25 aprile 1945
È accaduto settanta anni or sono. L’Italia e l’Europa uscivano dal buio della criminale avventura totalitaria del nazifascismo. Dall’atlantico agli Urali, con qualche eccezione, il buio della notte nascondeva le rovine delle città della vecchia Europa. Era il lascito della banda infame che aveva asservito i popoli portandoli allo scontro fratricida per una pura sete di dominio e di sopraffazione etnica e razziale. La soluzione finale di Hitler, per gli ebrei in primis, e le leggi razziali del fascismo italiano, furono i demoni dell’oscurantismo perverso e omicida.
Poco più di vent’anni dopo la prima guerra mondiale del 15-18, anni in cui la migliore gioventù perdette la vita sul Piave e nelle trincee dell’Adamello accanto al ghiacciaio che ne coprì pietosamente i corpi martoriati ed esamini, o nelle landa sterminata di Verdun ove riposano i caduti di ogni parte, la memoria non servì ad evitare l’infame avventura del secondo conflitto mondiale. Cinquanta milioni di morti tra combattenti e civili, i sei milioni di ebrei annientati nelle camere a gas, milioni di feriti e di invalidi permanenti, l’animo devastato dei sopravvissuti, la cui vita sarebbe poi stata un cumulo di rovine e sofferenze disumane. Eppure, nel buio di quella lunga notte, qualcuno osò affrontare la sfida della rivolta civile e morale. La resistenza, in fondo, è stata solo e tutto ciò. Un messaggio di fratellanza, lotta di donne e uomini per riscattare il tricolore, la bandiera della Patria, umiliata dalla tragedia del totalitarismo fascista, guerrafondaio e criminale.
Mai nella storia della nostra Italia, così tanti, un intero popolo, dovettero tanto a chi seppe guardare oltre il proprio destino personale per porsi al servizio di una nuovo risorgimento nazionale. Se l’Italia, da quel fatidico momento, ha potuto trovare il suo posto tra le nazioni libere, lo dobbiamo a quei resistenti che mostrarono al mondo l’esistenza di un’altra Italia: fraterna, tollerante, solidale e umana. Povero il paese che ha bisogno di eroi, come affermò Bertolt Brecht
Ma nell’ora del sacrificio, in cui occorre immolare la vita per il bene di tutti, gli eroi servono. Sono quella parte di uomini e donne il cui unico odio è verso la guerra e verso quelli che l’hanno perseguita attraverso messaggi di dominio e odio razziale. La resistenza fu lotta di eroi malgrado loro. L’orda nazista era scesa dal nord a occupare la nazione dopo l’otto settembre del 43. Trecentocinquanta mila combattenti, di cui, settanta mila caddero in battaglia, si ribellarono ai servi fascisti combattendo contro l’invasore. Organizzati nelle brigate Garibaldi, Matteotti, di Giustizia e libertà Non lotta di parte, ma di popolo. Come lotta di popolo fu la resistenza europea, in cui militarono resistenti e fuoriusciti che sarebbero poi stati tra i protagonisti della rinascita italiana . La resistenza, in fondo, riscattò le pagine migliori del risorgimento italiano. Dalle cinque giornate di Milano, alla repubblica romana di Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi e il giovane autore dell’inno nazionale morto in combattimento, Goffredo Mameli. Si gettò allora, nel vivo della lotta, il seme perché crescesse l’albero della democrazia portatore dei principi fondamentali della costituzione repubblicana.
Dopo settanta anni, vi è bisogno di memoria per ristabilire la difesa e la cultura del lavoro e l’affermazione di una giustizia che sappia colpire alla radice la corruzione dilagante nella nostra patria. Vi è bisogno di memoria per combattere i rigurgiti xenofobi e razzisti di cui siamo stati vittime anche noi emigrati nel corso di una lunga storia. Vi è bisogno di memoria per rinverdire e tramandare ai posteri l’epopea di Mattmark e Marcinelle, dei tanti periti italiani sul lavoro. Vi è bisogno di memoria per preservare la storia degli italiani in Svizzera, del loro appassionato impegno perché si affermasse la “ pari dignità dei diversi.” È cambiato il tempo, l’Italia e l’Europa cercano, tra tante difficoltà, la via dell’unità per costruire un avvenire prospero, solidale e comune.
Noi, noi tutti, siamo stati i precursori della nuova Europa. Per affermare il diritto a essere cittadini, abbiamo speso il meglio della nostra gioventù. Vorremmo dire a Sergio Mattarella, il nostro presidente, che siamo parte dell’Italia e forse, dell’Italia migliore. Di chi attraversò le alpi o solcò i mari per sfuggire alla miseria, perseverando la resistenza in altre forme, in cerca di un avvenire più degno e umano.