Il popolare cantautore napoletano ci parla del suo nuovo album, un lavoro decisamente
autobiografico che vanta collaborazioni d’eccezione
“Questo sono io”: in meno di un mese triplo disco di platino. Una bella soddisfazione, no?
Sicuramente sì. Con la crisi che ci troviamo ad affrontare sapere di aver venduto gia più di 200 mila copie è una bella soddisfazione. Il successo di questo nuovo album rappresenta per me il risultato di tanti sacrifici e sono felice del riscontro che sta registrando.
Rispetto ai precedenti album qual’è la caratteristica che distingue “Questo sono io”?
Intanto “Questo sono io” non è un album di mestiere, ma un album scritto “di getto”; solo dopo, mentre lo scrivevo, mi sono accorto che parlavo di me e credo che la sua vera caratteristica rispetto agli album precedenti sia questa maggiore introspezione. Alla fine mi sono accortodi aver parlato veramente tanto di me e della mia vita.
E il risultato è un disco molto intimistico ed autobiografico…
Sì. Questo album è la mia risposta a questi anni che mi hanno visto direttamente ed indirettamente protagonista, osannato, criticato e spesso anche giudicato. E’ un album che racconta di una persona che soffre, che gioisce, della mia vita, delle mie paure, delle mie ansie, delle mie incertezze. Insomma è stato come andare dallo psicanalista, solo che io, invece di stare su un lettino, mi mettevo al pianoforte e iniziavo a raccontarmi con una facilità che ha sbalordito anche me stesso.
Per questo disco hai scelto gli studi e i tecnici migliori. Ci sono collaborazioni eccellenti.
Sì, ho chiesto collaborazione a musicisti e autori, a tutti, più per umiltà che per esibizione, e sono stati davvero straordinari. E’ stata una bella soddisfazione collaborare con musicisti che hanno scritto pagine della storia della musica; il confronto con gli altri è fondamentale e si impara sempre qualcosa…
Com’è nata la collaborazione con Pino Daniele? Nel passato stando alle cronache, c’era stata un po’ di ruggine…
Ecco, questo è un classico esempio di come certe cose vengano ingigantite dalla stampa. Io e Pino non ci eravamo mai conosciuti. Siamo nati a 20 m di distanza e i nostri genitori giocavano a carte insieme. Un giorno lui mi ha invitato ad un concerto in piazza Plebiscito, a Napoli; mi ha telefonato e mi ha detto: “Ma prima di litigare, ci vogliamo conoscere?”. In realtà i nostri litigi erano costruiti da chi ci stava intorno. Ci siamo parlati e oggi posso dire che siamo due persone che si vogliono bene.
Qual è la canzone di “Questo sono io” che ti rappresenta maggiormente?
Ognuna ha il suo spazio. Sicuramente “Babbo Natale non c’è” è quella che mi appartiene di più, perché parla della lontananza da Luca, mio figlio, che ha soli cinque anni e mezzo, e dell’ansia di non vederlo crescere; però in ogni canzone c’è parte di me, anche in “Giorni”; quando dico “vado dove batte il mio cuore e la mia vita me la prendo così” intendo che oggi è tutto più frenetico, non si riesce a godersi nulla e allora si sente l’esigenza di darsi più spazio per vivere la propria vita; ecco quella è una frase che mi rispecchia molto. E comunque, ripeto, ogni canzone ha il suo spazio e il suo perché, e in ognuna di esse c’è qualcosa che mi rappresenta, perché racconta di tutte le cose che mi nascono nella mente e che, pian piano, crescono in me…ecco perché lo definisco album autobiografico o, meglio, un album di ricordi. Nella vita si cresce per imparare e andare avanti; oggi io vivo questo e questo è quello che ho scritto: questo sono io e questa è la mia vita. In questo album non ho pensato agli altri, ho pensato a me e mi sono raccontato in musica.
“Giorni” è la sigla ufficiale di Amici, il programma di Maria De Filippi; cosa consiglieresti ai giovani che vogliono intraprendere la sua stessa carriera?
Quello che è importante non è amare il successo, ma amare la musica. Se si ama la musica, può anche arrivare il successo. E’ questo l’essenziale per riuscire. Se si intraprende la carriera musicale solo per arrivare al successo, riuscire diventa più difficile.
Un’altra canzone decisamente intimistica, dopo “Babbo Natale non c’è” è “Male d’amore”.
Sì, è una canzone scritta pensando ad Anna, (Tatangelo, ndr) e rispecchia l’ansia che provo nel pensare al futuro con una compagna molto più giovane di me, a cosa sarà fra 30 anni, quando io avrò 70 anni e lei 50, a come si sentirà la differenza d’età.
Con “Nessuno te lo ha detto mai” e “Addo’ so’ nato ajere” torni a cantare in dialetto: nella tua carriera il dialetto è stato un ostacolo o un valore aggiunto?
Cantare in dialetto, soprattutto in dialetto napoletano, il più conosciuto al mondo, è un valore aggiunto. Certe parole in dialetto esprimono meglio il loro senso che non tradotte in italiano, hanno un sapore diverso ed una forza maggiore.
Cosa pensi della citazione in Gomorra?
E’ un libro che racconta la verità della mia città, incluso il fatto che nelle case dei quartieri popolari, abitate anche da alcuni boss della camorra, si ascolta Gigi d’Alessio. Non c’è niente di strano, a mio avviso.
Presto andrai a cantare anche nelle carceri…
Sì, me lo ha chiesto il presidente del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, per fare entrare la musica nel carcere. La musica è l’unico elemento che entra sempre ovunque senza chiedere permesso e se riuscirà, rievocando ricordi o sentimenti, ad alleviare le ferite di qualcuno o a far ritrovare l’anima a certe persone, sarò veramente soddisfatto. Se riuscirò a far riflettere almeno uno dei detenuti, le mie canzoni avranno avuto un senso in più. Io sono convinto che nessuno nasce cattivo, cattivi si diventa.
Sei riuscito alla fine a sapere cos’è successo con Del Noce?
No, non sono ancora riuscito a parlargli. Fino ad adesso quello che si sa per certo è che il programma in due serate che io e Anna avremmo dovuto fare per la Rai è semplicemente slittato.
Per “Questo sono io” è previsto un tour?
Sì, farò 3 concerti. Probabilmente sarò allo stadio di Catania, a San Siro, a Milano, e all’Olimpico, a Roma. E se riusciremo ad avere il San Paolo ci sarà anche una data a Napoli.