Il Pd, con in testa Massimo D’Alema, promuove la proposta avanzata dal ‘finiano’ Adolfo Urso di introdurre l’insegnamento facoltativo dell’Islam nelle scuole.
Un’iniziativa che, puntualizza la fondazione ‘Farefuturo’ presieduta da Gianfranco Fini, “non è una provocazione”, ma “una proposta politica condivisa tra settori della maggioranza e dell’opposizione”. Lo stesso Fini non ci vede “nulla di scandaloso”: va nel senso della “coesione sociale” e “chiudere gli occhi significa essere miopi”. Ma la Lega e buona parte del Pdl non ci stanno. E nel centrodestra si apre un nuovo fronte di confronto interno, con le posizioni degli ex An in contrasto con quelle del resto del centrodestra.
Qualche distinguo anche tra gli ex di Forza Italia, con il senatore Lucio Malan che ricorda come una legge del 1930 preveda l’insegnamento di altre fedi.
La Chiesa invece non chiude del tutto: “Nulla in contrario da un punto di vista di principio”, osserva mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente della Commissione Affari giuridici della Conferenza episcopale italiane. “Ma prima – avverte il presule – serve un quadro giuridico, ovvero un accordo tra Stato e comunità musulmane italiane, che al momento manca”. Insomma, secondo Mogavero, si tratta di una proposta insieme “interessante e provocatoria”.
“L’ora di religione è un diritto anche perché chi non la fa, che può optare per altre materie come educazione civica, quindi non capisco perché a dei bambini di religione islamica si debba impedire come insegnamento alternativo quello della loro religione allargando, in pratica, un principio che già esiste a scuola”, ragiona Massimo D’Alema, secondo cui la proposta di Urso “può trovare spazio nel nostro Paese”.
Con Urso si schiera anche il socialista Riccardo Nencini, secondo cui l’insegnamento della religione islamica potrebbe essere associato nelle scuole a quello della storia.
Ma la Lega fa barricate. “Non lo permetteremo mai: noi le nostre radici cristiane le difenderemo fino in fondo”, tuona il capogruppo del Carroccio al Senato Federico Bricolo, che invita Urso a “lavorare nel suo ministero, dove di cose da fare a sostegno dei nostri imprenditori e lavoratori ce ne sono tante; e la smetta di proporre le stesse cose di D’Alema e della sinistra”.
E di “proposta assurda” parla Roberto Cota, mentre Raffaello Volpi se la prende con i ‘pensatoi’ del weekend come quello di Asolo: “Se questo è il risultato, forse allora sarebbe meglio che durante i fine settimana si dedichino ad altre attività”, sostiene.
Nel Pdl i toni sono più soft, anche se in molti spingono con decisione sul ‘no’ alla proposta di Urso. “La trovo – sostiene Gaetano Quagliariello – una ripetizione stantia dei canoni del multiculturalismo, ricetta che in Europa è già fallita. Non si crea integrazione giustapponendo le culture e tanto meno affidando alla scuola pubblica compiti che non le spettano”.
Di proposta “irricevibile” parla anche Mario Baccini, puntando il dito sulla mancanza di reciprocità religiosa nei Paesi islamici, mentre Isabella Bertolini ritiene che questa iniziativa “apra anche un serio problema all’interno del Pdl”. “Non passa giorno senza che qualcuno lanci idee fuori dal programma di governo che raccolgono sempre il plauso dell’opposizione e l’incredulità di chi non è di sinistra. Continuare su questa strada – aggiunge –porterà il Pdl ad allontanarsi dai propri valori e quindi anche dai propri elettori”.
Caute anche le risposte dal mondo islamico. Se il Coreis infatti – per bocca del vice presidente, l’imam Yahya Pallavicini – promuove la proposta, Mario Scialoja, membro del Cda del Centro culturale islamico italiano, si mostra scettico: “Personalmente sarei contentissimo ma non la vedo facile: in Italia non ci sono solo cattolici e musulmani ma anche ebrei, induisti, buddisti e così via. E quindi bisognerebbe fare lo stesso con tutte le altre religioni”.
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