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24 November 2024
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Svizzera

Ginevra dedica un monumento agli emigrati italiani

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P1020180Venerdì scorso a Place des Alpes è avvenuta l’inaugurazione del monumento, un blocco di marmo bianco di Carrara – 115 x 70 cm – sul quale è incisa, in bassorilievo, una valigia di cartone

Un’emozionante cerimonia quella dell’inaugurazione del monumento all’emigrazione italiana di Ginevra. Circa trecento italo-ginevrini si sono riuniti per partecipare all’inaugurazione del monumento e scoprire con un caloroso applauso il masso di marmo bianco di Carrara dedicato agli emigrati italiani. Il tutto si è concretizzato nel pomeriggio del 22 novembre scorso, tra le 15.00 e le 16.00, alla presenza delle massime autorità italiane e svizzere: l’On. Gianni Farina, il Min. Plenipotenziario Amedeo Trambajolo, il Console Generale d’Italia a Ginevra Andrea Bertozzi, i Consiglieri di Stato Serge Dal Busco e Mauro Poggia, il sindaco della Città di Ginevra, Sami Kanaan e i consiglieri Guillaume Barazzone e Sandrine Salerno, Mons. Massimo De Gregori, il consigliere della città di Carouge Nicolas Walder. Presenti anche Michele Schiavone, membro del CGIE (Comitato Generale degli italiani all’estero), Mariano Franzin, responsabile ITAL-UIL Svizzera, i presidenti e i comitati delle associazioni aderenti alla SAIG, diversi presidenti e rappresentanti delle associazioni italiane, il personale dell’ufficio scuola e i docenti che sono venuti con una delegazione di alunni che frequentano i corsi di lingua e cultura italiana.

La Cerimonia è iniziata con il discorso del coordinatore della SAIG (società associazioni italiane di  Ginevra), Carmelo Vaccaro, promotore dell’iniziativa, che ha ringraziato le autorità e il pubblico presente alla prima delle quattro inaugurazioni previste nel cantone di Ginevra. Vaccaro ha tenuto a sottolineare che “questa semplice pietra, dal valore simbolico, racchiude i ricordi dei lavoratori italiani, donne e uomini, che sono arrivati da tutte le regioni d’Italia, portandosi dietro gli antichi valori italici, alla ricerca di un futuro per se stessi e le loro famiglie lasciate in Patria. Donne e uomini che hanno sofferto la lontananza dei propri figli, dei genitori e delle persone care. Il nostro pensiero va anche a coloro che non sono più tornati in Patria e che di tanto in tanto andiamo a trovare nei vari luoghi di riposo del Cantone.

Quando si parla di emigrazione italiana non si possono non ricordare le grandi tragedie che hanno visto coinvolti molti nostri connazionali, come quella del 6 dicembre 1907 a Monongah, in West Virginia, quella dell’ottobre 1913 a Dawson, Nuovo Messico, quelle più vicino a noi, 8 agosto 1956 Marcinelle, in Belgio e quella di casa nostra del 30 agosto 1965 a Mattmark, in Svizzera. Non è nostra intenzione ricordare qui tutto quello che hanno fatto gli italiani a Ginevra. Molti di loro ne sono consapevoli, molti erano presenti e hanno conosciuto le loro imprese. Tutti, in qualche modo, hanno contribuito alla costruzione e all’evoluzione di questa Città, la stessa che in seguito è diventata la nostra casa dove abbiamo visto nascere e crescere i nostri figli, la città che ha dato e darà loro un futuro. L’italianità a Ginevra la possiamo P1020183constatare ad ogni angolo della città dove gli italiani immigrati, nei vari periodi dal dopoguerra, hanno lasciato il loro sudore e le loro impronte. Ed è proprio sulle orme e i principi della vecchia emigrazione che la SAIG intende continuare il suo cammino, preservandone la memoria, ma anche guardando alle esigenze della nuova generazione di immigrati, di quei giovani che oggi, purtroppo, si ritrovano a lasciare il loro paese in cerca di una vita migliore.

La SAIG e le associazioni che la compongono, continueranno il loro impegno nel promuovere la nostra Italia all’estero, non come un lavoro o una professione, ma come una passione che nasce dentro, una fervida necessità di valorizzare al meglio i valori di quel bagaglio culturale che ci trasciniamo sempre con amore.

Un sentito ringraziamento alla Città di Ginevra per l’accoglienza e il calore che questa città ha riservato ai nostri compatrioti italiani.

Viva l’Italia, viva la Svizzera e viva la nostra Ginevra”. In seguito, due alunni dei corsi di lingua e cultura italiana hanno letto uno scambio epistolare tra un emigrato in Svizzera e sua moglie, testimonianza che porta la data del 1972 (vedi i box). Dopo questa commovente testimonianza, si sono susseguiti gli interventi delle autorità. I discorsi dei nostri rappresentanti locali sono unanimi nel salutare questa iniziativa della SAIG. Non sono stati discorsi di rappresentanza e non si sono risparmiati nel raccontare le proprie esperienze vissute o raccontate dai propri famigliari, per le quali si sono e hanno emozionato i presenti.

I Consiglieri Amministrativi Guillaume Barazzone e Sandrine Salerno, fieri delle loro origini italiane, hanno ricordato il percorso di integrazione dei loro genitori in Svizzera. È seguito il discorso del Sindaco della città di Ginevra Sami Kanaan, che ha dimostrato tutta la sua gratitudine per la presenza a Ginevra di tanti italiani che hanno saputo farsi apprezzare e che oggi si trovano ad occupare cariche importanti nell’amministrazione cittadina. Sono intervenuti in seguito, i Consiglieri di Stato Serge Dal Busco e Mauro Poggia, entrambi di origine italiana, il Console Generale d’Italia a Ginevra Andrea Bertozzi, e l’On. Gianni Farina il quale  ha sottolineato i valori e  l’importanza della “memoria”, su quanto sia importante ricordare coloro che hanno reso possibile il nostro benessere con tanto sudore e a volte anche con il sacrificio della propria vita. A questo toccante momento è seguita l’inaugurazione del monumento, finora ricoperto dall’imponente tricolore, e la benedizione del manufatto da parte di Mons. Massimo De Gregori. A Cerimonia conclusa, i presenti hanno avuto modo di apprezzare il buffet che la Città di Ginevra ha offerto agli intervenuti. Il monumento, fin dalle prime ore successive all’inaugurazione, è stato meta di turisti e curiosi accorsi per ammirare ed apprezzare il manufatto. Tutti positivi i commenti sul valore artistico dell’opera e sulla simbologia adottata dalla SAIG per rappresentare il fenomeno migratorio italiano. Ne è testimone una valigia di cartone in bassorilievo, ben visibile sul marmo bianco di Carrara di cui è composta la scultura commemorativa (m.1,15 x cm.70).

 

P1020143“Svizzera, settembre 1972 …

“Carissimi,

Incomincia a fare freddo al mattino quando mi reco al lavoro e alla sera quando ritorno lo sento … fra un po’ farò una scappatina a casa. Pensando a questo mi sembra che il tempo sia più breve.

Riguardo a Gianni, avrai già sbrigato le cose per la scuola … Segui con passione i tuoi compiti con puntualità e ordine. Ne seguirà la passione per l’arte che ti sei scelto per un domani migliore …

Prima che brini cercate di raccogliere i fagioli e l’altra verdura, vi serviranno per l’inverno …”.

 

“Italia, ottobre 1972, Piazza Brembana”P1020147

“Carissimo

Eccomi a te nuovamente con uno scritto … Ti dico subito stiamo bene. Gianni va a scuola, cioè ha incominciato un nuovo anno scolastico. Nella nuova scuola ha ancora d’ambientarsi ma comunque spero si troverà bene col tempo … Le scuole superiori sono sempre impegnative.

Incomincia a fare freddo fuori stagione … Forse avrà brinato anche lassù. Ti raccomando, riguardati dal freddo … Ci pensiamo tanto… sarebbe bello vivere tutti assieme, ma come si fa? Qui c’è la casa ma non c’è il lavoro. In Svizzera invece c’è il lavoro ma non la casa, per mancanza di alloggi. È un sacrificio enorme, lo so, ma dobbiamo adeguarci. Il tuo sistema di fare una scappata a casa ogni tanto riesce ancora a tenerci affiatati e poi ormai fra pochi mesi avrai le ferie invernali così potrai gustare con gioia la tua famiglia e la tua casa.

Ti ricordo ancora: ricordati che sei all’estero, comportati sempre bene perché non abbiano a dire “gli Italiani sono poco di buono benché siano dei cattolici”. Scusami se di tanto in tanto ti ricordo questo, ma è forte di me ricordartelo. E per il momento possiamo ancora essere riconoscenti alla Svizzera che dà ancora lavoro a tanti italiani. Qui le cose non sono tanto floride. Hanno chiuso parecchie fabbriche per mancanza di lavoro. Possiamo quindi ancora ringraziare Iddio del guadagno che abbiamo, malgrado la lontananza …”.

 

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