L’impegno, le conquiste, lo sguardo al futuro
In poco più di sei mesi oltre duecento segnalazioni di abusi evidenziano il persistere del dumping salariale, la piaga del mondo del lavoro nel Canton Ticino. I due referendum, quello del 09 febbraio 2014 per la limitazione della libera circolazione prevista dagli accordi bilaterali Svizzera – Unione europea e il cosiddetto « prima i nostri » del 25 settembre scorso nel vicino Cantone, discriminante per gli oltre sessantamila lavoratori frontalieri, attestano atteggiamenti di chiusura nonché episodi di vera e propria xenofobia. L’elettorato ticinese si è distinto per l’appoggio plebiscitario alle due iniziative.
Preoccupante. Ingiusto.Mistificatorio nei confronti di tanti lavoratrici e lavoratori che danno, quotidianamente, il loro contributo al progresso economico e sociale del Canton Ticino.
Si discriminano i lavoratori. Non gli imprenditori colpevoli di sfruttamento, in barba ai contratti normali e collettivi di lavoro, dei salariati provenienti da oltre confine.
Il nuovo primo ministro britannico, Theresa May, in palese contrasto con la libera circolazione all’interno dell’Unione e dello spazio economico europeo, ha annunciato la possibile istituzione di permessi di serie B per i cittadini stranieri, compresi quelli dell’Unione.
Poverina ! Ha provocato l’immediata reazione della cancelliera Merkel – attendiamo quella del nostro presidente del consiglio Renzi – che ha ricordato alla nuova affittuaria del numero 10 di Doving Street come certe decisioni possono essere devastanti per i futuri rapprti tra il Regno Unito e l’Unione europea.
Sono fenomeni preoccupanti delle crisi in atto dei rapporti tra le nazioni, lo spunto per riandare al nostro passato, al secondo mezzo secolo del novecento, ad una storia che può essere di insegnamento per governare i problemi d’oggi.
Nel corso degli anni cinquanta, nel pieno dell’ esodo di massa dei figli della povertà, milioni di disperati senza lavoro abbandonarono l’Italia per andare alla ricerca di un migliore avvenire nelle terre d’Europa e del mondo. Nacquero allora ,ufficialmente, le organizzazioni sociali di assistenza che tanta parte hanno avuto, nel dopo guerra e sino ai nostri giorni, nel promuovere la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori italiani emigrati.
Ciò fu possibile poiché già adurante il periodo bellico straordinarie figure dell’antifascismo e della lega italiana dei diritti dell’uomo, fra le quali, Ernesta e Luigi Campolonghi, gettarono il seme su cui germoggliò il soggetto collettivo dedito alla tutela e alla promozione della comunità italiana.
Non é stato scritto abbastanza- a me nulla risulta – sul ruolo esercitato da questi combattenti per la libertà dei popoli, durante e dopo la guerra, nel combattere estesi atteggiamenti xenofobi verso gli esiliati e i lavoratori italiani poi, accusati, ingiustamente, delle malefatte del precedente regime fascista.
Non hanno conquistato il villaggio sulla collina dei diritti, hanno tuttavia contribuito a migliorare le condizioni di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori.
Nel buio periodo della emarginante solitudine, hanno svolto una funzione sociale e umana incommensurabile, promosso e favorito azioni di sensibilizzazione, di crescita partecipativa e civile.
Un popolo di emarginati a cui non é mai venuta meno la speranza.
Da tale speranza sono scaturite le organizzazioni dedite alla crescita sociale della comunità italiana.
Possiamo ben dire oggi, all’alba di una nuova era storica e politica, di essere stati i precursori della nuova Europa.
Cittadini europei, di quella Unione che ha elaborato la sua « Carta fondamentale » che suscita in noi tante speranze. Che puo’ rappresentare la stella polare della democrazia europea.
Dopo la Brexit britannica, il percorso di costruzione dell’Unione si presenta, purtroppo, accidentato e difficile.
Vi sarà ancora bisogno di menti sapienti e coraggiose.
A sbarrare il cammino unitario lavorano in tanti, accecati e prigionieri dei loro particolari egoismi nazionali.
Carta sociale, carta dei Diritti fondamentali, grandi conquiste di difficile applicazione, nel sociale come nel culturale, per i pieni diritti civili e politici per i cittadini dell’Unione le cui aspirazioni vanno accolte nel segno della solidarietà e di una avanzata convivenza civile e umana.
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