La Svizzera firma un accordo con l’Ocse per lo scambio automatico di dati
La settimana scorsa la Svizzera ha segnalato politicamente che porrà fine al segreto bancario dopo l’accordo siglato fra l’Osce e i 34 Stati membri, tra cui anche la Svizzera. La firma Ha avuto luogo a Parigi e ha interessato anche altri Paesi non membri, fra cui Singapore, Cina, Brasile e Costa Rica. “È un altro passo avanti per assicurarsi che le frodi fiscali non avranno più un luogo dove nascondersi”. Così ha commentato il segretario Ocse, Angel Gurria, l’intesa in vigore dal 2017. “La frode fiscale e l’evasione non sono crimini senza vittime: privano i governi di entrate necessarie per far ripartire la crescita e minano la fiducia dei cittadini nell’equità e integrità del sistema fiscale”, aggiunge Gurria.
La Svizzera ha firmato un accordo con l’Ocse per lo scambio automatico di informazioni, sancendo di fatto la fine di un’era e stringendo sempre di più il cerchio intorno agli evasori che avevano fatto della federazione elvetica il loro paradiso fiscale all’interno della vecchia Europa. Una mossa in qualche modo attesa e su cui la Svizzera stava lavorando da tempo, portando avanti trattative sia con i singoli Paesi, a cominciare dall’Italia, che a livello internazionale, ma non per questo meno epocale. Non a caso l’associazione bancaria svizzera ha tenuto a precisare che la decisione non arriva come una sorpresa ma è anzi stata attentamente valutata dagli istituti elvetici per un anno. Per questo il criterio essenziale per aderire è quello della reciprocità e della ricerca di «soluzioni adeguate» per gli asset fino ad oggi non soggetti a tassazione.
L’intesa, siglata a Parigi in occasione dell’interministeriale Ocse, riguarda tutti i 34 Paesi aderenti all’organizzazione, ma anche Stati non membri, fra cui Singapore, Cina, Brasile e Costa Rica. Altri, come Panama e Dubai ad esempio, potrebbero seguire nei prossimi mesi, almeno per evitare di finire nella lista nera che l’Ocse si appresta a stilare entro la fine dell’anno e che comporterà anche sanzioni da parte del G20. «L’impegno da parte di così tanti Paesi per adottare i nuovi standard globali, e farlo velocemente, è un altro passo avanti per assicurarsi che le frodi fiscali non avranno più un luogo dove nascondersi», ha spiegato il segretario dell’Organizzazione, Angel Gurria, usando toni espliciti contro gli evasori. L’accordo di oggi non fissa alcun termine entro il quale adeguarsi concretamente agli standard internazionali di scambio automatico, ma la data ultima indicata negli accordi precedenti per riportare nel paese di origine i dati degli investitori è stata finora quella del settembre 2017. La richiesta di informazioni potrà comunque iniziare a partire da dicembre del 2015.
A settembre dello scorso anno la Svizzera aveva già deciso di accettare l’accordo FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act) che prevedeva il permesso agli Stati Uniti di chiedere informazioni quasi automaticamente sui conti in Svizzera di cittadini americani. L’applicazione in Svizzera della nuova legge vuole fare in modo che siano tassati tutti i conti che le persone assoggettate a imposte negli Stati Uniti detengono all’estero.