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3 May 2024
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Religione

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«La religione è l`oppio dei popoli». Questa famosa sferzante affermazione di Karl Marx, il padre del materialismo dialettico e del comunismo come sistema economico, filosofico e politico, è in verità riduttiva e Feuerbach la rafforzò aggiungendo: „La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione senza spirito“.
Ci troviamo invece di fronte a un complesso di credenze, di cerimonie, di costruzioni della mente che hanno accompagnato l`uomo dai primordi della vita sulla terra, dai primi idoli e totem alle altezze delle cattedrali gotiche e alla magnificenza delle moschee, e con le quali egli ha cercato di superare la propria fragilità, insufficienza e la propria limitatezza nel tempo e nello spazio per afferrare il trascendente e il mistero della divinità.
„Fede nell’esistenza di esseri diversi dall`uomo e di lui più potenti, dai quali dipendono il mondo e l’esistenza umana. In concreto l’insieme delle convenzioni, precetti e riti nei quali si esprime il rapporto tra un individuo o un gruppo umano e tali entità. K. Marx, F. Nietzsche e S. Freud hanno considerato la religione come una risposta alienante a determinati bisogni umani o comunque come una tappa destinata ad essere superata, una speranza consolatoria nell`aldilà, una illusoria compensazione all’oppressione economica-sociale delle classi popolari. Nietzsche l’ha definita l’espressione del risentimento dei deboli, dei perdenti, incapaci di realizzare i loro impulsi vitali. Freud l’ha ricollegata ad una sublimazione di pulsioni represse (…). Negli anni Sessanta del Novecento alcuni intellettuali hanno annunciato la morte di Dio, ossia la perdita dell’orizzonte religioso nella città secolare ma negli ultimi anni sono riaffiorati, sia pure in forme variegate e contradditorie, forti interrogativi religiosi e le principali religioni (in particolare l`Islam ma anche nuovi movimenti cristiani di tipo carismatico o fondamentalista) hanno riacquistato un notevole peso nella vita sociale, come risposta forte, in chiave identitaria, all’insicurezza generata dalla globalizzazione politico-economica (…). La religione sta mostrando attualmente nuovi volti, a prima vista strettamente religiosi, ma che esprimono comunque nuove inquietudini spirituali e una confusa ricerca di senso: si tratta spesso, come hanno rilevato i sociologi, di una religiosità liquida, priva di precisi riferimenti isituzionali, e caratterizzata da un credere senza appartenere, e di una religione dello scenario, alle quali si ricorre nelle situazioni – limite dell’esistenza, come un orizzonte di senso, ma che non rappresenta più il centro dell’esistenza e non fornisce più i criteri-guida per le scelte quotidiane“ (Raffaele Savigni, Enciclopedia Treccani).
Ci sembra di poter concludere queste note necessariamente insufficenti (abbiamo trascurato di descrivere le maggiori religioni del mondo, sia quelle monogamiche che quelle politeiste), affermando che la libertà delle coscienze e dell’intelligenza non riposa nel dualismo, nella contrapposizione tra fede e ateismo, ma nella consapevolezza e nell’accettazione che lo spirito religioso, come la cultura, le arti, la scienza, la politica, il governo della cosa pubblica e del bene comune, il senso della solidarietà, l`appartenenza ad una comunità coesa sorretta da obiettivi e valori condivisi, sono una condizione ineliminabile, inestinguibile della creatività e dell’ingegno dell’essere umano.

Paolo Tebaldi

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