Inchiesta su riciclaggio, 56 arresti. Ricercato Silvio Scaglia, ex ad e fondatore Fastweb
ROMA – Bufera giudiziaria, con forte calo dei titoli in borsa, su ‘Fastweb’ e ‘Telecom Sparkle’ (controllata Telecom Italia) le societa’ di telecomunicazioni per le quali e’ stato chiesto il commissariamento dalla Procura di Roma nell’ambito di una inchiesta su un un maxiriciclaggio per circa due miliardi di euro condotta dalla Direzione antimafia della capitale insieme con il Ros e la Guardia di Finanza.
”Una delle frodi piu’ colossali mai poste in essere nella storia nazionale”, l’ha definita il gip Aldo Morgigni. Cinquantadue le ordinanze di custodia cautelare in carcere, e quattro agli arresti domiciliari, con l’accusa di associazione per delinquere. Ricercato Silvio Scaglia, fondatore di ‘Fastweb’ ed ex amministratore delegato della societa’; indagato l’attuale amministratore delegato Stefano Parisi, implicati altri funzionari di vertice delle due societa’ di tlc nei confronti delle quali la magistratura sta preparando un sequestro – per crediti da Iva illecitamente rimborsata – pari a 340 milioni di euro. Indagato Riccardo Ruggiero, presidente del Cda di Telecom Sparkle all’ epoca dei fatti, arrestato l’ ex amministratore delegato Stefano Mazzitelli. Ma il gip chiama in causa anche i vertici di Telecom Italia per la ”solare evidenza delle loro responsabilita’ ”. E’ stato chiesto l’arresto anche per il senatore Nicola Di Girolamo (Pdl): l’ ipotesi e’ che la sua elezione all’ estero sia avvenuta grazie all’ intervento della criminalita’ organizzata. ”Si e’ trattato di una strage della legalita’ – ha commentato il procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso che ha partecipato alla conferenza stampa degli inquirenti – in una ”commistione di tanti campi: la criminalita’ organizzata, la politica, gli affari e l’economia”. Gia’ scattati a Milano i primi sequestri nei confronti di Fastweb per oltre 38,5 milioni di euro. E, sempre nel capoluogo lombardo, sono stati arrestati tre manager del gruppo fondato da Scaglia. Complessivamente la megatruffa, ordita da societa’ vuote che vendevano servizi telefonici inesistenti con la ”compiacenza” delle due societa’ di tlc, ha procurato allo Stato un danno di 365 milioni di euro. Nell’indagine, che ruota attorno a un sodalizio criminale diretto dall’imprenditore romano Gennaro Mokbel – con trascorsi vicini all’estrema destra eversiva e amicizie nella banda della Magliana – e’ emerso il coinvolgimento della ‘ndrangheta per brogli elettorali a vantaggio Di Girolamo, eletto nel 2008 dagli italiani all’estero. Per l’ arresto del senatore, avvocato e stretto collaboratore di Mokbel, serve il permesso dalla Giunta per le elezioni che lo aveva gia’ negato nel settembre 2008, per precedenti irregolarita’ riscontrate nella sua elezione. Gli arresti hanno avuto l’effetto di un terremoto in Piazza Affari per i titoli delle societa’ coinvolte nell’ inchiesta : Fastweb (3.500 dipendenti e oltre 8 mila persone che lavorano per l’azienda) ha perso, in chiusura, il 7,56% a 15,05, un calo comunque meno accentuato rispetto agli scivoloni superiori al 10% accusati nell’ultima parte della seduta. Vorticosi gli scambi: nella giornata e’ passato di mano un milione di azioni, contro una media quotidiana dell’ultimo mese di Borsa di 57mila ‘pezzi’. Meno pesanti le conseguenze su Telecom Italia, interessata dalla vicenda giudiziaria con la controllata ‘Sparkle’, che ha chiuso in calo del 2,87% a 1,083 euro in una giornata che ha visto perdere due punti percentuali tutte le quotazioni di tlc. Sia Fastweb sia Telecom hanno detto di essere parte lesa in questa truffa galattica – che si e’ snodata in vari paesi, dentro e fuori dall’Europa con passaggi a Singapore, Dubai e vari paradisi fiscali – e di non aver piu’ nulla a che fare con i manager implicati nella vicenda. Scaglia, che e’ all’ estero per lavoro, ha fatto sapere tramite i suoi legali di essere pronto all’ interrogatorio e di essere estraneo a qualunque reato. Per l’ intreccio di operazioni fraudolente, commesse tra il 2003 e il 2006, e’ stato arrestato anche Luca Berriola, un maggiore della Guardia di Finanza che voleva far rientrare capitali del ‘gruppo’ Mokbel utilizzando false fatture dell’imprenditore campano Vito Tommasino. Secondo il gip, non si puo’ non valutare ”l’ eccezionale entità del danno arrecato allo Stato, la sistematicità delle condotte, la loro protrazione negli anni e la qualità di primari operatori di borsa e mercato di Fastweb e Telecom Italia Sparkle”. L’inchiesta e’ stata coordinata da Giancarlo Capaldo e seguita dai sostituti Giovanni Bombardieri, Giovanni Di Leo e Francesca Passaniti. Tra gli arrestati, anche nomi ”di primo piano della vita politica e giudiziaria romana”: tra questi l’ avvocato Paolo Colosimo, gia’ coinvolto nelle indagini sul crac dell’ imprenditore Danilo Coppola, e il broker Marco Toseroni, che avrebbe svolto molte operazioni fittizie di compravendita di servizi di interconnessione telefonica con societa’ di comodo all’ estero per ”ripulire e reinvestire centinaia di migliaia di euro”. ”Stanno cercando di mettermi sulla croce. E’ roba da fantascienza. Sono trasecolato. Mi sento paracadutato in territorio di guerra. Mi sento nel frullatore” ha commentato Nicola Di Girolamo, che per domani ha preannunciato una conferenza stampa, alle accuse che lo chiamano in causa per riciclaggio e violazione della legge elettorale. Secondo gli inquirenti, il senatore insieme con Mokbel avrebbe partecipato, a Capo Rizzuto, a incontri con uomini della cosca ‘Arena’ che gli avrebbero riempito con il suo nome le schede bianche degli italiani all’estero, soprattutto a Stoccarda.