Introduzione
Come avvocato devo purtroppo costatare che la Legge per la prevenzione delle violenze del
Cantone di Zurigo ha un problema di fondo: Attualmente difatti a Zurigo basta che una donna o un
uomo esprima di essere stata vittima di violenze, per mettere in moto una macchina infernale che
si abbatte sul presunto colpevole. Quest’ultimo regolarmente viene immediatamente messo sotto
arresto preventivo, dopo di ché viene espulso dal suo appartamento, gli viene accollato il divieto di
contattare o di avvicinarsi alla presunta vittima e molto spesso tale divieto viene esteso anche nei
riguardi dei figli. L’unica condizione legale, affinché queste misure vengano disposte, è che le
accuse – per legge – risultino credibili.
Giudici e Procuratori sono essere umani, che come ogni altro essere umano hanno paura di
sbagliare. Per ovvie ragioni il timore di sbagliare aumenta esponenzialmente, se in ballo c’è la vita
o la salute delle persone, possibili vittime di violenze. Per questo motivo attualmente a Zurigo nelle
procedure per la prevenzione delle violenze vige un regime estremamente permissivo. Difatti,
generalmente basta qualsiasi accusa non comprovata e addirittura priva di qualsiasi fondamento,
affinché vengano disposte le misure sopraccitate, indipendentemente dalla eventuale non
colpevolezza della persona accusata e delle pesanti restrizioni dei diritti fondamentali della stessa.
La presunzione d’innocenza in questi casi va completamente dimenticata.
2. L’esempio delle Star #metoo
Questa tematica è molto attuale. Sempre più personaggi famosi vengono accusati pubblicamente di
molestie o abusi sessuali. Ad accusarli sono spesso persone molto meno famose di loro o addirittura
sconosciute. Gli accusati vengono messi alla gogna dall’opinione pubblica, anche in completa
mancanza di prove, mentre ad approfittarne sono di solito gli accusatori. La gente ha capito le
funzionalità di questo fenomeno e molti lo imitano, usando o sfruttando accuse pesanti per trarne
vantaggi. Il lettore critico si chiede, “come faccio a sapere se le accuse divulgate sono vere?” “Chi
mi dice che la persona accusata non sia completamente innocente?” Purtroppo però viviamo in un
epoca, in cui la massa prima condanna e poi si pone delle domande.
In una procedura per la prevenzione delle violenze, nella quale sussistono molti elementi ad
indicare l’innocenza del mio assistito, chiesi al Tribunale federale di esprimersi sulle domande poste
sopra. Soprattutto, chiesi al Tribunale federale di chiarire una volta per tutte a quali presupposti
debba adempiere la credibilità delle accuse mosse o la credibilità dell’accusatore, affinché le
misure per la prevenzione della violenza risultino giustificate.
3. Tribunale federale: Quando sono credibili le accuse?
Purtroppo il Tribunale federale, deludendo ogni mia aspettativa, ha fatto di tutto per non
rispondere alle mie domande.
Nel caso in questione l’ex compagna del mio assistito lo accusa di averla violentata e molestata
sessualmente per anni. Le accuse sono completamente prive di prove o indizi, oltre ad essere in
chiara contraddizione col comportamento attuale e passato dell’accusatrice. Dall’altro lato il mio
cliente con un numero considerevole di documenti è in grado di dimostrare che la sua ex compagna
negli ultimi anni dichiarava ripetutamente il suo amore per lui e si lamentava tra l’altro del
mancato interesse sessuale del mio assistito, senza mai menzionare eventuali violenze subite.
Dopo aver impugnato le misure per la prevenzione delle violenza disposte contro il mio cliente,
poche settimana fa ho ottenuto la sentenza del Tribunale federale, che non conteneva nemmeno un
riassunto corretto della fattispecie. Probabilmente affinché non si capisse che la decisione presa è
perlomeno discutibile. Il tutto dopo che la procedura di ricorso aveva iniziato in modo molto
promettente. Difatti il Tribunale federale subito dopo l’inoltro del ricorso in data 20 settembre
2017 aveva annullato le misure disposte dal Tribunale amministrativo in via supercautelare. In data
3 ottobre 2017 invece mise le misure di nuovo in vigore, solo per poi lasciarle decorrere il 6 ottobre
2017, in virtù del termine di scadenza di 3 mesi previsto dalla legge. Entrambe le sentenze non
contenevano alcuna motivazione. Dopo lo scadere delle misure per la prevenzione della violenza il
Tribunale federale mi chiese di esprimermi sulla questione che il ricorso fosse diventato privo di
oggetto, nonché sulla questione dei costi, visto che le misure non erano più in vigore. Io risposi
facendo valere che per il mio cliente fosse di fondamentale importanza sapere se le misure erano
state disposte giustamente, considerando l’enorme danno morale ed economico che aveva subito,
oltre al fatto che sua figlia di otto anni, a causa della lunga assenza dal padre e le accuse della
madre, dichiarava di non volere più riallacciare i rapporti con il mio cliente. Resi presente che una
sentenza del Tribunale federale sulla fondatezza delle misure disposte fosse necessaria affinché il
mio cliente potesse chiedere giustizia e un giusto risarcimento. Inoltre risposi che le domande
sottoposte al Tribunale sono di fondamentale importanza giuridica, affinché finalmente si chiarisca
fino a che punto delle accuse possano essere considerate credibili, in modo da giustificare le
restrizioni dei diritti di un padre, uomo e locatore.
Il fatto che l’ex compagna del mio cliente non avesse preso posizione, né di fronte al Tribunale
amministrativo, né di fronte al Tribunale federale, nonostante quest’ultimo avesse chiaramente
reso noto che in mancanza di osservazioni si fosse dedotto che controparte fosse d’accordo con
l’annullamento delle misure in vigore, rende lo svolgimento della procedura federale ancora più
incomprensibile.
Nonostante tutte le mie argomentazioni il Tribunale federale decise di non entrare in merito al
ricorso, dichiarando che a causa del decorso delle misure, il mio cliente non avesse alcun interesse
degno di protezione. Il tutto senza prendere posizione sugli argomenti e le domande sollevate.
Credo infatti che se il Tribunale federale lo avesse fatto anche solo parzialmente, non avrebbe
potuto non entrare in merito al ricorso. Chi ora legge solo la sentenza finale, potrebbe anche
credere che sia una sentenza giusta.
Ma per quale motivo il Tribunale federale si è comportato così? Posso solo credere che lo abbia fatto
per non dover condannare il Cantone di Zurigo a versare un risarcimento degno di nota. Motivi per
decidere a favore del mio cliente ce n’erano diversi.
Pressione pubblica?
Sono convinta che sia giusto proteggere le vittime di violenze, soprattutto se queste si consumano
fra le mura di casa. È altrettanto giusto, e necessario, che chi si rende colpevole di abusi o molestie
venga allontanato e condannato per le sue colpe. Per questo sono a favore della Legge per la
prevenzione delle violenze, così come sono a favore di ogni legge che tutela le vittime di ogni
genere. D’altro canto però il modo in cui oggi giorno le autorità attuano la vigente Legge per la
prevenzione delle violenze è problematico e ne agevola l’abuso. Soprattutto se si considera che le
vicissitudini di oggi mostrano che in giro c’è tantissima gente disposta a tutto pur di favorire i propri
interessi, indipendentemente dalle possibili conseguenze negative che questo possa avere per altri.
Per questo il vigente regime non può proseguire. Chi viene incolpato ingiustamente ha anch’egli
bisogno di protezione e di tutela.
I giornalisti raramente si occupano di questioni relative alla procedura per la prevenzione della
violenza. Troppo spesso credono che si tratti di battaglie fra ex compagni, nelle quali le parti si
gettano fango addosso. Anziché tacere, i media dovrebbero invitare la gente a riflettere. Su questo
tema bisogna incoraggiare una discussione pubblica. Troppe persone, uomini e donne, sono vittime
di un sistema che permette di violare i loro diritti, senza che mai un’accusa venga comprovata e
probabilmente senza che essi si siano mai resi colpevoli di un torto. Bisogna inoltre istruire anche gli
accusatori riguardo alle gravi conseguenze delle loro accuse, giacché anch’essi spesso vanno
incontro a controdenunce per denuncia mendace o sviamento della giustizia.
Il Tribunale federale sembra non volersi occupare di questa tematica. In casi del genere è
importante che il pubblico eserciti pressione sui politici e sulle autorità, affinché la Legge per la
prevenzione delle violenze finalmente venga precisata. Bisogna evitare che altre persone soffrano
sotto un regime legale che necessita di un importante chiarimento.
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Avv. Dipl.-Jur. Dominique Calcò Labbruzzo
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