Continuano le proteste del M5s nei confronti del neoeletto Presidente della Giunta Regionale della Campania. De Luca fa ricorso contro la sospensione
Non si placano i fermenti attorno alla figura e alla carica del Presidente della Giunta Regionale della Campania Vincenzo De Luca. Dopo la sospensione della carica firmata dal Premier Renzi, è arrivata la pronta risposta di De Luca con il ricorso alla sospensione scattata per una condanna in primo grado per abuso d’ufficio dell’ex sindaco di Salerno. Nella mattinata del 29 giugno, infatti è stato depositato al Tribunale di Napoli ricorso per l’annullamento del decreto del Presidente del Consiglio con cui è stata disposta la sospensione dalla carica del neoeletto De Luca, come ha comunicato il parlamentare del Pd, ed avvocato di De Luca, Fulvio Bonavitacola. “Ho firmato il decreto di sospensione di De Luca da presidente della regione Campania come da adempimento di legge”. Lo ha detto il presidente Matteo Renzi dopo la riunione del Consiglio dei ministri riferendosi ala legge Severino. Con questo Renzi ha voluto intendere che non c’è stato nessun decreto interpretativo della Severino per “salvare” il governatore neoeletto, come invece si sospettava. Cosa confermata dal ministro Maria Elena Boschi che aveva detto: “Verrà applicata la legge come ha già detto il Presidente del Consiglio anche nel caso di De Luca”. Tra le possibilità di De Luca, ha spiegato Renzi, c’è quella di nominare la nuova giunta prima che la sospensione decisa dal governo abbia effetto. E invece non è andata così. De Luca non nomina nessuna giunta, non crea quindi nessun vicepresidente in grado di amministrare i pieni poteri, ma annulla tutti gli impegni e le iniziative annunciate tra cui la convocazione del primo consiglio regionale attesa per il 29 giugno. “L’ho fatto per consentire gli opportuni approfondimenti dopo il decreto di sospensione firmato da Renzi”, spiega Rosetta D’Amelio, consigliere anziano che si è recata alla sede dell’assemblea, al Centro direzionale di Napoli, per annullare la convocazione. Mossa che serve soprattutto a guadagnare tempo, la seduta, per Statuto, si dovrà comunque svolgere entro il 13 luglio, cioè entro i venti giorni dalle proclamazione di tutti gli eletti. Nel frattempo, proprio come De Magistris, De Luca spera di ottenere in tempi brevi l’accoglimento del suo ricorso. Nel frattempo però gli animi degli oppositori non si placano e anzi rincarano la dose.
Nella stessa mattinata di lunedì 29 giugno il Movimento 5 stelle ha organizzato una protesta al centro direzionale di Napoli, dove ha sede il consiglio regionale, per denunciare il blocco delle attività istituzionali. Tra tutti gli striscioni “De Luca dimettiti”, su un grande lenzuolo bianco con lettere nere steso al centro direzionale, sotto il palazzo dell’isola F13, la fa da padrone. In prima fila i consiglieri regionali dei Cinque Stelle: “De Luca è stato il più grande errore di Renzi” dice il deputato Luigi Di Maio, vice presidente della Camera. “Chiediamo che il consiglio si riunisca – continua – e che se deve prendere atto che si deve tornare al voto, lo faccia e sciolga le assise”. “Si sta andando avanti con forzature e illegittimità, la Campania è ostaggio dei problemi giudiziari di De Luca”, dice invece Valeria Ciarambino, candidata alla presidenza della Regione Campania del Movimento Cinque Stelle ed eletta in consiglio regionale. Insieme con i consiglieri pentastellati eletti, i disoccupati organizzati dei Bros e un gruppo di associazioni. Avviata una raccolta di firme per chiedere le dimissioni di Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania. La parola adesso spetta al giudice che dovrà prendere una decisione entro una settimana, 10 giorni al massimo. Nel caso in cui gli negasse la sospensiva, allora l’iniziativa per risolvere l’incresciosa situazione tornerebbe a Palazzo Chigi che potrebbe decidere o la nomina di un funzionario pubblico (commissario ad acta) per svolgere le funzioni del sospeso, oppure, come desiderato dai pentastellati, si tornerebbe al voto.