Minivocabolario di Paolo Tebaldi
Mancanza di continuità, interruzione di un processo, il contrario dell’espressione «senza soluzione di continuità». Nel gergo di «palazzo» questa parola viene usata spesso a sottolineare l’impegno a cambiare direzione, a rinnovvarsi, ad abbandonare posizioni conservative. I costi della politica sono eccessivi? Si diminuiscono gli emulamenti dei parlamentari, dei dirigenti delle amministrazioni regionali, degli stipendi d’oro dei grandi Commis di Stato, si fa una nuova legge sul finanziamento pubblico ai partiti, forse si aboliranno le province e si pensa di aver risolto il problema.
Scoppiano continuamente gli scandali legati alle mazzette, alle tangenti, alle ruberie del denaro pubblico perpetrate da esponenti di questa o quella formazione politica. Da ogni parte si sollecita l’assunzione della questione morale come fondamento della vita della polis , ma poi si adottano provvedimenti sulla corruzione insoddisfacenti. Si è più volte dichiarato solennemente che soltanto candidati senza precedenti penali possono accedere alle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama. Tuttavia sappiamo che il nostro Parlamento non si è ancora liberato da personaggi impresentabili.
Si discute di nuove regole per le consultazioni elettorali nazionali e ancora non si sa in quale misura saranno salvaguardati i diritti dei cittadini di scegliersi i propri candidati. Si parla di modificazione dell’ordinamento scolastico, ma intanto il nuovo governo a guida dell’ex sindaco di Firenze immagina di garantire la piena parità tra scuola pubblica e scuola privata. Si sollecita la riforma della giustizia, ma gli ambienti cosiddetti «garantisti» vogliono limitare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, mentre una delle questioni più urgenti è l’abolizione delle norme farraginose che consentono processi incredibilmente lunghi.
Si proclama l’affermazione di alti valori etici, però negli ambienti più retrivi si tuona contro l’aborto terapeutico, la fecondazione assistita, il divorzio, il testamento biologico, le unioni libere, l’omosessualità: diritti acquisiti in nazioni cattoliche ma non nell’Italia dove forte è l’influenza dell’episcopato. Strano Paese il nostro che invoca trasformazioni radicali, innovazione, la rottamazione delle vecchie classi dirigenti, ma in concreto non fa molto perché le cose cambino veramente e nei talk-show, negli spettacoli e nei programmi televisivi, con la compiacenza dei vari Vespa sorridenti e inossidabili, ci vengono proposti i volti della prima e seconda Repubblica. E’ l’Italia degli eterni, indistruttibili, riciclabili e riciclati Gattopardi che occupano le stanze del potere, le istituzioni, gli apparati burocratici, i posti di comando nei sodalizi e nelle organizzazioni i cui compiti e finalità prevedono la promozione del bene comune.
Ce la farà Matteo Renzi, piè veloce, ad introdurre una autentica, rivoluzionaria discontinuità? Speriamo.