A fare questa scoperta è stato il dottor Gabriel Berberich, ricercatore della Facoltà di Biologia dell’Università di Duisburg-Essen, in Germania
Gli scienziati di tutto il mondo sono d’accordo: i terremoti non si possono prevedere. Però, ed è notizia recente, non sarà più così, perché se l’uomo non è ancora in grado di prevedere i terremoti, potrebbero essere in grado degli animali, cioè le formiche, per cui, studiando il comportamento di questi animaletti, anche l’uomo sarà in grado di farlo. A fare questa scoperta è stato il dottor Gabriel Berberich, ricercatore della Facoltà di Biologia dell’Università di Duisburg-Essen, in Germania. Il professor Berberich ha lavorato per anni alla sua ricerca, cui hanno collaborato geologi e sismologi, e alla fine ha presentato i risultati dello studio a Vienna, in occasione del congresso dell’Unione Europea delle Geoscienze.
Ecco le dichiarazioni del professor Berberich con le quali si certifica che l’uomo con le sue sofisticate apparecchiature non è in grado di prevedere i terremoti, mentre le formiche sì: “Oggi non esistono strumenti realmente affidabili in grado di predire con assoluta certezza se e quando si scatenerà un terremoto. Eppure, contare su un sistema di allarme potrebbe consentire l’evacuazione della popolazione che abita nelle zone a rischio e quindi la salvaguardia di molte vite umane. Così abbiamo pensato di osservare la natura, per verificare se ci sono esseri viventi che riescono ad avvertire il pericolo prima che esso si manifesti in tutta la sua violenza. Ci sono voluti quattro anni di osservazioni, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Abbiamo posizionato una serie di telecamere per osservare una colonia di oltre quindicimila formiche, disseminate in differenti formicai lungo una zona in cui si verificano piccoli terremoti, qui in Germania. Alla fine abbiamo verificato che, nelle ventiquattro ore precedenti un terremoto, anche di debole intensità, le formiche si comportano in modo anomalo, che non si ripete in altre situazioni”.
Qual è stato questo comportamento anomalo? Normalmente le formiche durante il giorno escono per raccogliere cibo e la notte rientrano definitivamente nel formicaio. Ebbene, nella notte precedente un terremoto le formiche sono rimaste fuori, non sono rientrate. Rimanendo fuori hanno messo a rischio la loro vita a causa dei predatori sempre in agguato. Dunque, se hanno rischiato la vita, un motivo doveva pur esserci. Le formiche, dunque, sono rientrate nel formicaio solo dopo il terremoto, quando, cioè, non c’era più pericolo. Evidentemente non è successo una sola volta ma più volte nell’arco di questi ultimi anni. Le formiche hanno abbandonato il formicaio solo quando l’intensità del terremoto ha superato la magnitudo 2.0 della scala Richter, la più bassa di quelle che l’uomo riesce ad avvertire. Dunque, anche per le formiche il pericolo comincia solo a partire da un certo grado in su. Sotto questo valore le formiche non hanno mai abbandonato il formicaio. Che cosa riesce ad allarmare le formiche al punto di far loro prevedere l’imminenza di un terremoto sopra il livello citato? Ecco la spiegazione del professor Barberich: “Le formiche dispongono di una sorta di rilevatore di un gas, chiamato biossido di carbonio. Riteniamo che tale gas si liberi dalle profondità della terra prima che il terremoto abbia luogo e che funzioni quindi da segnale di allarme nei confronti delle formiche. Inoltre esse sono sensibili anche alle variazioni del campo magnetico. E le tensioni tra le rocce che anticipano le scosse di terremoto possono provocare alterazioni di questo campo. La sensibilità delle formiche nei confronti dei terremoti potrebbe dipendere da uno o dall’altro fattore, o da entrambi”.
Può darsi che tutti i tipi di formiche abbiano questa capacità, ma la ricerca ha finora puntato l’interesse solo sulla cosiddetta Formica Rufa, che abita nei boschi. Il motivo è semplice: analizzare il suo comportamento era più semplice. In futuro verranno fatti esperimenti anche su altri tipi di formiche. Se le altre ricerche dovessero confermare questi risultati, per la prima volta l’uomo potrebbe disporre di un sistema di allarme preventivo che, per quanto limitato a circa ventiquattro ore, comunque rappresenterebbe un vantaggio che finora nessuno ha amai avuto.