Ogni anno il circolo dei garibaldini organizza la cerimonia di Bligny. I membri si raccolgono davanti al monumento che immortala i volontari del 1914.
Altrettanto avviene davanti al monumento, eretto in omaggio alla legione garibaldina, al cimitero di Pere Lachaise, a Parigi. Fu inaugurato nel 1934, alla presenza del maresciallo Petain e dell’ambasciatore italiano in Francia. Tra loro, Ezio Garibaldi, uno dei volontari del 1914, che si era aggregato al regime totalitario fascista. Epica epoca, il trentaquattro, periodo in cui, Mussolini, tenta di recuperare la mitologia garibaldina. Esistevano allora, in Francia, tre associazioni garibaldine concorrenti. L’una fascista, l’altra della memoria e la terza antifascista.
Quest’ultima, fornì migliaia di combattenti ai repubblicani spagnoli e si distinse, poi, nella resistenza. Di essa, faceva parte un altro nipote di Garibaldi, Sante, che si batté nell’Argonne, e entrò nell’esercito francese nel 1940. Divenne poi resistente, fu catturato e deportato a Dachau. Sopravvisse e si installò, per il resto della sua vita, in prossimità di Bordeaux. Dopo la guerra, il circolo dei garibaldini, ancora molto influente , sia a Parigi come in altre grandi città dell’esagono, si impegnerà nel campo della sinistra e aiuterà gli immigrati ad integrarsi nella società francese. Philippe Giustinati, l’attuale presidente del circolo, è impegnato a reggere la gloriosa eredità garibaldina. A 54 anni, questo artigiano del Gard, assicura ogni settimana una permanenza al seggio dell’associazione, a rue de Vinaigriers, nel 10° arrondissemant di Parigi. Una sede incredibile, allo stesso tempo calorosa e fuori dal tempo, colma di foto e di busti garibaldini, ma pure di altri protagonisti del tempo che fu, come la passionaria spagnola Dolores Ibarruri, o eroi della resistenza italiana.
Ogni settimana, i vecchi garibaldini si incontrano per un bicchiere dell’amicizia, e quasi sempre, per dibattiti appassionati sulla situazione politica del presente e degli avvenimenti del passato. Philippe Giustinati è il nipote di un antifascista italiano, Tancredi. Dopo l’arrivo di Mussolini al potere, le camicie nere entrarono nel bar di Tancredi, presso la città di Brescia, imponendogli a forza il rito salvifico dell’olio di ricino e coprendolo di insulti e botte. Tancredi chiuse l’attività, fuggì dall’Italia e si installò in Lorena, a Blenod les Pont a Mousson, con la famiglia. Durante la seconda guerra mondiale, il figlio Gelsomino, rifiutò di essere incorporato a forza nell’esercito italiano. Tancredi e Gelsomino parteciparono alla resistenza come staffette. Nella cucina di famiglia troneggiava il ritratto di Garibaldi, racconta Philippe Giustinati. Per un raro privilegio, il circolo dei garibaldini parigini è proprietario della sede. Fu offerta negli anni sessanta da Cino Del Duca, editore e produttore cinematografico. Una fortuna, poiché il centinaio di iscritti all’associazione non sarebbero in grado di garantire il pagamento dei salati affitti della capitale.
Vestiti con le loro camicie rosse, partecipano a ogni cerimonia, a Bligny, a Per Lachaise o all’Arco di trionfo. Ma aldilà delle ricorrenze della memoria, e dell’aspetto che potrebbe apparire folcloristico, cercano, con ogni mezzo, di perseguire gli ideali garibaldini. Sostengono le lotte contemporanee contro il razzista Dieudonné o per i sans-papiers. Noi perpetuiamo gli ideali della lotta antifascista, afferma Giustinati, che ha aderito al circolo garibaldino all’età di 12 anni, portatoci da un amico di famiglia , il leggendario Dario Maffini, suo predecessore, eroe della resistenza parigina, morto a quasi cento anni e di cui ebbi l’onore di celebrarlo al cospetto delle massime autorità della città.
Alla stessa età, si è poi iscritta la figlia Olivia. Cerco di propugnare, afferma la giovane infermiera, oggi ventenne, i valori umanistici e solidali e di insegnarli alle nuove generazioni. Pertanto, la memoria garibaldina, che fu così forte nella memoria degli immigrati italiani, si è affievolita. Forse, anche per effetto di un’ integrazione assimilatrice riuscita. Delle centinaia di migliaia di volontari, emuli degli ideali garibaldini nel periodo tra le due guerre, ne restano poche decine. La dura legge del tempo ha scavato un’ incolmabile fossa. Tocca a noi recuperare la memoria di questi nostri eroi, che rimarranno, per sempre, il patrimonio più limpido dell’emigrazione italiana in Francia.
Fine.