Lucia Annibali: “Se lo scopo era cancellare me e la mia identità è andata male: non ci sono riusciti.” 20 anni confermati in appello per l’ex che la sfigurò con l’acido
La sentenza del processo d’appello per l’aggressione con l’acido a Lucia Annibali è giunta: i giudici hanno confermato la pena di venti anni di reclusione per l’avvocato, ex fidanzato di Lucia, considerato il mandante: Luca Varani è stato condannato con l’accusa di stalking e tentato omicidio. Ai due sicari albanesi che il 16 aprile 2013 hanno materialmente gettato l’acido addosso all’avvocatessa umbra sono stati inflitti dodici anni di reclusione, due in meno dei quattordici stabiliti in primo grado.
L’ex fidanzato di Lucia Annibali, Luca Varani, è stato riconosciuto colpevole di tutte le accuse: tentato omicidio, lesioni gravissime e stalking. I giudici hanno ritenuto che sia stato proprio lui ad avere assoldato i due albanesi per vendicarsi dell’avvocatessa, che lo aveva lasciato dopo aver appreso che l’uomo aspettava un figlio dalla sua compagna storica. Luca non ha mai accettato la fine dell’amore tra lui e Lucia. Dopo l’addio, la sua ossessione verso l’ex ragazza è cresciuta, insieme al risentimento e alla smania di persecuzione. Lucia Annibali ha raccontato tutta la sua storia ai carabinieri, per aiutarli a mettere assieme le accuse.
“Quello che so di lui è nelle carte, fuori dall’inchiesta non voglio più nemmeno nominarlo. La sua sorte non mi interessa minimamente. Devo pensare a me e a guarire il più possibile, lo devo a me stessa. Voglio riordinare la vita partendo proprio da quello che mi è successo”. E per questo Lucia ha preso fiducia e coraggio e ha deciso di vivere anche aiutando chi, come lei, ha subito violenza. “Devo dire la verità, non sto morendo dalla voglia di tornare al mio lavoro di avvocatessa, e invece mi piacerebbe moltissimo aiutare in qualche modo gli ustionati, occuparmi delle donne schiacciate da uomini inetti e incapaci di convivere con le loro fragilità. Alle donne voglio dire ‘voletevi bene, tanto, tantissimo. Credete in voi stesse e sappiate che ogni atto di violenza subita non dipende mai da voi che amate l’uomo sbagliato ma da lui che lo commette’. Agli ustionati come me invece dico di tenere duro e avere pazienza, tanta pazienza”.
Lucia Annibali ha detto in conferenza stampa, dopo aver ascoltato il verdetto del giudice: “La sentenza è giusta, adesso voglio guardare avanti. In questi mesi difficili ho lottato per non farmi travolgere da un dolore immenso. Non voglio portare rancore, anche se nulla potrà ripagarmi. Adesso voglio ricostruire al meglio mio viso e godermi un po’ di serenità. Dentro di me – ha aggiunto – non ho coltivato la rabbia. L’ustione mi ha insegnato ad essere ottimista. L’importante è che io viva bene la mia nuova esistenza”. L’avvocatessa ha ringraziato tra gli altri anche i medici che in questi mesi l’hanno curata. Il processo per l’aggressione con l’acido contro Lucia Annibali, l’avvocatessa che il 16 aprile 2013 rimase vittima di un vile attacco commissionato dal suo ex ragazzo, con il quale aveva avuto una relazione molto tormentata, si è svolto con rito abbreviato. Il rito abbreviato significa che l’imputato, in caso di accertata responsabilità e di condanna, potrà contare su uno sconto della pena di un terzo sul totale. Il pubblico ministero Monica Garulli, alla fine della sua requisitoria in primo grado aveva chiesto 20 anni di reclusione per Varani (36 anni), 18 per Altistin Precetaj (il palo, secondo l’inchiesta) e Rubin Talaban (l’esecutore materiale dell’agguato).
Le accuse per Garulli sono lesioni gravissime, oltre che stalking dovrà rispondere di tentato omicidio. Luca Varani, infatti, manomise anche i tubi del gas della casa di lei, che fortunatamente si accorse in tempo della perdita. Questo episodio accadde due mesi prima dell’aggressione con l’acido. Lucia ha sempre presieduto alle udienze in aula. In questi dieci mesi – dice – nella mia vita sono cambiate molte cose. “Io sono un’altra Lucia, sicuramente più forte di prima. Se lo scopo era cancellare me e la mia identità è andata male: non ci sono riusciti. Non sono riusciti ad annientarmi e sono stati loro ad abbassare gli occhi davanti ai miei, la prima volta che li ho visti in aula. Mi sento bella della mia fierezza e del mio orgoglio per aver saputo sopportare tutta la sofferenza vissuta in questi mesi e per me questa è già una vittoria, comunque vada a finire dal punto di vista giudiziario”.
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