In Italia netta affermazione del centro destra e dei 5Stelle. All’estero gli italiani hanno votato come nel 2013 per il Partito democratico. I candidati di Germania e Regno Unito battono gli altri del collegio Europa. Per la
prima volta la Svizzera è rappresentata unicamente dal deputato leghista Simone Billi
di Attilio Tassoni
Le elezioni politiche del 4 marzo si sono appena svolte e già si parla di tornare a votare. E’ il paradosso dell’Italia. Si va al voto per dare agli italiani un nuovo governo, ma la legge elettorale non ha permesso a nessuno schieramento di ottenere una maggioranza. Cosa fare? Spetta al Capo dello Stato Sergio Mattarella il gravoso compito di sbrogliare la matassa.
Eppure tutti i sondaggi condotti prima delle elezioni avevano previsto il quadro politico post-elettorale. La Lega di Salvini, con i suoi 5,3 milioni di voti (17%) ha trainato il centro destra da Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, non ha vinto. Il 37 percento (260 deputati su 630 e 135 senatori su 315) non è sufficiente per formare il governo.
I 5Stelle, guidati dal giovane Luigi Di Maio, hanno sì ottenuto uno straordinario successo, ma non sufficiente per fare il governo. Con oltre 10 milioni di voti (32%) e picchi al Sud del 42 per cento, i grillini hanno conquistato 221 seggi. Ne mancano 140 per una propria maggioranza di governo.
Il Pd è lo sconfitto di queste elezioni. Il partito di Matteo Renzi ha totalizzato appena il 18,7 per cento, poco più di 6 milioni di voti. Un risultato che ha costretto il leader alle dimissioni.
Non c’è stata l’affermazione di Liberi e Uguali. Il cartello elettorale messo in piedi frettolosamente prima del voto dalla sinistra radicale di Sel e di Possibile e dai fuoriusciti del Pd, capitanati dall’ex presidente del Senato Pietro Grasso, ha raccolto appena il 3,38 per cento dei voti, poco più di un milione di voti. Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema, gli sponsor principali di LeU, hanno perso la scommessa.
IL VOTO DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO
Ricordate il referendum del 4 dicembre 2016 per la riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi e bocciata dal popolo? Anche questa volta, gli italiani all’estero hanno votato in modo diverso dai loro connazionali in Patria. All’estero è netta l’affermazione del Partito democratico alla Camera dei Deputati. Dei 12 seggi il Pd ne ha conquistati 5 (2 in Europa, 1 in Sudamerica, 1 in Nord-America e 1 in Oceania), il Centro-destra 3 (1 in Europa, 1 in Sud America e 1 in Nord-America), 5Stelle 1 (Europa), +Europa 1 (Europa), 1 MAIE (Sud America) e 1 USEI (Sud America).
Più equilibrata la partita in Senato: 2 senatori sono andati al Pd (Europa e Oceania), 2 senatori al centro-destra (Europa e Nord-America), 1 al MAIE e 1 all’USEI (Sud America).
La partecipazione al voto si è attestata attorno al 31%, quasi lo stesso livello delle elezioni politiche del 2013 e del referendum del 2016. Il picco più alto dei votanti si è avuto nelle elezioni politiche del 2008 con il 39,59 per cento, superiore al 2006, quando alle prime elezioni votò il 38,9 per cento (1.053.864).
Nel corso degli anni è cresciuto il numero dei votanti per l’aumento degli elettori e delle elettrici. Siamo passati dai 2.707.382 elettori del 2006, ai 3,5 milioni del 2013. I votanti sono aumentati di circa 100 mila (1.103.989) nel 2013, e di altri 150 mila nel 2018 (1.250.000), ma la percentuale è rimasta attorno al 31 per cento, poiché gli aventi diritto sono 4.230.000.
12 DEPUTATI E 6 SENATORI
Chi sono gli eletti di questa tornata elettorale? Pur se i rapporti di forza tra i partiti non sono mutati, è cambiato il volto dei parlamentari. In Europa la compagine parlamentare è completamente stravolta. Solo la senatrice Laura Garavini del Pd ha conservato il seggio. Gli altri 6 parlamentari (5 deputati e 1 senatore) sono nuovi.
Nel Partito democratico sono stati eletti due trentenni, il londinese Massimo Ungaro e la tedesca Angela Schirò. A farne le spese Gianni Farina, che dopo tre mandati lascia Montecitorio, e Alessio Tacconi, l’ex grillino passato al Pd. Non ce l’ha fatta Franco Narducci, che dopo la bocciatura nel 2013 ha tentato inutilmente di tornare a Roma nel 2018.
Non è stato eletto il candidato di Civica Popolare Lorenzin, l’ex senatore Aldo Di Biagio, che nel 2013 con la lista Monti prese 43 mila preferenze. Non sarà a Roma neanche il senatore Claudio Micheloni, che ha lasciato il Pd negli ultimi mesi della legislatura. Per il Centro-destra sono stati eletti alla Camera dei deputati lo zurighese Simone Billi, e al Senato il londinese Raffaele Fantetti. Per i 5Stelle è stata eletta alla Camera dei Deputati la londinese Lisa Siragusa. E nella lista di Emma Bonino + Europa ha prevalso Alessandro Fusacchia (Roma).
Dal Sud America torna alla Camera dei deputati Mario Alejandro Borghese del MAIE, affiancato da Eugenio Sangregorio dell’USEI, Fausto Guilherme Longo del PD – già senatore della passata legislatura – e Luis Roberto Di San Martino Lorenzato Di Ivrea in quota Lega nella coalizione di centrodestra.
Dal Centro e Nord America due volti già noti: quello di Fucsia Fitzgerald Nissoli riconfermata con Forza Italia e la coalizione di centro destra e Francesca La Marca che torna anche lei, sempre con il PD. Dall’Australia arriva infine Nicola Carè eletto col PD nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Australia.
Quanto al Senato, in Sud America trionfo di Ricardo Merlo (52.739) del MAIE – il più votato all’estero – e Adriano Cario dell’USEI; in Nord e Centro America è stata eletta la romana Francesca Alderisi – volto noto per i connazionali perché a lungo su Rai Italia – con FI; dall’Australia rientra infine a Palazzo Madama Francesco Giacobbe del Pd.
LA GRANDE SCONFITTA DELLA SVIZZERA
Le elezioni politiche italiane del 2018 lasciano sul tappeto una vittima eccellente. Dopo 12 anni di egemonia incontrastata in Europa, la Svizzera per la prima volta vede un unico rappresentante parlamentare. Solo il neo deputato Simone Billi porterà a Roma i colori rossocrociati, dove risiede da pochi anni. Gli altri eletti della ripartizione Europa risiedono e vivono altrove: 3 a Londra, 2 in Germania e 1 a Roma.
Alessandro Fusacchia, eletto nella lista di Emma Bonino +Europa, risiede a Roma. Dopo una carriera tutta interna alle istituzioni nazionali ed europee, si ritrova ora a sedere in Parlamento. Elisa Siragusa, laureata in Scienze economiche e statistiche in quota 5Stelle, è arrivata a Londra da Como nel 2012. Nel Pd, Massimo Ungaro è arrivato a Londra nel 2005, dove lavora in qualità di consulente in una società finanziaria, e Angela Schirò, trentenne insegnante di lingue, vive nel Baden-Wuerttenberg, dove è nata da madre calabrese e padre siciliano.
Il Senatore Raffaele Fantetti, già parlamentare dal 2008 al 2013, è un avvocato residente a Londra, e la neo-senatrice Laura Garavini, eletta deputata nel 2008, vive a Berlino.
Il 2006 appare molto lontano, confinato in un’altra era. Alle prime elezioni politiche furono eletti alla Camera dei deputati gli “svizzeri” Gianni Farina, Franco Narducci, Antonio Razzi e Claudio Micheloni al Senato. I forzisti Guglielmo Picchi viveva a Londra, Massimo Romagnoli a Bruxelles e Antonella Rebuzzi a Mosca, il verde Arnold Cassola a Malta.
La causa di questa defaillance? Non certo per il calo di elettori e di votanti. La Svizzera resta il più grande serbatoio di voti. Nelle elezioni del 4 marzo di quest’anno gli oltre 155 mila votanti hanno surclassato i 135 mila votanti della Germania e gli appena 70 mila del Regno Unito. Non solo. La Svizzera per il Partito democratico è il Paese con il maggior consenso, 55 mila voti circa, a fronte dei 45 mila della Germania e degli appena 23 mila del Regno Unito.
Due sono i motivi della cocente sconfitta dei candidati elvetici del Partito democratico: candidature e divisione. Ben cinque dei 10 candidati alla Camera dei deputati sono residenti in Svizzera: Leonardo Scimmi, Toni Ricciardi, Alessio Tacconi, Franco Narducci e Gianni Farina. E per finire in bellezza un altro candidato al Senato: Egidio Stigliano.
Con un dispiegamento di forze così massiccio, tutti insieme si sono diretti dritto verso la disfatta!