Boldrini: “milioni di uomini e donne che non possono permettersi la spesa minima necessaria” – e al lavoro – “la disoccupazione giovanile è uno spreco che non ci possiamo più permettere”
Il ritratto del Paese che emerge dal Rapporto Istat 2014 (approfondimento sui dati a pag. —) “è innanzitutto quello di un’Italia in grande sofferenza a causa della crisi economica. Una crisi economica che ha messo a dura prova la tenuta del nostro tessuto sociale. Alcuni dati sono impressionanti e ci trasmettono un messaggio di allarme che dovrebbe indurre ad interventi immediati”. Lo afferma la presidente della Camera Laura Boldrini intervenendo alla presentazione del Rapporto statistico, sottolineando come destino preoccupazione, fra gli altri, i dati relativi alla povertà – con “milioni di uomini e donne che non possono permettersi la spesa minima necessaria” – e al lavoro – “la disoccupazione giovanile è uno spreco che non ci possiamo più permettere”. Senza dimenticare che le diseguaglianze fra le classi sociali e le diverse aree del Paese, aggiunge Boldrini, sono destinate “ad allargarsi” e a “diventare insostenibili”. La Boldrini, parlando della povertà, nota come ci siano “milioni di uomini e di donne che non possono permettersi neppure la spesa minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi considerati essenziali, per condurre insomma uno standard di vita che possa definirsi minimamente accettabile”.
Per la presidente della Camera questi “sono dati difficilmente compatibili con quei doveri inderogabili di solidarietà sociale iscritti fra i principi fondamentali della nostra Costituzione. Il disagio sociale continua ad essere molto più elevato nelle regioni del Mezzogiorno rispetto alle altre aree del Paese”. Ma le capacità di risposta da parte degli enti locali “paradossalmente sono assai più incisive al Nord che al Sud: la spesa per abitante per il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale nella provincia di Trento è di quasi dodici volte superiore a quella della regione Calabria! Se non si inverte questa tendenza, le diseguaglianze fra le classi sociali e tra le diverse aree del Paese sono destinate ad allargarsi e a diventare ancora più insostenibili”. La Boldrini sostiene che “non possiamo continuare ad essere tra i Paesi europei con le percentuali più basse di spesa destinate alla disabilità e penultimi nella classifica delle risorse dedicate alle famiglie. È una tale contraddizione – dice – in un Paese in cui la famiglia è così centrale nel discorso pubblico”. A colmare questo divario si impegna quella che per la presidente della Camera “è una delle migliori risorse italiane: l’intervento del Terzo settore che vede ogni giorno oltre 4 milioni di volontari prestare la propria opera per rendere migliori le condizioni della convivenza civile”. Uno di questi fenomeni è la crescita della popolazione anziana. “Siamo, subito dopo la Germania – nota Boldrini – il Paese con il più alto indice di vecchiaia dell’Unione europea, e con un andamento demografico negativo, se non fosse per l’afflusso dei migranti provenienti da paesi stranieri”. Ma, non ha dubbi Boldrini, “è il lavoro la grande priorità dell’Italia di oggi.
La disoccupazione giovanile – spiega – rappresenta uno spreco di energie e di intelligenze che non ci possiamo più permettere! Così come non è più tollerabile il fatto che tante, troppe donne vengano poste di fronte all’alternativa drammatica tra la professione e la scelta della maternità perché si fa sempre più fatica a conciliare i tempi di vita e di lavoro”. La presidente nota come sia “incredibilmente alto” il dato, circa il 22%, delle donne che perdono il lavoro dopo il parto, soprattutto nel Mezzogiorno dove il dato sale quasi al 30%.
E in questo dato rientrano certamente per la Boldrini “gli effetti di quella pratica odiosa delle ‘dimissioni in bianco’ che il Parlamento sta cercando da tempo di cancellare, pur tra molte, troppe resistenze ancora in atto”. La presidente di Montecitorio racconta di essere stata qualche settimana fa in visita ufficiale negli Stati Uniti, incontrando nel Maryland, vicino Washington gli scienziati italiani del National Institutes of Health e a New York un gruppo di giovani imprenditori italiani che sono riusciti a realizzare le loro idee attraverso start up che operano in settori innovativi. “Due incontri davvero interessanti – li giudica Boldrini – nei quali i miei sentimenti sono stati misti: da un lato l’orgoglio di vedere nostri connazionali che si affermano per le loro competenze, dall’altro la frustrazione di non poter dire loro di tornare in Italia. Ho visto da vicino quale perdita sia per il nostro Paese la rinuncia ad avvalersi di questi talenti e quanto sia drammaticamente vero quanto riportato nel Rapporto: il numero degli emigrati italiani nel 2012 è stato il più alto dell’ultimo decennio e cresce di anno in anno in modo consistente. A fronte di un calo altrettanto progressivo dei rientri”.
Boldrini dice di non considerare un problema in sé il fatto che i nostri giovani decidano di trascorrere un periodo di studio o di lavoro all’estero perché “da esperienze di questo tipo si ricava un sicuro arricchimento culturale. Il problema – sottolinea – sta nel fatto che l’Italia non attrae giovani di altri paesi e non convince i nostri a tornare. Anche per questo serve un maggiore investimento nella formazione, nella cultura e nella ricerca”. Boldrini ritiene che la sfida della conoscenza ha ormai la stessa dimensione globale di quella dell’economia ed è ad essa strettamente intrecciata. La fotografia che emerge da questo Rapporto sullo stato del Paese “è dunque complessivamente preoccupante”, afferma la presidente anche se, aggiunge, “non mancano aspetti positivi che vanno assolutamente valorizzati, soprattutto in un momento come questo. Penso ad esempio ai segnali di ripresa che vengono dal nostro sistema produttivo. I dati più recenti dimostrano come non poche imprese abbiano saputo reagire alla crisi economica, facendo leva sull’internazionalizzazione, sull’innovazione, sulla capacità di fare rete con altre imprese”.