Abbiamo tutti sotto gli occhi la tragedia di migliaia di migranti letteralmente condannati ad affrontare il loro viaggio della speranza in condizioni disumane e drammaticamente rischiose. Uomini, donne, bambini, in marcia verso una speranza che appare, spesso, come la fata morgana al misero viandante sulle dune del deserto sahariano.
In queste ore si stanno levando voci diverse che sollecitano i governi dell’ Europa e l’Unione a farsi promotori di una straordinaria iniziativa umanitaria.
A pochi giorni dalla morte di Aylan – siriano, in fuga dalla guerra – un altro battello è affondato al largo della Grecia causando altre decine di vittime, per la metà bambini e tra loro dei neonati, a conferma che questa strage infinita non pare destinata a fermarsi. Solo quest’anno – e siamo a settembre – più di quattrocento trentamila migranti hanno sfidato il mediterraneo per il loro viaggio della speranza. Per altri migliaia non si conosce la sorte. Ma se potessimo interrogare il ghibli, il vento che, con la rossastra nebbiolina, porta i lamenti dei morenti nelle traversate della speranza, dovremmo alzare, alta e forte, la preghiera a quel Dio che non ha saputo aiutarli nell’ esodo verso la terra promessa.
Vuol dire il doppio, e forse più, di quanti lo avevano fatto nell’ intero 2014. A migliaia non hanno toccato la riva e di molti non si potrà mai recuperare il corpo sprofondato negli abissi della vergogna e del disonore del mare già nostrum.
La maggior parte sfugge dalla Siria. Molti dal Pakistan, Iraq o dall’Afghanistan e dall’Africa.
Il numero più alto percorre la via che conduce dalla Turchia alla Grecia. Altri sbarcano sulle nostre coste dopo una via crucis in territorio libico. E chi sta scrivendo, per aver vissuto diversi anni in quella terra a sud del mediterraneo, sa quali disumane condizioni di vita i migranti possono subire nell’attraversata del deserto – tra il Ciad, l’Oasi di Kufra e la città di Bengasi – infestata dai carovanieri, schiavisti del ventunesimo secolo impegnati nell’odiosa opera di spoliazione dei pochi beni in possesso dei migranti.
L’Europa – anche grazie alle pressioni del nostro governo – sta correggendo un’assenza prolungata e un egoismo colpevole, ma senza risolvere il tema di fondo di quali vie legali si possono utilizzare per chiedere asilo in Europa, migliaia di donne, uomini, bambini non troveranno alternativa al ricatto di criminali scafisti.
L’Italia ha il merito enorme di avere soccorso in mare migliaia di naufraghi. È un’opera di cui andare orgogliosi e che va proseguita fintanto che l’emergenza continuerà.
Ma se vogliamo evitare altre e nuove tragedie la sola soluzione – umanamente e politicamente saggia – è andare a prendere quanti hanno il diritto di mettersi in salvo prima che la loro vita sia comperata e mercificata da trafficanti senza principi.
Il nostro governo si faccia promotore presso l’Unione Europea di una intensa pressione politica e diplomatica finalizzata, in collaborazione stretta con l’ UNHCR (l’ Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), ad attivare dei canali umanitari sicuri e dei presidi nei paesi di partenza ovunque ciò sia possibile – dalla Turchia al Libano, dalla Giordania alla Tunisia – così da procedere in un contesto di protezione a una prima selezione dei migranti in possesso del requisito di rifugiato e ai quali garantire visti umanitari per chi scappa dalla guerra e la certezza di non essere respinti dai paesi in transito come sta accadendo in tante parti dell’est europeo, con i muri in Ungheria, i campi minati in Croazia, in Serbia, in Slovenia e altrove.
In tale contesto sarebbe possibile individuare dei criteri umanitari partendo dalla salvezza di donne e bambini in modo da evitare che altre creature o neonati debbano salire su una di quelle sciagurate imbarcazioni.
A quel punto sarebbe possibile trasferire i profughi con diritto di asilo nei paesi di sbarco in condizioni di sicurezza stroncando un traffico odioso di essere umani che solo quest’ anno ha già fruttato alle organizzazioni criminali centinaia di milioni di dollari.
Sono, queste, le motivazioni profonde che hanno portato un gruppo di parlamentari del partito democratico – tra i quali, chi scrive – a chiedere al nostro governo un’ iniziativa immediata e coordinata a livello europeo perché sia scritta una pagina all’altezza dei valori, umani e civili, fissati nella carta fondamentale dell’Unione.
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