Il premier Matteo Renzi ipotizza la caduta del governo se perde al referendum. Il fronte del No continua a parlare di riforma dannosa. I sondaggi di novembre segnalano un vantaggio del No di 5-7 punti
Il voto decisivo del 4 dicembre sul referendum costituzionale dà sempre più l’idea di un voto marcatamente personalizzato. “Se perdo il referendum, questo governo cade” è lo scenario che Renzi presenta nelle ultime settimane di campagna referendaria. Il dibattitto è personalizzato, nonostante la premura dei suoi di staccarlo dalla sua persona. A parte qualche esperto di Costituzione, in pochi parlano della complessa materia del referendum e la maggior parte dei cittadini non sa esattamente su cosa andrà a votare. Resta l’idea di votare per o contro Renzi, ma su questo punto il premier si mette sulla difensiva “sono gli altri che personalizzano e provano a utilizzare il No per mantenere i loro privilegi”. Nello sprint finale della campagna referendaria Renzi ha fatto tappa in Campania e Basilicata (nel Sud il Sì “soffre”) e nei suoi interventi ha invitato gli elettori a capire se “l’Italia può scrivere la storia o soltanto rimpiangerla”. Poi ha aggiunto che “i cittadini che diranno di No confermano un sistema decrepito che non funziona” e che il 5 dicembre, dopo il voto, lui non galleggerà e non sarà partecipe di alcun pasticcio e non guiderà nessun governicchio che gli altri, soliti politici faranno per un altro esecutivo.
“In questo referendum vediamo che c’è un’accozzaglia di tutti contro una sola persona. Senza un ragionamento alternativo” ha descritto i rappresentanti del No.
Questo scagliarsi contro i sostenitori del No è anche la strategia di Renzi per mostrarsi come unico garante della stabilità. “Come faranno Grillo, Berlusconi, D’Alema e Salvini a trovare un accordo?” Ma l’opposizione continua a ritenere dannosa la riforma costituzionale e fa polemica sulla par condicio. Il Comitato per il No ha inviato un esposto all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) per denunciare “un’eccessiva presenza del premier sulla tv pubblica”. Nella campagna referendaria del fronte del No, i toni si fanno ogni momento più accesi. Il Movimento 5 stelle scende in diverse piazze e batte il territorio a tappeto. Da Lamezia Terme fa capire “che questa riforma conferma i privilegi della casta e toglie diritti ai cittadini”. Il M5s chiede, tramite il senatore Vito Crimi, l’intervento dell’Osce, perché teme “brogli elettorali nel voto degli italiani all’estero dopo che un concittadino a Praga ha ricevuto due schede per votare”. Silvio Berlusconi lancia l’allarme per l’assenza del quorum e invita i cittadini ad andare a votare “perché chi non andrà alle urne aiuterà Renzi” e farà accettare una riforma che “riduce gli spazi di democrazia”. Dopo le urne si dovrà fare la nuova legge elettorale e poi le elezioni. Sulla stessa lunghezza d’onda Salvini della Lega Nord, che riafferma di essere “pronto alle elezioni dopo la vittoria del No”, e volersi candidare a premier. Non ci sta all’accusa di “accozzaglia” la minoranza dem schierata per il No. Accusa che Speranza definisce “la solita arroganza di Renzi che non rispetta le opinioni degli altri”.
Renzi ha incassato l’appoggio di oltre 80 personalità della cultura e dello sport che giudicano il No “una pietra tombale su ogni ulteriore possibilità di cambiamento per anni”. Il Sì arriva anche da 41 top manager italiani su 42, interpellati dall’agenzia di stampa Bloomberg: “La riforma renderebbe più semplice il processo decisionale del governo favorendo il rafforzamento dell’economia e degli investimenti”. Ma la strada per Renzi resta in salita. Lui crede ancora di potere ribaltare l’esito che lo vede in tutti i sondaggi perdente. Secondo l’istituto Demos per La Repubblica il No è in vantaggio di 7 punti (Sì al 34%, No al 41%), con il No che ha recuperato 15 punti in due mesi. Ma il dato più importante è quello degli indecisi, che sono ancora il 25%. Quindi la sfida è su di loro, quella fetta di votanti che non ha ancora le idee chiare e che Renzi dovrà convincere: “Non basta il Pd, bisogna raccogliere consensi dagli altri, bisogna pescare nell’elettorato della destra, dei 5 Stelle”. La sfida e la lotta su tutti i fronti sta sfiancando Renzi, che si è attecchito del cambiamento delle strutture politiche. Se dovesse perdere le sue dimissioni sarebbero la logica conseguenza, con il rischio di far precipitare il Paese in un caos politico e di profonda crisi.
Gaetano Scopelliti
foto: Ansa