“Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro. “Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” – gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dio è morto!” (F. Nietzsche)
Era il 1882 quando il famoso filosofo tedesco faceva pronunciare al suo folle uomo tale frase così densa di profondo significato religioso e morale, prendendo Dio come metafora del mondo in generale, senza riferimenti teologici diretti, per significare e sintetizzare la decadenza di un’intera società.
Da allora passarono i decenni e un nuovo secolo si affacciò al mondo, ma il pensiero del folle uomo di Nietzsche non tramontò, né fu smentito, anzi, tornò prepotentemente ad affacciarsi, nella sua natura di monito e di disperata speranza, ad una umanità che pareva non aver trovato ancora la bussola. Il folle uomo di Nietzsche ebbe allora, qualche secolo dopo, molte più cose da condannare: era adesso il pensiero di Guccini e la voce dei Nomadi…ma sempre folle rimase, tanto da essere censurato.
Anche da allora i decenni hanno continuato, inesorabili, a passare e anche adesso, nonostante si sia appena festeggiato il Santo Natale, anzi forse proprio per questo, quel grido da folle continua a farsi sentire, solo da chi lo voglia, in ogni angolo del mondo. “Cerco Dio, cerco Dio…Dio è morto”
“Dio è morto”, ancora una volta, nell’inesorabile declino di una società che non riconosce più se stessa e i propri valori, smarriti nella logica del perbenismo interessato e del falso moralismo, dell’imperante ipocrisia e del vuoto consumismo. Ieri “Dio è morto nei campi di sterminio coi miti della razza”; oggi che il razzismo è diventato terrorismo, Dio continua ancora a morire per le vie del mondo, tra le stragi di innocenti e le false ideologie, che se ne servono perfino per legittimare le condotte più becere; Dio è morto tra le “fedi fatte di abitudini e paure”, fedi che non perdonano più ma che uccidono; anche l’anno che sta per chiudersi torna a dare ragione al folle uomo di Nietzsche e a quanti ad esso si sono richiamati: Dio, quest’anno, è morto a Brescia con Hina Saleem, ucciso da un’intolleranza ammantata di sacralità e chiamata rispetto della fede; è morto a San Gallo con Ylenia, ucciso dalla perversione umana che non risparmia neanche l’innocenza dei bambini; è morto a Garlasco con Chiara, e a Perugia con Meredith, è morto alla ThissenKrupp con Angelo, Antonio, Bruno, Roberto, Rocco e Rosario, ucciso da quella logica del profitto per la quale gli uomini sono solo numeri; è morto a Zurigo con Francesca, ucciso dall’incoscienza umana avallata da un perdurante anacronismo legislativo; è morto sulle strade, con tutte le vittime dei tanti ubriachi alla guida, ucciso dai fumi dell’alcool e della droga, simboli di una generazione alla deriva; è morto a Duisburg, ucciso da una criminalità imperante che non conosce più nessun limite …
Dio è morto, ma Nitzsche, in effetti, narra del disperato discorso di un folle uomo che esordisce esclamando “Cerco Dio, cerco Dio!”, così come, nel testo di Guccini, alla fine Dio risorge “con una generazione preparata ad un mondo nuovo e ad una speranza appena nata, ad un futuro che ha già in mano e ad una rivolta senza armi”…
Speriamo che il 2008 sia davvero l’anno dell’inizio di questa resurrezione.
Isabella La Rocca