2.3 C
Zurich
25 November 2024
Image default
STORIE di Gianni Farina

Quaranta anni fa – nove maggio 1978 – l’assassinio di Aldo Moro

Print Friendly, PDF & Email

L’uomo politico che assieme ad Enrico Berlinguer, sognò di cambiare, innovando, il corso della storia italiana

Risalire il corso del fiume per andare alla ricerca della verità su ciò che accadde il 16 marzo e il 09 maggio del millenovecentosettantotto. Due date che riassumono, nella loro tragicità, il senso di una storia incompiuta. Immaginata da due statisti che sapevano sognare un futuro virtuoso per il popolo a cui avevano dedicato il meglio della loro battaglia civile e democratica.
Quarant’anni da allora. E sembra ieri, tanto il ricordo e lo strazio è dentro noi. Dentro tutti quelli che accompagnarono i due visionari e maestri e politici sul sentiero impervio e affascinante della definitiva rinascita nazionale.
La Resistenza del 1945 aveva riscattato il tricolore dalla vergogna della guerra imperiale e dal totalitarismo fascista. La scelta popolare della repubblica, un nuovo rinascimento della Patria.
E pur tuttavia, mancava un qualcosa di grande sino ad allora incompiuto: la condivisione di un futuro da costruire nel pluralismo delle idee e nel segno delle alternanze alla guida della nazione.
Il corpo crivellato di colpi di Aldo Moro, dentro una Renault 4 rossa, parcheggiata in via Caetani, a Roma, il 09 maggio di quaranta anni fa, pose fine alla rinascita nazionale. Enrico Berlinguer cadrà sei anni più tardi, nel giugno dell’ottantaquattro, a Padova, azzannato dall’ictus omicida mentre parlava al suo popolo in una serata uggiosa e triste, quasi a presagirne il dramma.
Ma è come se fosse spirato anche lui il 09 maggio del 1978.
Aldo ed Enrico: Due uomini, Due statisti. Due esperienze storiche e umane forgiate nel corso del dopoguerra in senso ai due partiti popolari, il cattolico democratico e il comunista.
Distanti come cultura e formazione politica. E tuttavia uniti da un disegno di alto profilo politico ideale: costruire la democrazia compiuta per proiettare l’Italia verso un nuovo protagonismo nella costruzione dei capisaldi della futura Unione Europea.
In piena guerra fredda. Il mondo ancora diviso dall’accordo post bellico di Yalta.
Ma già i due statisti immaginavano la luce oltre il grigio del muro berlinese. Preparavano il loro popolo al giorno in cui le bandiere bianche e rosse delle loro origini si sarebbero unite per celebrare la rinascita del Paese.
Il balzo che anticipa il futuro e si fa leggenda: l’idea che cambia il corso della storia: Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Willy Brand, Charles De Gaulle, Nelson Mandela e tanti altri a cui il fato indicò i cammini inesplorati del progresso umano.
Già: Aldo ed Enrico. E forse, leggendo a posteriori il corso degli eventi che precedettero il 1978, appare evidente la difficoltà dell’impresa. Il segretario di stato americano, l’alemanno americano Henry Kissinger, incontra l’allora presidente del Consiglio, Aldo Moro, in visita di stato a Washington. Chiede lumi sulla nuova politica italiana e sul disegno innovatore dello statista italiano. Dice la leggenda che al termine del colloquio, Kissinger abbia congedato il politico italiano con un gelido addio. Niente altro ci si poteva attendere da chi operò per distruggere sul nascere la giovane repubblica cilena portando al potere il carnefice Pinochet. Enrico Berlinguer è in viaggio nell’allora cosiddetta “democrazia popolare” bulgara sottoposta agli ordini del Cremlino.
Già Berlinguer, intervenendo al congresso del Pcus, parlò della democrazia come scelta fondamentale e definitiva del suo Partito. Sollevò lo stupore e forse l’indignazione degli ottusi congressisti. Preannunciò il distacco dall’esperienza sovietica.
All’incrocio di un viale periferico della capitale, Sofia, l’auto diplomatica su cui viaggiava Berlinguer viene travolta da un camion.
Muoiono l’autista e l’accompagnatore, Enrico, è leggermente ferito ma illeso.
I funzionari del regime insistono per un controllo ospedaliero.
Si rifiuta. Chiede di essere accompagnato all’ambasciata italiana.
Da lì, telefona a Moro, allora ministro degli Esteri, raccontando l’accaduto. Ipso facto. Un aereo di stato vola verso Sofia per riportare in Patria Berlinguer.
Troppi nemici. Troppi interessi e potentati politici e finanziari sul cammino di un nuovo protagonismo della giovane democrazia italiana.
Il fuoco innovatore si spense. E tutto si ricompose nella mediocrità del sogno svanito.
Per sempre? Chissà?
La storia dei popoli, anche nei momenti più difficili come gli attuali, è sempre foriera di straordinarie e grandi sorprese.

[email protected]

Ti potrebbe interessare anche...

Amadeo lo zingaro, una vita di lotte e ricostruzione della memoria collettiva dell’emigrazione italiana

Redazione La Pagina

Il grido disperato dei mille periti nell’abisso del mare

Redazione La Pagina

Al circo Barnum di una comica follia

Redazione La Pagina

Lascia un commento

I cookies ci permettono di garantire la funzionalità del sito, di tenere conto delle vostre preferenze e consentirvi una migliore esperienza di consultazione dei nostri contenuti. Continuando a navigare sul nostro sito l’utente accetta l’utilizzo dei cookies. Accetto Leggi di più