Scoperta una vera e propria holding di affari sporchi nella capitale. Relazioni anche con Cosa Nostra
L’arrivo incontrollato di immigrati e rom non è sgradito a tutti, anzi ,c’è chi proprio su questo ha costruito una fortuna, così grande e remunerativa che addirittura il “traffico di droga rende meno”. Questo si può ascoltare in un’intercettazione di Salvatore Buzzi, una delle tante che ha permesso di scoprire un losco giro d’affari, un sistema corruttivo per l’assegnazione di appalti nel settore ambientale e delle politiche sociali e di finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate. Si tratta di appalti per decine di milioni di euro a società collegate a Massimo Carminati, ex terrorista di estrema destra dei Nar ed ex membro della Banda della Magliana. Insieme a Buzzi e Carminati, sono in tutto 37 gli arresti e un centinaio gli indagati, compreso l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno che sostiene a gran voce di essere assolutamente estraneo ai fatti. E poi c’è Luca Odevaine, ex vice capo di gabinetto del sindaco Walter Veltroni e capo della polizia provinciale di Roma, nodo al centro di tutte le amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell’emergenza immigrati, accusato di avere il compito di “orientare i flussi”.
Grazie al suo ruolo al tavolo di coordinamento nazionale, insediato presso il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ed esperto del presidente del C.d.A. per il Consorzio “Calatino Terra d’Accoglienza”, l’ente che soprintende alla gestione del C.A.R.A. di Mineo, è lui stesso che spiega meglio, sempre attraverso un’intercettazione, il suo ruolo: “Avendo questa relazione continua con il Ministero sono in grado un po’ di orientare i flussi che arrivano da… da giù… anche perché spesso passano per Mineo… e poi… vengono smistati in giro per l’Italia… se loro c’hanno strutture che possono essere adibite a centri per l’accoglienza da attivare subito in emergenza… senza gara… le strutture disponibili vengono occupate… e io insomma gli faccio avere parecchio lavoro…”.
Perché Mafia? Il gruppo agiva come un’organizzazione mafiosa che si imponeva sugli appalti pubblici, capace di infiltrarsi e fare business nella gestione dei centri accoglienza per immigrati e dei campi nomadi, di finanziare cene e campagne elettorali, come era avvenuto per l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, tramite la Fondazione Nuova Italia di cui l’esponente di Fratelli d’Italia è presidente. Ma non solo a destra: Mafia Capitale riusciva a gestire un’intricata rete di rapporti con politici sia di destra che di sinistra, l’importante era infiltrarsi. Infatti, si legge a chiare note nell’inchiesta della Procura di Roma, che si tratta di “un’associazione di stampo mafioso che si avvale della forza di intimidazione e dell’omertà” dedita “all’estorsione, all’usura, al riciclaggio, alla corruzione di pubblici ufficiali per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici”.
“Con questa operazione abbiamo risposto alla domanda se la mafia è a Roma – ha spiegato il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, nel corso della conferenza stampa dopo la maxi-operazione – Nella capitale non c’è un’unica organizzazione mafiosa a controllare la città ma ce ne sono diverse. Oggi abbiamo individuato quella che abbiamo chiamato ‘Mafia Capitale’, romana e originale, senza legami con altre organizzazioni meridionali, di cui però usa il metodo mafioso”.
“È la teoria del mondo di mezzo, compà. …. ci stanno . . . come si dice . . . i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo … e allora …. e allora vuol dire che ci sta un mondo… un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano… come è possibile… che ne so… che un domani io posso stare a cena con Berlusconi”. È Carminati questa volta ad essere intercettato e spiega la “teoria” del mondo di mezzo, da cui prende il nome l’inchiesta “Mondo di Mezzo”. Con questo termine si vuole indicare un’area di confine tra i due diversi “mondi”, quello legale e quello illegale, in grado di garantire le relazioni funzionali al conseguimento degli interessi dell’organizzazione. In questo “sottomondo” di malaffare, fatto anche di collegamenti tra ambienti di estrema destra e politica, Massimo Carminati svolgerebbe un ruolo primario. Sempre Pignatone spiega nel dettaglio il significato della teoria esposta da Carminati che intende “col ‘mondo di sopra’, quello della politica e col ‘mondo di sotto’, quello criminale, e si mette al servizio del primo avvalendosi del secondo. La caratteristica principale di questa organizzazione sta nei suoi rapporti con la politica e nel fatto che alterna la corruzione alla violenza, preferendo la prima perché fa meno clamore”. Ma non finisce qui. La mafia della capitale aveva legami anche con Cosa Nostra e spuntano i nomi del boss Ernesto Diotallevi e Giovanni De Carlo, ritenuti referenti di Cosa Nostra nella capitale e per questo indagati dalla Procura di Roma per associazione a delinquere di stampo mafioso.