Intervenire nei confronti del governo e del parlamento italiani affinché si rinunci al taglio al Fondo dei Patronati, già previsto dalla Legge di stabilità 2015, per evitare che la comunità italiana in Svizzera venga privata di importanti ed essenziali servizi di tutela e di assistenza che, oggi, garantiscono loro sedi di patronato attive nella Confederazione. È quanto chiedono i Patronati ITAL INAS ACLI Svizzera in un documento unitario, approvato in occasione della riunione dell’Intercomites Svizzera, tenutasi sabato scorso, 25 ottobre, presso la Casa d’Italia a Berna. Il documento è stato letto e consegnato nell’occasione all’ambasciatore d’Italia in Svizzera, Cosimo Risi, ai consoli generali d’Italia di Lugano, Ginevra, Zurigo, Basilea e Berna, ai parlamentari eletti in Europa, ai consiglieri Cgie ed ai presidenti dei Comites presenti. Allo stesso scopo indicato dal documento, a Berna è stata pure lanciata pubblicamente una raccolta firme con la quale i cittadini chiedono al Governo una revisione del taglio ai Patronati previsto dalla legge di stabilità 2015, al fine di salvaguardare il servizio di pubblica utilità offerto dai Patronati stessi, come affermato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 42/2000 e previsto dalla legge 152/2001.
Il testo del comunicato –
La legge di stabilità prevede un importante taglio di risorse agli enti di Patronato. Una manovra in tre mosse che prima storna 150 milioni di euro a un’altra imprecisata “posta del bilancio pubblico”. Poi riduce dall’80 al 45% l’anticipo dei pagamenti agli enti e infine, dal 2016, dimezza anche l’aliquota di contribuzione (dallo 0,226 allo 0,124% dei salari) che alimenta il Fondo, senza specificare dove finiranno questi soldi di lavoratori e imprese. In totale, su un fondo oggi di 430 milioni di euro, i Patronati se ne vedono sottratti 298 milioni. Di qui la nostra preoccupazione per il destino segnato di migliaia di operatori e delle loro famiglie”.
Ma lo sono ancora di più le conseguenze che un tale impoverimento di servizi avrebbe per i cittadini che senza assistenza non solo non riusciranno ad accedere a quel poco di welfare che abbiamo, ma verrà negato loro in radice il diritto di chiedere.
Inoltre, come si può leggere nel bilancio sociale 2013 dell’Inps, per garantire lo stesso livello di servizio e accessibilità oggi assicurato dalla capillare rete di sportelli dei Patronati, la Pubblica Amministrazione dovrebbe aprire e gestire circa 6.000 nuovi uffici permanenti. In particolare l’Inps dovrebbe aumentare gli organici di 5.350 unità. In termini economici il sistema dei Patronati garantisce un risparmio annuo di 564 milioni di euro per l’Inps occorrenti per garantire annualmente gli stessi servizi. Va inoltre ricordato che tali conteggi non considerano l’attività che i Patronati svolgono all’estero a favore dei cittadini là residenti.
Ciò premesso, con il taglio di quasi il 40% del Fondo Patronati (peraltro complessivamente molto inferiore ai risparmi che la rete dei patronati italiani consente all’istituto previdenziale italiano), previsto dalla Legge di stabilità 2015 predisposta dal governo italiano, saranno soprattutto a rischio di chiusura le sedi dei patronati all’estero e quindi anche i loro uffici in Svizzera.
Se ciò accadrà, ai cittadini italiani che risiedono nella Confederazione, dopo le recenti chiusure di molti uffici consolari, verranno a mancare anche gli ultimi presidi esistenti sul territorio della Confederazione a cui potersi rivolgere per essere tutelati ed assistiti nelle loro pratiche socio-previdenziali e non solo, poichè, come noto, i patronati all’estero svolgono spesso un lavoro complementare e sostitutivo della stessa rete consolare.
I Patronati ACLI-INAS-ITAL chiedono, pertanto, all’Ambasciatore d’Italia in Svizzera, ai Capi degli Uffici consolari italiani della Confederazione, ai parlamentari eletti all’estero nella ripartizione Europa, ai consiglieri del Cgie in Svizzera ed all’InterComites elvetico di intervenire nei confronti del governo e del parlamento italiani affinché si rinunci al taglio al Fondo dei Patronati, già previsto dalla Legge di stabilità 2015, per evitare che la comunità italiana in Svizzera venga privata di importanti ed essenziali servizi di tutela e di assistenza che, oggi, garantiscono loro sedi di patronato attive nella Confederazione
ITAL – INAS – ACLI Svizzera
DIDASCALIA ALLA FOTO:
la lettura del documento alle Autorità, sabato scorso a Berna