La misura dell’estensione dei ghiacci artici invernali rivela un dato preoccupante
L’annuncio dei ricercatori dell’Università di Reading non lascia molti dubbi: entro la fine del secolo l’Artico sarà interamente navigabile lungo tutto l’arco dell’anno. Primo imputato il riscaldamento globale a causa del quale già nella prima metà di quest’anno si è registrato il nuovo minimo storico per i ghiacci dell’Artico, questo perché a quella latitudine le conseguenze del riscaldamento sono molto più accentuate: il Polo Nord infatti si riscalda due volte più velocemente del resto del pianeta. E questo scenario si presenterà anche se riusciremo a rispettare gli attuali impegni nella riduzione delle emissioni di CO2, figurarsi se, come si presume, non si riuscirà a farlo.
A marzo di quest’anno il National Snow and Ice Data Center (NSIDC) ha registrato un’estensione di appena 14,52 milioni di kmq. Nel giro di due mesi un anomalo scioglimento dei ghiacci aveva cancellato una superficie grande quanto la Spagna. “Se si verificherà un aumento di 2°C delle temperature globali – ha affermato Ed Hawkins, membro del team che ha condotto lo studio – avremo un Artico effettivamente libero dai ghiacci per la maggior parte dell’anno, con meno di 1 milione di kmq di estensione”.
Entro la metà del secolo le rotte disponibili lungo il passaggio a nord-ovest saranno raddoppiate, anche per quei navigli senza dotazioni rompighiaccio. A fine secolo invece le rotte potranno passare a tutti gli effetti in linea retta, senza incontrare alcun ostacolo di rilievo. Il ghiaccio marino artico è in fase di ritiro negli ultimi 30 anni.
Il ritmo della diminuzione è in fase di accelerazione e nella realtà sta superando le previsioni di diversi modelli. La superficie minima ha cominciato a destare preoccupazione dal 2005, anno in cui si è registrato il primo record negativo relativo all’estensione, poi “battuto” nel 2007 e nuovamente nel 2012. L’estensione invernale massima, invece, ha generalmente ricevuto meno attenzioni, ma dai dati satellitari dell’anno scorso l’atteggiamento è cambiato. Secondo Ted Scambos, scienziato team leader del National Snow and Ice Data Center, “l’Artico è in crisi, e anno dopo anno evolve in un nuovo stato; è difficile pensare che tutto questo non avrà gravi ripercussioni sul clima dell’emisfero settentrionale”.
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foto: Ansa