Calabrese nel mondo lo è stato, lo è tutt’ora a lungo, almeno fino al suo rientro definitivo in Calabria. Stiamo parlando di Pirro Mario, 69 anni di Tarsia, Cosenza (dove tutt’ora abitano i suoi parenti). La storia di Mario, com’è chiamato affettuosamente dagli amici, è molto simile a quella di tanti suoi corregionali, costretti ad emigrare in cerca di fortuna. Con una differenza sostanziale, partì da solo quando aveva solo sedici anni. “Non è stato facile” – racconta Mario – “come tutti i ragazzini della mia età ero abituato a stare in famiglia. Certo non dimenticherò mai quel maledetto primo febbraio del 1962, quando ho lasciato il mio paese”.
Nel 1972 si scrisse in una delle prime associazioni regionali calabresi, con il compito della scuola. Dopo circa un anno venne eletto presidente, per aver portato nella zona del cantone Svitto (Siebnen) con il suo staff tutta la cultura della nostra terra, come musica leggera, folcloristica, tre settimane culinarie con cibi, vino e cuochi direttamente della Calabria. Purtroppo però tutto quello che è stato organizzato in questi lunghi anni non è servito quasi a nulla, non hanno rispetto, cambiano gli uomini, danno mandati per l’emigrazione senza neanche avvisarci, pur avendo i nostri recapiti, arrivano alle porte della frontiera e non hanno l’umiltà a farci visita. Mi rivolgo a lei come primo cittadino di questa bellissima terra e amata da noi tutti, se vuoi che anche i nostri figli, nipoti debbono amarla, devi cambiare politica, devi essere più presente fra noi, altrimenti fra pochi anni perderai la seconda, terza, quarta generazione, loro non la pensano come noi, loro vogliono fatti e non chiacchiere come da molti anni ci avete pieno la testa a noi.
Cara direttore la prego gentilmente di pubblicare questo mio sfogo personale, purtroppo qualche volta ci dobbiamo far sentire, altrimenti pensano che non esistiamo.
Mario Pirro
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