I chili di troppo? Tutta colpa del nonno. Uno studio mostra infatti che i nipoti di uomini obesi sono più suscettibili agli effetti nocivi per la salute provocati da un’alimentazione con ‘junk food’, anche se i loro padri sono magri e sani.
Una verifica avvenuta per ora solo su modello animale, ma che aggiunge evidenze alle prove scientifiche che in precedenza avevano già dimostrato come alcuni tratti possano essere trasmessi in famiglia anche senza essere ‘registrati’ in modo permanente nei geni: un fenomeno chiamato epigenetica transgenerazionale.
Si tratta dunque di modifiche che non influenzano il codice preciso dei geni, ma possono avere effetto sulla loro attivazione. Ora il team del Victor Chang Cardiac Research Institute di Sydney – si legge sulla rivista ‘Molecular Metabolism’ – ha studiato gli effetti a lungo termine dell’obesità paterna.
Per fare questo, ha fatto accoppiare topi maschi obesi con topi femmina magri. Scoprendo che, rispetto alla prole degli uomini magri, sia i figli che i nipoti dei maschi obesi erano più propensi a mostrare i primi segni di fegato grasso e diabete quando veniva somministrata loro una dieta a base di cibo spazzatura. Lo stesso effetto non è stato osservato nelle figlie o nelle nipoti femmine.
E anche quando la prole veniva alimentata in maniera sana e mantenuta a un peso normale, conservava la maggiore tendenza a sviluppare condizioni correlate all’obesità quando esposta di nuovo a una dieta poco sana. Tuttavia, l’effetto non sembra essere trasferito ai pronipoti.
“Questa è una buona notizia perché suggerisce che il ciclo dell’obesità può essere spezzato”, spiegano gli esperti. E proprio perché questo effetto scompare dopo due generazioni, gli studiosi suggeriscono che la suscettibilità al cibo spazzatura venga trasmesso da effetti epigenetici.
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