, per raggiungere una posizione di prestigio, di autorevolezza nella società mostrare non solo virtù del basso ventre, ma doti di intelligenza, di acume politico, di dirittura morale, di apertura della mente e generosità del cuore.
Non è stato ancora inventato un corrispettivo al femminile del Viagra. Non so se ci troviamo di fronte ad una forma di discriminazione di genere, che si aggiunge ai tanti modelli di emaginazione ed esclusione delle figlie di Eva nei posti di lavoro, nelle arti e nelle pubbliche relazioni. Penso piuttosto che, molto più probabilmente, la complessa e ricca sessualità della donna difficilmente può manifestarsi grazie ai ritrovati della medicina. L’universo in rosa va riscoperto da esploratori muniti di curiosità, di perspicacia, di premure, che fanno dell’ars amandi una ragione di vita e un esempio superiore di civiltà e di democrazia.