Il prossimo 27 novembre saremo chiamati alle urne per dare il nostro parere sull’iniziativa popolare “’Per un abbandono pianificato dell’energia nucleare”, l’iniziativa lanciata dai Verdi e chiamata anche “Iniziativa per l’abbandono del nucleare”. Qual è la situazione intorno alle centrali nucleari oggi in Svizzera? Com’è messa la Svizzera per quanto riguarda le energie rinnovabili e cosa cambia con un sì all’iniziativa? Ecco il dibattito sulla questione tra Alessandra Gianella di economiesuisse e Marco Fähndrich di Greenpeace Svizzera
Quando si parla di energia nucleare, secondo Lei, qual è il parere della popolazione svizzera?
Fähndrich: Come quella italiana che più volte ha votato contro il nucleare. Dalla catastrofe di Fukushima vi è una chiara volontà anche in Svizzera di uscire dal nucleare e di promuovere la transizione verso le energie rinnovabili. Donne e uomini di tutti i partiti e di varia estrazione sociale sostengono l’iniziativa, dagli imprenditori ai contadini, dai medici ai vescovi svizzeri.
Gianella: L’incidente di Fukushima del 2011 ha provocato un’ondata di choc e la paura che possa accadere in Svizzera, argomento su cui gli iniziativisti hanno improntato la loro campagna. Il rischio zero non esiste ma è importante attenersi ai fatti: tutte le nostre centrali nucleari non solo soddisfano i requisiti minimi di legge in materia di sicurezza ma li superano notevolmente, come dimostrano gli stress test internazionali. Se tutti i criteri di sicurezza non sono adempiuti, l’Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN) ne fa cessare immediatamente l’attività. Non vi è dunque oggettivamente, e stando al parere degli esperti indipendenti, alcuna necessità di chiudere a breve le nostre centrali. Ma il fatto più importante è che le nostre autorità hanno già deciso di uscire dal nucleare. Il Parlamento federale ha approvato lo scorso settembre la Strategia energetica 2050. Il 27 novembre non si voterà dunque per o contro il nucleare bensì sulle modalità e la tempistica.
In breve: perché la Svizzera necessita di un sì/no il 27 novembre?
Fähndrich: Perché abbiamo il parco nucleare più vecchio al mondo e un territorio densamente popolato: non possiamo permetterci un incidente nucleare a causa di una tecnologia vetusta e superflua che non è più redditizia e produce soprattutto perdite e scorie radioattive. È giunto il momento di guardare al futuro e puntare sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica.
Gianella: L’iniziativa dei Verdi esige un abbandono precipitoso secondo un calendario puramente ideologico e politico. L’anno prossimo dovremmo disattivare già tre delle cinque centrali nucleari svizzere ed entro soli 13 anni le due più grandi. Nel 2029 quasi il 40% della nostra produzione di elettricità verrebbe quindi a mancare. Ma gli iniziativisti non hanno nessuna proposta realistica per sostituire questa produzione propria. Concretamente, saremmo costretti ad importare massicciamente l’elettricità dall’estero, diventando dipendenti dai paesi vicini. Peggio ancora, dovremo importare corrente prodotta in gran parte da centrali a carbone tedesche – fortissime emettitrici di CO2 – e da centrali nucleari francesi. Un’enorme ipocrisia!
Infine, non possiamo trascurare l’aspetto finanziario. Se dovessimo disattivare per ragioni politiche le centrali nucleari, i gestori delle centrali chiederanno un risarcimento per i mancati guadagni o per gli investimenti effettuati in materia di sicurezza o nei fondi di smantellamento. Questi costi, stimati in svariati miliardi di franchi, li dovranno pagare i contribuenti. I cittadini possiedono –indirettamente- l’85% delle centrali nucleari. I cantoni, i comuni e le città sono spesso proprietari delle imprese elettriche, che detengono delle partecipazioni nei grandi produttori d’energia. Ed è molto probabile che i prezzi dell’elettricità̀ aumenteranno a breve per i consumatori e le imprese, poiché il rapido rimpiazzo delle centrali con nuove installazioni necessiterebbe di investimenti molto importanti.
Se da un lato le tecnologie delle energie rinnovabili avanzano sempre di più in tutto il mondo, dall’altro la centrale nucleare Beznau è la centrale più vecchia al mondo. Questo vuol dire forse che la Svizzera ha trascurato per troppo tempo la ricerca e l’adattamento a nuove fonti di energie?
Fähndrich: Anche in Svizzera la svolta energetica è in corso e molti imprenditori e cittadini impiegano sempre di più le energie rinnovabili. Il potenziale non sfruttato in particolare dell’energia solare è però ancora molto grande e l’espansione delle rinnovabili potrebbe creare migliaia di nuovi posti di lavoro in tutto il paese. Ciò darebbe un impulso anche alla ricerca e a progetti come l’aereo solare Solar Impulse che ha fatto il giro del mondo.
Gianella: Assolutamente no, ma lo sviluppo delle nuove energie rinnovabili (solare, eolica, geotermica e biomassa) è tutto tranne che semplice. Non basta versare sovvenzioni! Queste nuove energie si scontrano di fatto con forti resistenze e con problemi tecnici. Gli impianti eolici sono oggetto di opposizioni sistematiche sia da parte della popolazione che degli ambienti politici che sostengono l’iniziativa. Attualmente esistono 34 impianti eolici in servizio in Svizzera, ne occorrerebbero tuttavia centinaia. Anche l’ampliamento delle dighe è combattuto dalle organizzazioni di protezione del paesaggio. La geotermia registra dal canto suo dei problemi tecnici che hanno fatto fallire vari progetti importanti (Basilea, Zurigo, San Gallo).
Per tutti questi motivi, gli stessi Verdi hanno dovuto rivedere fortemente al ribasso i loro calcoli circa il potenziale delle energie rinnovabili. L’età non è un criterio determinante bensì lo è lo stato degli impianti. I gestori hanno investito complessivamente 6,3 miliardi nella sicurezza e nella modernizzazione degli impianti per rimanere ai vertici della tecnologia. E va ribadito che le centrali svizzere possono funzionare soltanto se la loro sicurezza è totalmente garantita.
Le autorità di sorveglianza vegliano costantemente e non esitano ad intervenire se vi è un minimo dubbio. La Svizzera non è la sola ad adottare questo sistema, ma lo sono anche la Svezia, la Francia, il Belgio e la Spagna.
L’iniziativa «Per un abbandono pianificato dell’energia nucleare» chiede uno spegnimento di tre centrali nucleari già nel 2017. Il Consiglio federale è del parere che la Svizzera non sia pronta a questo cambiamento, dato che l’energia non potrebbe essere sostituita in modo sufficiente da energie alternative di produzione propria. A Suo avviso, perché la Svizzera è/non è pronta?
Fähndrich: Siamo già pronti adesso perché al momento vi sono due centrali nucleari (Beznau 1 e Leibstadt) fuori esercizio a causa di problemi di sicurezza e tutti noi abbiamo sufficiente elettricità. Già adesso, inoltre, gli investimenti svizzeri all’estero e nel nostro paese permettono di produrre l’equivalente rinnovabile delle tre piccole centrali nucleari che vogliamo chiudere tra un anno.
Gianella: A causa dei problemi tecnici (stock e trasporto dell’elettricità) e dei molteplici ricorsi di cui ho parlato pocanzi. Anche se il potenziamento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è già in corso, la grande maggioranza degli esperti è del parere che occorrerà ancora molto tempo e importanti miglioramenti tecnologici. La Germania, spesso citata come esempio dagli iniziativisti, produce 70% dell’elettricità con centrali a gas e a carbone – ossia emettendo CO2 – e centrali nucleari.
Perché basta/non basta il primo pacchetto di misure della Strategia energetica 2050, prevista già dal Consiglio federale?
Fähndrich: Perché non prevede alcuna limitazione per la durata di esercizio delle vecchie centrali nucleari esistenti che ogni giorno diventano sempre più pericolose. Con la Strategia energetica 2050 potrebbero rimanere in funzione anche 60 e più anni, mentre sono state concepite per 30-40 anni di vita! Vogliamo spegnerle quando è ormai troppo tardi o quando finiscono in bancarotta? Indubbiamente meglio votare SÌ all’uscita pianificata dal nucleare entro il 2029.
Gianella: Il Consiglio federale e le Camere federali puntano su un’uscita progressiva dal nucleare: le centrali esistenti rimarranno operative fino a che saranno considerate sicure dall’autorità di sorveglianza indipendente. E non potranno essere sostituite da nuove centrali nucleari.
Il primo pacchetto di misure della Strategia energetica 2050 comprende provvedimenti equilibrati per incrementare l’efficienza energetica – ossia per limitare il consumo – e per aumentare la quota di energia da fonti rinnovabili. Fra questi figurano, fra l’altro, un sostegno finanziario maggiore, ma anche più aderente al mercato, alle energie rinnovabili quali l’energia solare, eolica, idrica e da biomassa, nonché maggiori contributi per il risanamento energetico degli edifici. Inoltre, nelle procedure di autorizzazione per i grandi impianti eolici e idroelettrici, all’interesse nazionale per tali impianti dovrà essere attribuito, di regola, il medesimo peso attribuito alla protezione della natura e del paesaggio, anch’essa di interesse nazionale. Con un progetto di legge separato (Strategia Reti elettriche) verranno inoltre accelerati la trasformazione e l’ampliamento delle reti elettriche.
NO PERCHÉ
“Saremmo costretti ad importare massicciamente l’elettricità dall’estero, diventando dipendenti dai paesi vicini” Alessandra Gianella
SÌ PERCHÉ
“Non possiamo permetterci un incidente nucleare a causa di una tecnologia vetusta e superflua che non è più redditizia e produce soprattutto perdite e scorie radioattive” Marco Fähndrich
Manuela Salamone