Le località di montagna possono tirare un sospiro di sollievo: non ci sarà più l’incognita neve, perchè la si potrà produrre senza problemi, anche con temperature elevate.
Finora – e la cosa era fattibile da circa 35 anni a questa parte – quando in una località di montagna non nevicava, si ricorreva ai cannoni sparaneve che, come dice la parola stessa, sparavano neve artificiale, ovvero neve in tutto e per tutto, ma prodotta da cannoni.
Questi cannoni furono inventati più di cinquant’anni fa per caso, nel Massachussets, nella tenuta dei fratelli Tropeano, originari di Avellino. Costoro fecero fare un impianto per produrre nebbia in un frutteto, ma da quell’impianto più che vapore acqueo cominciò a uscire neve. Quegli impianti furono perfezionati e nacquero i famosi cannoni, importati in Italia nel 1974, per cui da allora e fino ad ora si “spara” neve quando questa, dal cielo, tarda a cadere.
C’è un piccolo particolare, non insignificante: questi cannoni producono sì neve, ma solo quando la temperatura ambientale è inferiore allo zero e il grado di umidità non sia superiore al 60%. Sopra lo zero e sopra il 60% di umidità non c’è cannone che spari.
Ora, appunto, la tecnologia ha fatto un salto di qualità, ad opera di scienziati israeliani. La nuova macchina si chiama All Weather Snowmaker, a produrla è stata l’azienda Ide, e viene sperimentata a Zermatt e sul ghiacciaio della Pitztal, in Tirolo, a poco più di un’ora dal Brennero, con risultati sorprendenti.
La nuova macchina può produrre quasi mille metri cubi di neve al giorno (contro i 400 dei vecchi cannoni) e può coprire una superficie di duemila metri quadrati con uno spessore di 50 centimetri di neve.
Quali sono i vantaggi? Funziona con temperature elevate, anche fino a 30 gradi, ma evidentemente molto meglio con temperature di 15-20 gradi.
Dunque, sarà possibile avere neve anche in autunno e in primavera e, volendo, anche in estate. Avremo delle estati mari e monti, con possibilità di andare a sciare in agosto. Niente male. Con questa nuova macchina cade non solo l’ostacolo temperatura, ma anche quello umidità. Inoltre, anche se tira vento – cosa che disturba la neve prodotta dai normali cannoni – questa nuova macchina va come se niente fosse.
L’invenzione sfrutta solo principi fisici, non c’è bisogno di nessuna altra sostanza o miscela, ma solo di acqua. Insomma, dall’acqua viene fuori la neve, e tanta. L’acqua viene messa sottovuoto all’interno di una torre alta 15 metri. Un impianto di refrigerazione fa condensare i vapori che si formano. Una piccola parte dei vapori evapora, il resto forma una miscela di acqua e neve che viene pompata fuori dal freezer e la parte dei cristalli di neve viene separata dalla parte liquida nel passaggio all’esterno. La neve, dunque, non viene sparata nei dintorni, ma viene accumulata attorno alla torre, bisogna poi spalmarla sulla superficie voluta.
L’allenatore della squadra nazionale norvegese ha assistito alla produzione di questa neve e ne è rimasto entusiasta. Ha detto: “È fantastica, l’ho vista in azione con una temperatura intorno ai 12-13 gradi: appena sparata, la neve era soffice, ma quando è stata compattata, il manto si è rivelato molto buono”. I vantaggi sono quelli già citati, in più ne vanno aggiunti altri, insieme, ovviamente, agli svantaggi, i quali si riducono sostanzialmente a due. Il primo è che la neve viene concentrata in un solo punto e poi deve essere spalmata lungo la pista o sulla superficie; il secondo svantaggio riguarda invece i costi.
La nuova macchina consuma 500 kw al giorno, pari a cinque cannoni tradizionali, anche se questi ultimi sono meno efficienti, nel senso che la superficie da ricoprire è minore. Poi, ogni macchina costa più di 2 milioni di euro. Ma è evidente che i costi saranno ammortizzati dalle opportunità che la macchina offre: neve in autunno e in primavera, nuovo turismo invernale: insomma un incremento notevole delle presenze.
Gli altri vantaggi sono di tipo scientifico-ambientale: la neve prodotta dalla nuova macchina potrebbe “rimpinguare” i ghiacciai in pericolo a causa dell’aumento della temperatura in quella determinata zona. La protezione dei ghiacciai, però, non è l’unico altro vantaggio.
Quando in autunno cade la prima neve, questa, per il rialzo della temperatura, si scioglie subito dopo. Se viene ricoperta dalla neve prodotta dalla macchina, in pratica lo spessore potrebbe resistere per molti mesi anche se non dovesse più nevicare. La stessa cosa si può dire se, per esempio, nevica in aprile: il manto nevoso spalmato sullo strato sottostante prolungherebbe fino alle soglie dell’estate la resistenza della neve. Un’ultima nota: a beneficiare dello sviluppo delle località di montagna sarebbero proprio quelle meno conosciute o più a rischio, come ad esempio quella degli Appennini, dove non ci sono montagne davvero alte e le temperature permettono la neve solo in alcuni periodi. Insomma, i vantaggi sono enormi e superano di gran lungo gli svantaggi.
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