Basta una passaggiata in spiaggia per vedere giovani e non sfoggiare almeno un tatuaggio, ma che succede se una sirena o un tribale spuntano dal camice bianco? La passione per i tatuaggi (e per il piercing) – un po’ a sorpresa – non rischia di minare la fiducia del paziente. E’ quanto emerge da uno studio americano pubblicato online su ‘Emergency Medicine Journal’. La ricerca ha coinvolto 7 medici attivi nel pronto soccorso di un centro traumatologico in una grande città della Pennsylvania, che hanno ‘indossato’ finti tatuaggi o piercing, oppure entrambi, o al contrario niente, mentre visitavano i pazienti.
I ricercatori hanno intervistato circa 1.000 adulti che erano stati visitati da questi medici. Ai pazienti è stato chiesto un parere sulla competenza, la professionalità, l’attenzione, la vicinanza a livello umano e l’affidabilità del proprio medico.
I pazienti hanno valutato tutte e cinque le qualità in modo molto positivo in oltre il 75% dei casi, indipendentemente dal fatto di essere stati visitati da un dottore con (o senza) tattoo e piercing. Anche l’età, il genere, il livello di istruzione e l’etnia dei pazienti non sembrano avere alcun effetto sulle loro risposte.
Gli autori dello studio, guidati da Rebecca Jeanmonod della St. Luke’s University Health, non hanno chiesto ai pazienti se fossero tatuati, o disapprovassero la body art. E i pazienti di un dipartimento d’emergenza potrebbero avere delle peculiarità che li rendono diversi da altri malati (tipo essere in pericolo di vita). Tuttavia, “i tatuaggi e il piercing facciale del medico non sono stati fattori che hanno influito sulle valutazioni della competenza, della professionalità o della vicinanza del dottore stesso”, hanno riferito i ricercatori.
Studi precedenti avevano indicato che i pazienti preferiscono medici con un aspetto più ‘tradizionale’, ma erano basati principalmente su foto e descrizioni scritte. Pochi hanno incluso un’effettiva interazione tra pazienti e medici, secondo gli autori del nuovo studio. Il team ha anche notato che tatuaggi e piercing stanno diventando sempre più comuni. Nel 2016, più di un terzo dei giovani adulti statunitensi e 4 su 10 di quelli tra i 26 ei 40 anni hanno dichiarato di avere almeno un tatuaggio. Nel 2014, il tasso di piercing era del 14%.
“Considerati questi numeri, chi si dedica alla medicina oggi ha più probabilità di sfoggiare un tatuaggio rispetto a quanto accadeva in precedenza”, hanno affermato gli autori. “Nonostante ciò, i codici di abbigliamento e le politiche interne nella maggior parte degli ospedali proibiscono ancora ai professionisti del settore medico di avere un tatuaggio o un piercing visibile”.
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