Care lettrici e cari lettori,
è passato un anno dal quel giorno particolare in cui pensai di dover interrompere il rapporto settimanale con voi. Già avevo preparato la lettera di addio. Un ricordo commosso dei tanti anni in cui ebbi occasione di dialogare – direttamente o tramite “ la pagina “- con persone di ogni età e condizione sociale che vivono nelle città e nei villaggi della Confederazione Elvetica. Poi tutto è andato bene e sono qua oggi a riassumere vicende dell’anno che ci sta lasciando.
A ricordare persone e cose. Avvenimenti lieti e tristi. Amici di cui serbiamo un ricordo straordinario e commosso per quello che hanno lasciato di bene.
Lo avevo promesso. Andrò a Parigi per partecipare alla conferenza mondiale sul clima che ha cercato di dare risposte ai cambiamenti climatici che mettono in pericolo l’esistenza stessa del nostro pianeta così come lo abbiamo conosciuto negli anni della nostra vita. È stato Schwarzenegger, l’americano di origi tirolesi, a ricordare, nel tempio del parlamento repubblicano, gli anni della sua gioventù, la corsa tra il verde e le estese pinete della terra natale alpina alla ricerca della sua libertà; a sottolineare l’impegno della California, di cui è stato presidente, nella ricerca delle fonti alternative per salvare la terra dalla febbre del surriscaldamento che fa sciogliere i ghiacciai delle alte montagne e dei poli mettendo in pericolo l’esistenza di milioni di viventi e di esseri umani.
Si, lo avevo promesso. Ho acquistato dal fioraio della rue San Martin – sempre lo stesso da decenni – un cuscinetto di rose scarlatte con un nastro su cui ho fatto incidere dieci nomi di donna, da Alice a Rosaria, in rappresentanza ideale di tutta la gioventù nostra e mi sono avviato verso Place de la république per deporlo accanto alle migliaia di bouquets posati a stringere d’amore il monumento a Marianne, l’eroina di Francia.
L’ho compiuto a nome vostro e dopo aver accesso dei lumi mi sono raccolto in silenzio pensando di rappresentare l’animo di tutti voi, cari amici e amiche, lettrici e lettori. A nome vostro in un ultimo segno di vicinanza e solidarietà verso la famiglia di Valeria Soresin, la ragazza che sapeva sognare vivendo la grande avventura della sua gioventù in terra di Francia. Ho pensato al dolore dei genitori espresso con una tale forza d’animo priva di ogni segno di odio e vendetta da suscitare l’ammirazione di tutto un popolo. Ho osservato l’ininterrotto afflusso di cittadini del mondo, i loro visi che indicavano provenienze vicine e lontane, uniti nel segno del dolore e della umana partecipazione.
Ho pensato a quei ragazzi di Basilea pronti a varcare i confini per vivere il tempo degli estesi saperi frutto delle nuove mescolanze globali. A come deve essere drammatico apprendere che qualcuno, giovane come loro, possa pensare di essere lo strumento che scalfisce e annienta il loro volo alla scoperta del mondo ricco delle sue millenarie culture. Non amo l’aereo. E nemmeno quei lunghi voli che attraversano continenti e oceani. Ma servono a riflettere. A capire quanto tu sei piccolo e indifeso mentre osservi dall’oblo del Boeing la maestosità dell’Himalaya con i suoi ghiacciai perenni, E nello stesso tempo ti fa capire come l’intelligenza creativa dell’uomo sia capace di realizzare i sogni più grandi se sa arricchire l’animo d’amore e solidarietà. Grazie, cari amici de “la pagina”.
Grazie, tramite il giornale, a tutti voi. Alle genti che ho incontrato nei tanti momenti artistici e culturali. Nelle feste associative. Nei convegni e nelle manifestazioni a ricordo delle tappe più importanti della comunità italiana in Svizzera. E nei momenti tristi in cui siamo accorsi a salutare l’amico o l’amica che ci aveva lasciati. Grazie per l’affetto e la stima ricevuti, pur uniti alla critica per il poco ottenuto nella battaglia in parlamento a difesa dei nostri cittadini nel mondo. Con voi ho vissuto momenti bellissimi.
Ho cercato di meritarmeli raccontandovi storie vere. Storie di uomini e di donne. Vicende di una italianità che si è fatta storia di un popolo che varcò le alpi per vincere la sfida della vita. E un augurio a tutti perché l’anno che verrà possa riempire la vostra vita di nuove e belle realtà. Penserò a voi levando il “verre de l’amitiè”, una bellissima espressione delle comunità francofone che indica gioia di conoscere e amare. Ci ritroveremo a gennaio pronti a compiere un altro passo della nostra vita assieme. Con l’augurio di trovare un mondo migliore.
Evviva.