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22 November 2024
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Svizzera

“Il PD per gli italiani nel mondo. una legislatura feconda?”

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Caro Presidente del CGIE Michele Schiavone ho constatato, con stupore ed un certo sconcerto, dai contenuti delle agenzie stampa che hanno riferito i contenuti del Convegno tenutosi a Roma lo scorso 29 settembre e intitolato “Il Pd per gli italiani nel mondo. Una legislatura feconda”, promosso per confrontarsi su quanto fatto nell’ambito delle politiche per gli italiani all’estero negli ultimi cinque anni, che il titolo di detto Convegno non corrisponde a verità.
Infatti in questa legislatura i fondi per il funzionamento degli organismi elettivi, CGIE e del COMITES, risultino essere stati drammaticamente ridotti, tanto da non consentire il buon funzionamento degli stessi a favore della comunità italiana.
Inoltre, pur non avendo assistito a nuovi tagli, anche i fondi per la lingua e la cultura italiana all’estero, già ridotti al minimo nelle passate legislature, non sono stati aumentati come auspicabile al fine di migliorare la nostra lingua all’estero così cpme in altre nazioni fanno.
Ricordo che proprio in questa legislatura, sono stati accorpati decine di Consolati nel mondo, alcuni anche in Europa ed in Svizzera, Germania, Inghilterra, Francia ecc. Senza contare la dovuta vendita di immobili statali all’estero.
Pertanto definire addirittura “feconda” la presente legislatura mi sembra del tutto fuori luogo e certamente perlomeno esagerata e offensiva, come, del resto, tutte o quasi, le ottimistiche definizioni alle quali l’On. Laura Garavini ci ha ormai abituati nel corso del suo mandato, affermando e scrivendo ovunque quanto tutto andasse “a gonfie vele” mentre il governo notoriamente annaspava e lottava per tentare di arginare i problemi e le gravi perdite.
Inoltre, dal 2010 a questa parte si è abbattuta sugli italiani all’estero un’altra “tegola” che di fatto, nonostante il divieto di doppia imposizione, obbliga i connazionali a pagare imposte maggiorate a seguito di autodichiarazione dei beni posseduti in patria. In particolare in Svizzera, si pagano imposte maggiorate sulla fortuna e sui redditi in base a conteggi (tipo il valore locativo sugli immobili) che aumentano le tasse sui beni nel paese di residenza. Di questo non si vuole tener conto quando si operano gli ulteriori tagli alle risorse per gli italiani all’estero, né si vuole comprendere che, pur rappresentando un’innegabile risorsa per l’Italia, si continua ad ignorare il peso di quanto sono costretti a sostenere. In particolare, ricordo che l’On. Garavini, al Convegno organizzato a gennaio 2016 a Ginevra, ha esplicitamente commentato che, trattandosi di connazionali “innegabilmente agiati”, non avrebbero avuto alcuna difficoltà a pagare tutte le imposte come la legge prevede.
E mi sorge spontanea una domanda: caro Presidente del CGIE, Michele Schiavone, ma i parlamentari eletti all’Estero, non dovrebbero fare i nostri interessi?
Informandomi nella Città di Calvino, nella quale mi pregio di vivere da molti anni, il consiglio è stato quello di rivolgermi alla più alta carica elettiva nel mondo, cioè il Presidente del CGIE, per trovare riscontro a questo comportamento, che io ritengo inopportuno e che discredita la figura dell’italiano all’estero che resta, a questo punto, senta tutela alcuna da parte delle istituzioni del proprio paese.
Pertanto si è domandato al Presidente del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) di esprimere un parere circa le mie osservazioni.

Di seguito la sua risposta.
Egregio direttore,
Le sue suggestioni riprendono gli umori generali della nostra opinione pubblica sulle politiche del governo italiano a favore degli italiani all’estero. Capire lo stato delle nostre comunità all’estero non è facile, anche se gran parte degli interventi sono promossi dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale su indicazione del governo e, quindi, riconducibili a persone e incarichi precisi.
L’Italia ha una propria storia d’emigrazione, nella quale si sono manifestate luci ed ombre e che oggi si rinnovano in forme moderne, prodotte dallo stesso filo conduttore: il bisogno, il disagio sociale, l’avventura, la voglia di conoscere e gli interessi particolari. La nostra storia migratoria è una storia triste e bella allo stesso tempo,: triste per le umiliazioni subite e che il secolo scorso ci ha lasciato in eredità perché in alcuni paesi, i nostri connazionali non erano sempre ben visti; belli perché gli italiani all’estero sono riusciti a riscattarsi facendo leva sulle più belle e straordinarie storie realizzate nei cinque continenti. Perciò essere italiani all’estero è un valore aggiunto che bisogna proteggere, tutelare e promuovere.
Avere dei rappresentanti nelle istituzioni, a tutti i livelli da quelli territoriali a quelli internazionali, in teoria è un vantaggio, che se speso in maniera adeguata può produrre risultati efficaci e duraturi. Perciò la sua domanda sullo stato delle nostre comunità e l’incisività dei nostri rappresentanti a valorizzare i cinque milioni italiani e i sessanta milioni di discendenti è pertinente e merita un’adeguata riflessione. Vista dall’osservatorio del CGIE si richiede un impegno costante e puntuale affinché gli interventi possano soddisfare le esigenze per la promozione e la diffusione della lingua e della cultura italiana, attraverso i soggetti preposti a tali scopi sia a livello locale, sia a livello paese nel quale la presenza e le progettualità necessariamente devono essere coordinate. Il discorso va esteso al settore economico e commerciale, alla tutela e la promozione sociale, ai servizi verso le comunità e di riflesso al potenziamento delle risorse che devono creare i presupposti per un ritorno di investimenti materiali ed immateriali verso l’Italia. In sostanza a tutti noi si richiede più concretezza perché oltre ai desideri ed alla facilità della comunicazione, esistono le valutazioni e per qualsiasi impegno occorre verificare i risultati.
Lo si deve ai cittadini che chiedono trasparenza e verità perché nell’era della globalizzazione rimanere ancora con i piedi per terra sui territori dove si vive, si lavora e si costruisce il proprio futuro sociale, culturale ed economico. Rispondendo alla sua sollecitazione posso dirle, che il sistema per funzionare, progredire e coinvolgere i cittadini ha bisogno di soggetti affidabili ed ai cittadini è affidata la valutazione sul loro operato.
Michele Schiavone

Egregio Presidente,
la ringrazio per la sollecita risposta che però trovo meravigliosa nella forma ma, ahimè, scarsamente concreta nelle auspicabili soluzioni. Nella realtà delle cose le problematiche che tutti ben conosciamo rimangono tali e quali. Quindi, nonostante tutta questa solita demagogia, ci auguriamo che una politica per gli italiani all’estero possa giungere, molto presto, ad una sostanziale soluzione senza dare la percezione a noi, “expat” di venire trattati come “italiani di serie B”.
Carmelo Vaccaro

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