Ci pensa Renzi a ricucire lo strappo all’interno del partito: “Il Pd è una comunità che per me sta insieme e cerca di ragionare e riflettere”
La tanto attesa riunione del Pd è avvenuta, senza provocare quella decantata scissione all’interno del partito tra vertici e minoranza, anche se la spaccatura c’è e si avverte. A rendere lo strappo evidente ci pensa il deputato dissidente Fassina che, prendendo parola, appare il più accanito quando a accusa il Premier-segretario di volere le elezioni anticipate. “Non ti permetto più di fare le caricature di chi la pensa diversamente da te. È inaccettabile. La minoranza non fa diktat: se vuoi andare a elezioni dillo chiaramente e smettila di scaricare la responsabilità sulle spalle di altri” dichiara nel suo intervento Stefano Fassina. Ma l’attacco del deputato continua con pesanti accuse nei confronti del Premier: “È grave che il segretario non abbia detto una parola sullo sciopero. Significa che al Pd non importa nulla di quelle persone che sono scese in piazza. Stiamo cambiando identità, stiamo cambiando funzione politica. Stiamo diventando il partito dell’establishment che mette in atto l’agenda della Troika, non il partito della nazione”. Ma il Premier abbassa i toni della discussione, “Stefano ha un po’ urlato con l’atteggiamento di passione che gli riconosciamo. Ha alzato i decibel…” ha subito puntualizzato Renzi che cercando di ricucire lo strappo all’interno del suo partito, risponde a tutte le provocazioni appena ricevute. “Io non credo che qui ci siano delle caricature e non credo che sia una caricatura quando mi viene detto che io sono la Thatcher, o che la nostra è posizione economica della Troika. È interessante discutere e approfondire. Ma c’è un principio fondamentale: a un certo punto si decide”. E poi ancora: “Io non sono affezionato a un principio di obbedienza. Credo che un partito sta insieme sulla base del principio di lealtà. Se ci sono degli argomenti di coscienza, non si usano per mandare sotto il governo” e per quanto riguarda la provocazione sul voto anticipato, il Premier toglie ogni dubbio “Non ha senso tornare a votare a ogni intoppo. Ha senso tornare al voto? Io dico di no”.
“Non sarò io a rompere il Pd o a cacciare qualcuno dal partito, sostiene Renzi, ma avverte anche che, “non riusciranno a logorarmi o rallentarmi con imboscate “organizzate per corrente” e camuffate da “questioni di coscienza””. Renzi sa bene che quello che ci vuole adesso è un partito unito, soprattutto in vista dei prossimi impegni a partire dalla legge elettorale e la necessità di eleggere un nuovo presidente della Repubblica. In quelle occasioni il Pd in Parlamento dovrà essere unito e muoversi ad unisono per non ricadere negli errori del passato. E il segretario-premier rassicura sul metodo: “Quando sarà il momento il Pd, dopo una discussione interna, andrà a parlare con gli altri partiti e individuerà il successore”. “Non facciamo le riforme a colpi di maggioranza, ma non ci facciamo nemmeno bloccare le riforme dai diktat della minoranza” afferma per mettere in chiaro la sua posizione, Renzi è deciso a continuare verso la strada che ha intrapreso, rispetto alle riforme: “Finché sarò segretario e Premier non cederò di un centimetro non rispetto alla necessità di fare le riforme, perché si devono fare, ma rispetto alla necessità di rendere il Paese più semplice e bello. Se lo facciamo insieme non sarà un sogno solitario, ma un progetto concreto” e al concetto di unità di partito ci crede fermamente, tanto che conclude affermando: “Il Pd è una comunità che per me sta insieme e cerca di ragionare e riflettere”.
All’indomani dall’assemblea Renzi incontra Prodi per un faccia a faccia al Palazzo Chigi, subito dopo le 15. L’incontro si è svolto alla presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Delrio, è durato quasi due ore e, anche se non trapela nessuna indiscrezione, l’ipotesi più accreditata e quella di inserire il nome di Prodi nella lista dei possibili candidati come successori di Napolitano, cosa che non farebbe per nulla piacere a Silvio Berlusconi. “Abituati a vedere entrare a Palazzo Chigi Berlusconi, non si può non registrare un cambio di passo. L’incontro di Prodi con Renzi è un bel segnale, finalmente una nota positiva” commenta uno dei “dissidenti” del Pd, Pippo Civati.