Racconti di viaggio
Forse stai leggendo “la pagina”. Ti sei appena alzato dal giaciglio amico pregustando l’inizio delle festività pasquali. Non hai idea di quale gita fuori porta ti aspetta. Dipenderà dal tempo: dal minaccioso all’incerto, per poi rallegrarti con il primo raggio di sole d’aprile. Il settimanale è lì, intonso e puntuale come sempre all’ora del profumato caffè che ti arriva alle narici, ammaliatore più che mai. L’ amico postino, lui, è da ore in movimento, tra un sobborgo e l’altro dei tanti villaggi del cantone della città sulla Limmat, tra le strette vie porticate della Berna antica, a Losanna e Ginevra, o in quella Basilea affacciata sul fiume che scorre da secoli verso il nord per andare all’abbraccio del suo mare portando seco gli echi degli antichi conflitti tra i Galli e i Germani. Storia dell’Europa.
Dei suoi popoli e delle sue nazioni. Divago, cara lettrice e caro lettore. Ma è solo perché mi distraggo un po’, avrebbe detto il grande Lucio Dalla, per non soffrire, prevedo, gli sbalzi dell’Airbus colpito dagli ultimi afflati dei venti monsonici. Sono lassù, ai dodicimila metri e più, in una qualche parte del sub continente indiano. Lassù, tra i tanti – turisti, uomini d’affari, politici o quant’altro ancora – in viaggio da Bangkok verso la vecchia Europa.
Sono stato in Vietnam – Hanoi, Da Nang, Hue, Ho Chi Minh (già Saigon) , il delta del Mekong– membro della ristretta delegazione italiana all’incontro con i rappresentanti dei parlamenti del mondo. La democrazia universale, con tante eccezioni, per la verità, si è riunita nella capitale di quella grande nazione protagonista dei nostri sogni giovanili. Eravamo alla metà degli anni settanta quando irruppe sullo schermo la figura minuta dell’uomo scalzo che imbracciava il fucile nell’ultimo assalto al fortino presso l’ambasciata americana dell’allora Saigon. Gli eredi del grande vecchio Ho Chi Minh si apprestavano a ricostruire la nazione indocinese devastata dalle terribili devastazioni del napalm. Non è stato facile e nemmeno di breve durata. Dopo quaranta anni, possiamo dire che la scommessa con la storia è stata vinta. Vinta, lasciando sul terreno i tragici simboli della memoria collettiva. Oltre ai tre milioni di morti nel corso di un decennio, centinaia di migliaia di amputati e invalidi permanenti, a cui aggiungere i nati con atroci malformazioni fisiche, la conseguenza degli acidi malefici delle bombe al napalm. Ho ancora negli occhi la moderna sala dei congressi della capitale vietnamita, il migliaio di parlamentari, di ogni razza e colore, laggiù convenuti per lanciare l’universale messaggio di pace e ottimismo nell’avvenire.
L’imponenza delle delegazioni africane, i colori sgargianti degli addobbi a nascondere la tristezza dei visi per le immani tragedie da cui sono colpiti tanti loro popoli, il festoso chiacchiericcio delle delegazioni latino americane, in totale contrasto con l’austero, compassato comportamento degli anglo sassoni da apparire, talvolta, arrogante e fazioso. Infine, loro, i vietnamiti, prussiani dell’Indocina, a cui la storia, nel corso dei secoli, ha riservato le prove più dure. In perenne conflitto con i potenti cinesi vicini prima, con i colonialisti e la super potenza globale poi. Hanno mostrato al mondo il valore autentico di una rinascita: l’ aver combattuto e vinto la lotta di liberazione nazionale senza perdere il senso del limite. Saper perdonare chi ti ha inflitto le prove più dure senza cadere nell’oscurità dell’oblio. Guardare avanti verso un avvenire di pace, progresso e cooperazione internazionale, mantenendo salda la memoria storica e umana di un popolo. L’Europa ti appare piccola da laggiù. Sbirciando dall’oblò, sotto di te o volando con la mente oltre l’orizzonte himalayano, scopri il formicolio dei popoli dell’Asia moderna. Qualche sciocco nostrano ancora si diletta raccontando la favola del mulino bianco.
Di come era bella la vita tra le mura amiche protette da un ampio e profondo fossato. Se ti appare piccola l’Europa, figuriamoci l’Italia o la Svizzera. La coesistenza dell’unità, da un lato e della diversità, dall’altro, è, per l’Europa, un vincolo imprescindibile per preservare la sua storia e il suo protagonismo nel contesto globale. Impressioni di un viaggio nelle terre lontane. Care lettrici e cari lettori, il più accorato augurio pasquale.
Good Morning, Vietnam.