L’avviato processo di riforme in parlamentosegna il passo, contrastato, com’è, da atteggiamenti di pura conservazione da più parti oltre a quelli espressi da uno sparuto gruppo di senatori del partito democratico. Si invoca il rispetto della carta costituzionale nel nome della quale si combattono battaglie di retroguardia perché nulla cambi. Non tutto quanto proposto dal presidente Matteo Renzi e dalla sua compagine di governo è accettabile a scatola chiusa. E d’altronde, sotto la spinta della componente riformista dei democratici, molto è stato modificato e in positivo. Opporsi frontalmente, come hanno fatto 14 senatori del partito democratico, inclusi tre eletti all’estero, è un atto di assoluta e inaccettabile gravità, anche sul piano del rispetto delle decisioni prese a forte maggioranza dai gruppi parlamentari della maggiore forza di governo. “Il nostro è un partito e non un movimento anarchico”, ha sostenuto, opportunamente, Matteo Renzi, annunciando inoltre il ritorno alla “festa de l’ Unità” perché la tradizione è un investimento per il futuro.
Lo sforzo di Matteo Renzi, sulla via del rinnovamento e risanamento morale del paese, è indubbio e va sostenuto. Come si è detto al sindaco Giorgio Orsoni, un amministratore che patteggia e ammette le sue colpe non può più continuare a reggere le sorti di Venezia Dopo l’Expo, il Mose. (E per fortuna che non l’hanno chiamato Mosè evitando, così, l’inappellabile giudizio di Dio.) Dopo la retata di politici e amministratori del Veneto per gli appalti del Mose, i 35 arresti e l’apertura di nuovi inediti filoni di indagine, il magistrato inquirente, Norberto Nordio, ha affermato testualmente: siamo solo all’inizio. La diffusione della tangente è giunta a tal punto che lo stesso giudice , oltre a molti osservatori, hanno affermato, concordemente, che la corruzione è diventata fisiologica, connaturata al sistema degli appalti in base al quale gli imprenditori entrano in un labirinto di competenze, di autorizzazioni e di deroghe che rallentano l’esecuzione dei lavori e si protraggono nel tempo – talvolta, decenni – con una dilatazione dei costi incredibile.
In molti casi avviene poi che per l’affidamento degli appalti si proceda senza gara e senza la valutazione delle offerte più convincenti sul piano dell’analisi dei costi, scartando , eventualmente, le offerte più a alte e più basse perché ritenute poco affidabili. Inevitabili, a questo punto, le analisi e le comparazioni con un altro periodo storico , quello che vide l’esplosione di tangentopoli nei primi anni novanta del secolo scorso. Illuminanti, anche in questo caso, le analisi, le indicazioni del giudice Nordio e le comparazioni tra quel periodo e l’attuale In passato, afferma Nordio, la tangente veniva ricavata dal profitto di cui beneficiava l’imprenditore privato al quale era stata conferita l’esecuzione dei lavori, senza dimenticare, naturalmente, il sistema politico clientelare delle grandi imprese pubbliche. Oggi , al contrario , la tangente viene ricavata direttamente dall’erogazione del denaro pubblico assumendo le sembianze di una autentica tangente di stato. Tale fenomeno , se non verrà arrestato in tempo, nel volgere dei prossimi dieci venti anni porterà ad una fondamentale trasformazione della struttura produttiva e imprenditoriale del nostro paese. Siamo di fronte ad una miscela di illegalità, con il coinvolgimento di tutti gli apparati dello stato e dell’attività privata – magistrati, esponenti di altissimo grado della finanza, alti dirigenti politici e di ogni colore, l’insieme dell’imprenditoria di alto livello – che porta ad ignorare ogni distinzione dei ruoli: quello dei controllati e quello dei controllori.
Il tornaconto non è più nella grandezza e consistenza del profitto come avviene in un sistema sano e competitivo ma in termini di tangenti. Uscire da questa situazione, che annebbia la coscienza del popolo, costa e provoca sottosviluppo e arretratezza, sarà una impresa titanica, anche perché, negli ultimi venti anni , il paese sembra aver perso gli anticorpi per combattere la corruzione e siamo oramai nel contesto di una assuefazione collettiva all’illegalità. Ieri, con tangentopoli , i reati erano concussione e corruzione. Oggi, ed a ogni livello di responsabilità, prevale il peculato. Nel corso di un ventennio o poco più, è, praticamente, esaurita la spinta propulsiva dell’imprenditoria privata sostituita dallo stato imprenditore che si fa complice di una imprenditoria corrotta privata di una sua identità economica e sociale. Anche in passato il nostro paese non fu esente da fenomeni di corruzione. Tuttavia prima non era mai accaduto che un assessore ai lavori pubblici in una delle tante regioni italiane, in qualsiasi provincia o comune, fosse, spesso, imprenditore dell’edilizia o del genio civile, o immobiliarista. Controllatati e controllori: un mistura indigeribile. Siamo all’indescrivibile che un consorzio come Venezia nuova, afferma il giornalista Carlo Cantini, deliberi dietro lo stimolo di interessi illeciti. Un ente pubblico, il consorzio, eroga tangenti a un altro ente pubblico per mandare avanti i lavori del Mose, con varianti di appalto, deroghe, appalti e subappalti. Siamo di fronte alla sconfitta ufficiale della legalità. A Venezia si è così inaugurato l’avvento di un nuovo sistema sinora sconosciuto: la tangente di stato. Auguri, presidente del consiglio, nella battaglia che stai conducendo per il ripristino della moralità pubblica e privata. Se ci riesci, il paese intero te ne sarà grato.