Il British Museum mostra otto mummie e promette otto storie diverse
In collaborazione con alcuni ospedali, esperti hanno messo sotto modernissimi scanner otto delle 120 mummie dall’Egitto e il Sudan della collezione del British Museum, il risultato è stato sorprendente. Non si erano mai visto così chiaramente tanti dettagli, gioielli, capelli, muscoli, ossa e perfino arterie dei cadaveri imbalsamati, così gli esperti hanno inoltre scoperto maggiori informazioni sullo stile di vita, il cibo e le malattie. “È stato come se avessimo acceso la luce in una sala buia, tutto improvvisamente è diventato più chiaro”, ha dichiarato il curatore John Taylor commentando i metodi delle analisi e ha continuato “cinque anni fa ancora questo non sarebbe stato possibile.”
L’esposizione si chiama “Ancient Lives – new discoveries” (Vite antiche – nuove scoperte) e dura fino al 30 novembre. Le mummie provengono dal periodo tra 3500 a.C. e 700 d.C., due di questi sono i cadaveri di bambini. Inoltre ci sono due cadaveri che sono stati sepolti nella calda sabbia del deserto, sono stati mummificati quindi naturalmente. Le altre sei mummie invece sono state protetti dalla putrefazione imbalsamandoli e fasciandoli meticolosamente. Con gli scan e la creazione di immagini in 3-D gli esperti hanno scoperto che si poteva capire l’età degli scheletri. Inoltre hanno scoperto che ascessi ai denti erano molto frequenti e che è ben possibile che l’arteriosclerosi, causata da depositi di grassi nelle arterie, già lì sia stata una causa di morte molto frequente. “Non sono affatto malattie dei tempi moderni”, spiega Taylor. Sugli schermi i visitatori dell’esposizione hanno la possibilità di “spogliare” le mummie e scoprire così i resti nel tubo digerente, come ad esempio il pane, oppure vedere la struttura dei denti. L’apice dell’esposizione sono le mummie di due egiziani, una della cantante del tempio Tijayasetimu di circa otto anni e l’altra di un uomo accovacciato tra i 20 e i 35 anni che è stato sepolto nella sabbia del deserto nel 3500 a.C. I capelli e i denti della bambina che è stata mummificata circa nell’800 a.C. sono in condizioni insolitamente buone, sono esposte inoltre gli oggetti della bambina come l’arpa e decorazione dei capelli.
Scoperta la “nonna” della Terra
La “nonna” della Terra: è un pianeta roccioso, grande 2,3 volte le dimensioni della Terra ma 17 volte più denso, che orbita intorno a una stella simile al Sole, ma notevolmente più anziana visto che ha ben 11 miliardi di anni. A individuare il pianeta, che i ricercatori definiscono una ‘Megaterra’, è uno strumento italiano nel Telescopio Nazionale Galileo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) a Las Palmas, nelle Canarie.
Pubblicata sulla rivista Arxiv, la scoperta si deve al consorzio di ricerca internazionale coordinato da Xavier Dumusque, del Centro di Astrofisica Harvard-Smithsonian. È un risultato notevole: da un lato aumenta la possibilità di trovare pianeti simili alla Terra e potenzialmente in grado di ospitare la vita; dall’altro rivoluziona l’immagine dell’universo primitivo. Se, infatti, un pianeta roccioso si è formato quando l’universo aveva appena 3 miliardi di anni significa che una certa quantità di elementi pesanti era già presente fin dalla prima generazione di stelle. A rivelare la vera natura della “nonna” della Terra è stato lo spettrografo Harps-N (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher for the Northern emisphere), un vero e proprio cacciatore di pianeti nato dalla collaborazione fra Italia, Svizzera, Stati Uniti e Gran Bretagna.
Fonte: ats