Parliamo da laici. Ma parliamo di fede. C’è un film che in sole due settimane di programmazione ha incassato ben un milione seicentomila dollari. Forse è dovuto alla notorietà del regista Wim Wenders. Magari è grazie alla curiosità che la proiezione ha suscitato all’ultimo Festival di Cannes. Forse. Ma è molto piu’ probabile che questo risultato sia dovuto alla autorevolezza del protagonista principale della pellicola. Anzi: il solo protagonista. Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, da Buenos Aires. Argentino per nascita, ma di chiare origini italiane. Ottantunenne. Di professione: dal 2013 è il rappresentante di Cristo per tutti i fedeli alla Chiesa Cattolica. Il Papa. Sorprende che in questo nostro mondo digitalizzato, una delle massime autorità morali si presti, con la semplicità di un uomo comune, a vivere e discutere gli incarichi del suo ministero davanti ad una macchina da presa che lo ha seguito per mesi. E lascia quindi spazio ad una curiosità che diventa reciproca. Dell’uomo comune verso il Pontefice. Del Pontefice, che concede di essere ripreso senza filtri. Facile commentare “Papa Francesco – Un uomo di parola”. Dal lato commerciale: è una produzione innovativa. Non romanzata. Associativa negli intenti, nei fatti, nei risultati. Se non il protagonista, almeno presentiamo i nomi principali del cast di produzione. Wim Wenders: regista tedesco, tre nominations all’Oscar, otto premi al Festival di Cannes. Célestes Images, casa di produzione svizzera del duo Samanta Gandolfi Branca e Alessandro Lo Monaco, già noti per “L’esercito piu’ piccolo del mondo”, film sulle guardie vaticane. Andrea Gambetta e David Rosier, produttori de “Il sale della terra” candidato all’Oscar 2015. Il Centro Televisivo Vaticano. L’italiana Solares Fondazione delle Arti e Fondazione Solares Suisse, laboratori artistico-cine-teatrali. Dal lato dei contenuti, invece, “Un uomo di parola” propone una formula nuova. Il dialogo diretto. Con il popolo della fede. Ovunque si trovi .Quale ne sia la condizione sociale. Le immagini riprendono il Papa alle Nazioni Unite. Al Congresso degli Stati Uniti. Mentre si unisce al lutto per le vittime di Ground Zero, a New York. A Gerusalemme, presso lo Yad Vashem, il monumento in memoria dell’Olocausto. Mentre parla ai reclusi nelle case di detenzione. Mentre si rivolge ai rifugiati nei campi affacciati sul Mediterraneo. Lo vediamo viaggiare in Terra Santa: Palestina ed Israele. In Africa. Sud America. Asia. Rivolgendo parole semplici, dirette, sincere. Ma, e questo probabilmente è il messaggio profondo che la pellicola conferma: rivolgendo parole soprattutto attese dai fedeli.
Lo diciamo a tutti, e lo ricordiamo a noi per primi.
Questa non è una opera che nasce con intenti celebrativi. E’ un semplice documento-verità. Ma se alla fine della proiezione sentite che i vostri sentimenti sono cambiati, non abbiate timore a riconoscerlo. E’ perché, anche in questa arida società digitale, qualcosa é già presente nel vostro cuore.
Il Papa vi parla. Risponde la vita.
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