A Carouge, il concetto di città intelligente è già una realtà. Con due progetti pilota sul suo territorio e la sua partecipazione al progetto europeo H2020 Smart City, il comune vuole approfittare dello sviluppo delle nuove tecnologie. Soprattutto, far beneficiare i suoi abitanti di prestazioni sempre più efficaci e numerose.
Da 2015, numerosi sensori sono stati installati nei parcheggi a Carouge, particolarmente alla Rue Ancienne. I dati raccolti permettono di analizzare il comportamento ed i bisogni degli automobilisti, al fine di gestirli al meglio, e la durata della sosta. A termine, gli utenti potranno essere informati dei posti disponibili grazie al navigatore GPS, un’applicazione o dei cartelli luminosi. Con il risparmio di tempo e l’abbassamento dei rumori sonori, questa esperienza si inserisce a pieno titolo nella politica di una Smart city (città intelligente). «Si tratta di studiare in che maniera le nuove tecnologie possano facilitare e migliorare la vita dei cittadini, commenta il sindaco di Carouge, Nicolas Walder. Queste innovazioni devono aiutare anche la nostra città a far fronte a differenti sfide, pur limitando l’impatto ambientale».
È anche l’ambizione del progetto “Analisi 3D del rumore”, lanciato nel 2016 col Cantone sul territorio della Città sarda. Questo progetto pilota, sostenuto dalla Confederazione, permetterà di mettere su carta in 3D i livelli di rumore in decibel nelle vie di Carouge. Questo catasto sarà il primo in Svizzera. Dovrà aiutare a vagliare meglio le misure da prendere in materia di risanamento del rumore stradale (diminuzione della velocità, posa di un rivestimento fonoassorbente), e ad anticipare le conseguenze di ogni modifica del paesaggio urbano (nuove costruzioni).
«Queste due esperienze si inseriscono nella strategia di “Cantone Smart”, una tavola rotonda alla quale Carouge partecipa, spiega Nicolas Walder. Lo sviluppo di tecnologie che mirano a facilitare la vita degli utenti deve riflettersi a livello cantonale. Non si tratta, per noi, di mettere in opera dei “carougeoiseries”, o di sviluppare delle applicazioni senza legame col resto del territorio cantonale.
Tuttavia, davanti al ritardo preso dalle altre città svizzere nel campo, Carouge ha deciso di giocare un ruolo precursore che crea una dinamica favorevole, per convincere così gli altri comuni a partecipare all’evoluzione. È in questo stato d’animo che le discussioni sono in corso in seno all’Unione delle città ginevrine attualmente». Spetta al sindaco consegnare alcune tracce concernenti i progetti futuri considerati sul suo comune, come la posa di rilevatori di caldo negli edifici pubblici, di rilevatori di umidità nella terra o di rilevatori di odore nei camion di raccolta per rifiuti. «È nostro dovere, in quanto collettività pubblica, utilizzare queste nuove tecnologie per migliorare le prestazioni ed ottimizzare la gestione delle risorse naturali e la consumazione energetica.»
Rete europea
È a fianco di città come Milano, Santo-Quentin, Manchester, Helsinki o Eindhoven che Carouge partecipa, dall’inizio dell’anno, al programma H2020 “SynchroniCity”, finanziato dalla Commissione europea e dalla Confederazione. «È una piattaforma che mette in relazione delle città che hanno dei progetti in corso, spiega Nicolas Walder. Certe sono molto in anticipo rispetto a noi. Approfittiamo delle loro esperienze e scambiamo i nostri dati; lavoriamo anche ad identificare nuove opportunità, sapendo che avremo la possibilità di sollecitare una partecipazione finanziaria di Bruxelles o di Berna», precisa il responsabile dell’urbanistica carougeoise.
Il finanziamento fornito dall’Unione europea del progetto H2020 ha già permesso, a Carouge, di potersi avvalere delle competenze di uno specialista, Laurent Horvath, al 40% durante quasi tre anni. La missione di questo delegato Smart City è quello di seguire i progetti in corso e far beneficiare la Città sarda delle ottime idee realizzate altrove. «Bisogna affinare ancora i differenti sistemi applicati in queste città, e ciò rispettando scrupolosamente la sicurezza ed il rispetto della protezione dei dati, precisa Laurent Horvath. Tutti i settori sono controllati, dalla salute alla cultura passando dalla mobilità, l’efficienza energetica o le energie rinnovabili. Ci auguriamo che la popolazione, gli studenti e gli imprenditori che ne fanno parte, utilizzino questi dati per creare delle nuove applicazioni.
«Smart City, è anche la possibilità, per le nostre imprese locali, di farsi conoscere e di trovare dei nuovi mercati, aggiunge Nicolas Walder. A Bruxelles, abbiamo presentato le nostre esperienze e le società ginevrine che le guidano. È una bella promozione per il nostro comune e la nostra regione».
C. Vaccaro