Intervista a Luigi Gaetti, patologo, senatore del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia
Buongiorno Senatore, benvenuto a Zurigo; che impressione le ha fatto la nostra città?
Sono rimasto sorpreso dal cielo azzurro e terso, e dal clima, che immaginavo più rigido. Trovo Zurigo vivibile e dinamica; invidio a questa città il senso civico, un senso civico ottimistico: tutti pagano i servizi e le tasse sicuri che il prossimo, il concittadino, farà lo stesso. Nessuno pensa che il vicino di casa possa vivere alle spalle del prossimo.
Da quale città proviene e quale professione esercitava prima di entrare in politica?
Vengo da Mantova, città a misura d’uomo che mi manca molto; sono un patologo, professione che amo… Presto riabbraccerò l’una e l’altra.
Non si ricandiderà?
No, fin dall’inizio avevo deciso che questa sarebbe stata un’avventura unica. Ho quasi 60 anni e la politica la devono fare i giovani. Di vita ne ho una sola, non posso dedicarla tutta alla politica.
Lei è vicepresidente della Commissione Antimafia.
Una grande occasione di rendermi utile per il Paese, e di crescita. Anche culturale. Mi ero già imbattuto nel mio territorio nelle dinamiche mafiose, ma aver avuto i mezzi per studiarlo, interfacciarmi con professionisti ed esperti della materia, incontrare chi ne è vittima, analizzare le criticità, affrontare gli aspetti legislativi su cui intervenire, oltre a richiedere un impegno considerevole, mi ha permesso di conoscere, capire e crescere.
Come sono cambiate e come combattere le organizzazioni mafiose?
Sono cambiate e stanno cambiando, hanno raggiunto stadi diversi. Oltre alla “criminalità spicciola”, alla microcriminalità, bisogna intervenire con efficacia per ostacolare l’ingresso nell’economia ad alto livello, con il coinvolgimento di grandi professionisti, ma non basta: per debellare le mafie, come asseriscono Nicola Gratteri e Nino Di Matteo, è essenziale che cambi l’atteggiamento della società civile, le reazioni della gente nel vivere quotidiano, limitare il fenomeno mafioso tramite un comportamento civile, metterlo in discussione.
Una condanna sociale, chiara e inequivocabile, anche quando non si è toccati direttamente.
Esatto. Questo è lo studio. Le mafie vanno studiate e monitorate continuamente. Ad ogni livello ed in ogni ambito.
È cambiato il suo giudizio sull’Italia dopo questi anni in Senato?
L’ho riscoperta. Ho viaggiato molto; percorrendola in lungo e in largo, sono stato coinvolto emotivamente in modo completamente diverso, nuovo.
Cosa le piace ricordare di questa esperienza politica e cosa vorrebbe dimenticare?
Ricorderò sempre le persone fantastiche che ho incontrato, che ho conosciuto, gente comune e delle istituzioni.
Da dimenticare, la macchina infernale delle istituzioni, la frustrazione che ti assale quando vedi soluzioni a portata di mano, chiare e limpide, ma non prese in considerazione. Dimenticherei volentieri le volte in cui il bene comune, che dovrebbe sempre essere l’elemento cardine di ogni politica e lo scopo di ogni politico, è stato messo da parte per fare posto agli interessi di casta, delle lobby, di personaggi equivoci. Questo mi ha deluso come professionista, lavoratore e come cittadino. Dimenticherei volentieri le volte in cui i bisogni dei cittadini, che dovrebbero e potrebbero essere soddisfatti, non lo sono perché in quella circostanza non coincidono con gli interessi del potentato di turno.
Antonio Ravi Monica