Nell’accesso dibattito al Consiglio nazionale sull’iniziativa contro l’immigrazione, l’UDC esige una rigorosa applicazione e gli altri partiti avvertono sulle probabili conseguenze negative
Il verdetto del 9 febbraio sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa continua a riempiere l’agenda politica in Svizzera ed è arrivata in parlamento. Giovedì al Consiglio nazionale si è svolto il dibattito urgente sul tema, nel quale i partiti hanno avuto modo di formulare i loro concetti sull’applicazione del testo approvato dal popolo. Alla fine di una discussione intensa e appassionata i deputati sono rimasti in disaccordo su come applicarla.
L’Unione democratica di Centro (UDC), forte del “sì” incassato, ha fatto la parte del leone, confermando che i temi sulla politica di immigrazione e degli stranieri sono ormai di sua esclusiva competenza. “Non è più un’iniziativa popolare, ma una base costituzionale da dovere attuare” ha ricordato il presidente UDC Toni Brunner nel suo intervento, aggiungendo che “bisogna proporre misure immediate, poiché nei prossimi tre anni l’immigrazione aumenterà massicciamente”. Brunner ha proposto una possibile soluzione, auspicando un ritorno al vecchio sistema di contingenti in vigore tra il 1970 e il 2002. Il vicepresidente UDC Christoph Blocher ha rincarato la dose, spiegando che il popolo svizzero “non vuole la libera circolazione delle persone con l’Ue, ma vuole che la Svizzera controlli da sé l’immigrazione”. Per oltre 30 anni la Svizzera è riuscita a controllarla con successo, senza che mancassero i lavoratori richiesti dall’economia. Contro il Governo, l’UDC si è anche indignata perché i suoi esponenti non siano stati inclusi nel gruppo di esperti istituito per l’attuazione. I vertici dell’UDC hanno avuto però un incontro presso l’Ufficio federale della migrazione (UFM), dove i promotori hanno esposto le loro idee sull’attuazione del nuovo articolo costituzionale, proponendo la volontà di tornare al vecchio sistema di contingenti.
Invece per i partiti del centro e della sinistra, che rispettano la volontà popolare, la situazione è molto complicata. Essi hanno posto le loro condizioni, ma sono apparsi impotenti e consapevoli di non potere più cambiare il verdetto del popolo. Nei loro interventi i rappresentati dei partiti si sono limitati a mettere in risalto i rischi che l’iniziativa comporta, senza mostrare coraggio nell’affrontare a viso aperto l’UDC. Ruth Humbel PPD ha sottolineato che “l’applicazione dell’iniziativa non deve danneggiare l’economia svizzera e il centro vuole mantenere gli accordi bilaterali”, invitando l’UDC a dire se mira a sacrificarli. Anche il Partito Socialista (PS) chiede al Consiglio federale un disegno di legge che permetta di mantenere intatti i rapporti con l’Ue e invita a minimizzare i danni politici ed economici che l’iniziativa comporta. Andy Tschümperlin (PS) ha ribattuto all’UDC che la nuova politica di immigrazione non deve essere discriminatoria: “È inaccettabile una selezione degli immigrati sulla base della loro provenienza, della loro formazione, del loro lavoro”. Anche il tema del ricongiungimento familiare è stato affrontato nel dibattito, nel quale, secondo Martin Landolt (Verdi Liberali), esiste un potenziale di riduzione dell’immigrazione.
Spetta ora al Consiglio federale agire. Il ministro di Giustizia e Polizia Simonetta Sommaruga ha ringraziato dapprima la Camera per il “vivace dibattito” e ha detto che i lavori di attuazione richiedono serietà e accuratezza. Un piano di attuazione sarà elaborato e sottoposto al Consiglio federale a fine giugno, che poi presenterà un avamprogetto in consultazione entro la fine dell’anno. “Si tratta di una situazione complessa che tocca sia la politica interna sia quella estera”. Per questo il Governo non desidera legiferare nell’applicazione, ma cerca soluzioni che “rispettino le richieste dell’iniziativa, perché la nuova legge avrà notevoli ripercussioni sul futuro del Paese”.