“Avere cura dell’unità del nostro Paese, mai darla per scontato”
La Repubblica italiana ma non solo, gli altri Stati dell’Unione europea e – più in generale – la stessa Ue hanno bisogno di rinnovato entusiasmo, di fraternità, di voglia del futuro. Deve nascere una società, sotto la spinta delle giovani generazioni, che sostituisca l’io con il noi, partendo dal fatto che l’egoismo civile non genera riscatto. Ma per confrontarsi, mettersi in gioco, è necessario – a partire della vicenda dei migranti – “non alzare muri verso l’esterno o creare barriere divisorie al nostro interno”. Il presidente della Repubblica ha colto l’occasione del suo intervento, la scorsa settimana, al Meeting Cl di Rimini, per discutere alcuni temi di attualità e disegnare quella che dovrebbe essere la nostra comunità, forte anche delle esperienze del passato.
“Voi giovani”, ha esordito Mattarella dal palco della Fiera riminese, “siete una risorsa preziosa per la nostra società”, per fare diventare “più forte la Repubblica italiana, che ha bisogno di rinnovato entusiasmo, di fraternità, di voglia di futuro”.
Mattarella ha sostenuto che “viviamo l’epoca dell’io”, in cui però questo io “non è autosufficiente. L’io ha bisogno del tu come dell’aria per respirare. L’io contiene l’esigenza di diventare un “noi” proprio per raggiungere quei traguardi che è stato capace di immaginare. Perché il noi è la comunità. Il noi è anche la storia. Il noi è la democrazia”.
Mattarella ha ricordato che “in un tempo di cambiamenti epocali come il nostro, è necessario prestare attenzione e dar spazio alla visione dei giovani. Senza farci vincere dalle paure. Dalle paure antiche e da quelle inedite. Attenti a non cadere nell’errore di ritenere nuove false soluzioni già vissute e fallite nel breve Novecento. Non ci difenderemo alzando muri verso l’esterno, o creando barriere divisorie al nostro interno”.
La Repubblica, ha proseguito Mattarella facendo un indiretto riferimento alla prossima consultazione popolare sulle riforme costituzionali, “è nata da un referendum, e dunque da un confronto democratico. La divisione degli orientamenti, però, è stata tradotta in una straordinaria forza unitaria. Merito dei nostri padri e delle nostre madri. Merito delle forze politiche e delle classi dirigenti democratiche”.
Oggi l’unità, la coesione del nostro Paese “è una grande questione connessa all’unità, alla coesione dell’Europa” ed è, per Mattarella, “una pericolosa illusione rifugiarsi nella dimensione nazionale, sperando così, velleitariamente, di difendersi dal mondo globalizzato. Lo stato dell’Unione Europea non ci soddisfa appieno, è vero. È un’Europa incerta, impaurita, lenta, che ha ridotto la sua capacità di politica lungimirante e coraggiosa”. La missione di “un’Italia consapevole del proprio ruolo è esattamente quella di contribuire al rilancio dell’Unione”.
L’Europa, ha chiarito il presidente, “è la dimensione necessaria per affrontare, con umanità ed efficacia, la politica dell’immigrazione e l’accoglienza dei profughi che fuggono dalle violenze e dalle guerre”.
Con la nostra civiltà, e senza rinunciare ad essa, ne è certo Mattarella, “sconfiggeremo anche i terroristi. Che seminano morte per tentare di cambiare i nostri cuori e le nostre menti. È questa una sfida per gli Stati democratici. Ma anche per le religioni. Il dialogo tra le fedi – ha detto – è oggi una necessità storica, è una condizione per conquistare la pace. Il dialogo tra le fedi è un atto di umiltà, che può riconciliarci con la storia dell’uomo. È questo un tema di grande valore spirituale, che ha fortissime implicazioni politiche e sociali. Dialogo tra credenti di religioni diverse, dialogo sul destino dell’uomo tra credenti e non credenti: ecco un terreno sul quale la cultura europea può dare, ancora una volta, un apporto straordinario”.
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Askanews