Minivocabolario di Paolo Tebaldi
“Genere moderno di composizione narrativa in prosa, di vario sviluppo e complessità di personaggi e vicende, caratterizzato dalla posizione piu o meno esplicitamente impegnata dello scrittore in un sistema ideologico e morale (Vocabolario della lingua italiana di Devoto e Oli)”. Abbiamo diversi tipi di romanzo: d’appendice, che si pubblica a puntate su un quotidiano e generalmente rivolto ad un pubblico popolare; a fumetti: la cui trama è raccontata mediante immagini e didascalie; giallo: che si sviluppa attraverso vicende poliziesche; rosa: d’argomento sentimentale con intonazioni vaporose; storico: il cui sviluppo di fatti ed episodi si riconduce ad eventi veramente accaduti e a personaggi effettivamente esistiti. “Le prime opere sono comunemente riconosciute in testi ellenistici posteriori al 1. secolo a.C., soprattutto greci come il cosiddetto “Romanzo di Nino” e “Le avventure pastorali di Dafni e Clo”, ma anche latini come “Le matamorfosi “ di Apuleio e il “Satyrikon” di Petronio, accomunati dall’adozione della prosa e dalla predilezione per storie avventurose e complicate, spesso inverosimili, per lo più di soggetto erotico, e rivolto ad un pubblico più ampio di quello della letteratura tradizionale (…). Nella seconda metà del Cinquecento e del Seicento, prima in Francia e in Spagna, soprattutto con Cervantes e Rabelais, poi anche in Italia, il romanzo si caratterizzo’ come trasformazione del poema epico ed eroicomico (…). Fra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, in Inghilterra, parallelamente all’affermarsi in campo economico e politico della classe borghese e alla nascita della moderna editoria, si assistè con la pubblicazione delle opere di Fielding, di Richardson e di Defoe, alla nascita di una nuova forma romanzesca che innalza ad oggetto della propria narrazione la società contemporanea e la vita, le abitudini, i comportamenti della classe media (romanzo borghese). Con l’affermarsi del positivismo, la narrazione s’incentro’ piu’ specificamente sulla raffigurazione il piu’ possibile fedele delle disparità e dei mali della società capitalista e sull’indagine critica dei conflitti di classe. Nel Novecento il romanzo divenne poi, per la sua qualità di genere aperto, la forma prediletta per la sperimentazione letteraria da un lato e per l’intrattenimento dei lettori dall’altro (Grande Dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia, UTET)”.
Oggi nell’era di Internet, di Google, di Wikipedia, dei socialnetwork, degli smartphone, degli sms, chi legge più i capolavori della narrativa mondiale, da Tolstoi a Dostojewski, da Faulkner a Dos Passos, da Kafka a Joice, da Stendhal a Proust, da Pavese a Calvino? Ma seguire le vicende di “Anna Karenina”, della “Certosa di Parma” o di altre opere immortali non desta forse lo stesso diletto, lo stesso rapimento, la stessa estasi di come ammirare un Raffaello Sanzio, un Degas, un Picasso, o ascoltare le sinfonie di Mozart, le Fughe di Bach, le opere di Rossini, o assistere alle tragedie di Shakespeare o, infine, ammirare le vette immacolate delle Dolomiti, la trasparenza del lago di Carezza, la Basilica di San Pietro, Notre Dame a Parigi, le Piramidi d’Egitto?
Abbiamo dunque perso il gusto del bello, la capacità di commuoverci alla vista di opere d’arte, di paesaggi da fiaba, di racconti fantastici? Stressati dal tran tran della vita quotidiana, preoccupati per il futuro incerto dei nostri figli, sempre piu’ indifferenti al “teatrino della politica”, alla diffusione della criminalità organizzata, alla violazione in tante parti del mondo dei diritti universali dell’uomo, della democrazia, della libertà e della giustizia, navighiamo a vista, dal posto di lavoro al focolare domestico, senza prospettive, senza sogni abbandonati nel cassetto, senza una scintilla che con ali piu’ rubuste di quelle di Icaro ci faccia volare nel cielo azzurro dove si realizzano gli scenari dell’amore vero e della serenità dell’anima.