Riusciamo a riconoscere una persona pericolosa dalla coda dell’occhio? Secondo un recente studio sì e in più riconosciamo meglio le persone che le forme
“Da piccoli i visi di altre persone ci vengono impressi: un naso lungo, la linea delle labbra, sopracciglia troppo dense o troppo sottili. È così che impariamo a riconoscere le piccole differenze che contribuiscono all’apparenza individuale”, ha spiegato lo scienziato Christoph Dahl dell’Istituto tedesco Max-Planck, che ora, in uno studio recente, ha analizzato se guardando qualcuno dalla coda dell’occhio siamo capaci di riconoscere se si tratta di un amico o di un nemico.
Dobbiamo fare affidamento alle nostre capacità di riconoscere velocemente le azioni di altre persone, solo così possiamo capire se si tratta di un amico o di un nemico, però tanto di quello che succede intorno a noi lo vediamo solo dalla coda dell’occhio, quindi percependo a volte immagini molto sfumate. I ricercatori dell’Istituto Max-Planck, per questo, si sono chiesti cosa possiamo dichiarare sui movimenti di una persona se non la guardiamo direttamente.
L’esperimento consisteva in partecipanti seduti davanti ad uno schermo panorama di tre metri di altezza da coprire un campo visivo di 230 gradi, da garantire ai partecipanti di sentirsi effettivamente presenti nelle diverse scene mostrate. Mentre i partecipanti rivolgevano lo sguardo in avanti, sullo schermo e nei bordi del campo visivo dei partecipanti, si muovevano degli avatar di grandezza naturale facendo diversi movimenti, come dare pugni, schiaffi o calci, ma anche strette di mano o accenni ad un abbraccio. Gli scienziati tra l’altro hanno misurato anche se i partecipanti continuavano a rivolgere lo sguardo in avanti, senza vagare lo sguardo nei lati.
Alla fine ai partecipanti veniva chiesto delle azioni e movimenti degli avatar, se erano positivi o negativi.
I partecipanti riconoscevano le azioni presentati in un’angolatura di 45 gradi, quindi da due a tre larghezze di un palmo distanti dal naso, con la stessa precisione come azioni che succedevano direttamente davanti ai loro occhi. In più i partecipanti riconoscevano meglio le immagini ferme degli avatar che delle forme geometriche semplici. “Lo studio dimostra che percepiamo meglio le azioni umane nella periferia di quanto si pensasse finora”, conclude Laura Famrecht, autrice dello studio. Inoltre Famrecht presume che dietro questi buoni risultati potrebbero esserci degli adeguamenti evoluzionari: “riconoscere le azioni di altre persone dalla code dell’occhio molto probabilmente, è così importante perché così riusciamo a capire in tempo se la persona che si sta avvicinando ha delle buone o cattive intenzioni”, spiega Famrecht.
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Foto: MPI f. BIOLOGISCHE KYBERNETIK